Djuric: «Sarà bello giocare a 500 metri da casa»

Oggi Igor Djuric preferisce i capelli corti, rasati a zero anche. Osservando le foto della stagione 2005-06, quando a soli 17 anni era già titolare a Bellinzona in Challenge League, con quella chioma castana non sembra nemmeno lui. Dall’esordio nel calcio che conta con i granata sembra trascorsa una vita. Allora come adesso Igor però è ancora lì, a giganteggiare al centro della difesa, pronto a rendere un inferno la vita degli attaccanti avversari. Domani pomeriggio il 31.enne ticinese tornerà a casa, nel «suo» Comunale dove la personale carriera è sbocciata. Lo farà vestendo un’altra maglia, quella del Neuchâtel Xamax con il quale Djuric insegue gli ottavi di finale di Coppa Svizzera. «Non affronterò la partita con un atteggiamento diverso, sono un professionista e metterò in campo la stessa intensità» ci assicura. Gli crediamo, eccome, ma comunque rilanciamo. Sarà un incontro speciale? «Beh, sarà bello giocare a 500 metri dalla casa dei miei genitori, nel mio stadio e dove la gente mi ha sempre voluto bene». Già, i ricordi. Invitato a scegliere, Igor ritorna sul debutto in Challenge League: «Avevo 16 anni e Maurizio Battistini, ai tempi allenatore del Bellinzona, mi gettò nella mischia contro il Wil. Una soddisfazione enorme, dopo aver fatto tutta la trafila nel settore giovanile locale. Quindici anni sono passati? Mamma mia». Il difensore dello Xamax ride, quasi non si capacita del tempo trascorso così in fretta. Quella fu la prima delle due esperienze in granata. «La seconda risale al 2010, in Super League» indica Djuric: «Decisi di tornare a casa, mi volle Cavasin. Le cose iniziarono con il piede giusto. Quando venne esonerato e sulla panchina arrivò il compianto Roberto Morinini mi trovai per contro meno bene». Logica dunque, dopo soli sei mesi, la partenza verso un’altra piazza. Sono moltissime quelle dove Igor è riuscito a imporsi e a farsi apprezzare dal pubblico. La Svizzera sì, con Kriens, Chiasso e Lugano, ma pure il Belgio e naturalmente l’Italia. «Quando lasciai Bellinzona per la prima volta ero il pupillo dei tifosi» racconta Igor: «Sognavo però di giocare in Italia, di fare il professionista lontano da casa, e l’Udinese mi diede questa possibilità. Era l’estate del 2006».


Ma a un ritorno alle origini, all’ombra dei castelli, Djuric ci pensa? «Onestamente no. Anche perché a Neuchâtel sto davvero bene. Ho firmato fino al 2022 e con la società, alla quale sono legatissimo, si è anche discusso di progetti per il post carriera». Il presente invece dice che Djuric è già una pedina imprescindibile sullo scacchiere del nuovo tecnico Joël Magnin. «È vero, abbiamo solo 4 punti e al momento chiudiamo la classifica di Super League» riconosce il numero 55. Per poi tuttavia precisare: «Il momento non è così negativo, abbiamo pareggiato quattro volte, in due casi dopo essere stati avanti 2-0. L’allenatore e alcuni giocatori sono cambiati, ma stiamo mostrando buone cose. In fondo ci manca solo una vittoria in grado di sbloccarci definitivamente». Un successo che – dall’alto delle due categorie in più – i neocastellani non potranno mancare contro il Bellinzona. «Faremo la nostra partita, con l’obiettivo di offrire la miglior prestazione possibile. Ma i granata non sono una squadra da sottovalutare, così come i match di Coppa per i quali bisogna essere pronti a sudare 90’ o anche 120’» rileva Igor, ricordando il risicato 2-1 strappato ai trentaduesimi a Yverdon. Domani il difensore dello Xamax affronterà diverse vecchie conoscenze e Maurizio Jacobacci, suo mister ai tempi del Kriens: «Siamo rimasti in ottimi rapporti. Quando ha firmato al Bellinzona ci siamo sentiti e gli ho fatto i miei auguri» afferma Djuric. «Quella granata – conclude – è una piazza importante, che merita come minimo la Challenge League. Al Comunale incontrerò molti ex compagni, tra i quali i miei pupilli al Chiasso Facchinetti e Felitti. In campo però non ci sarà spazio per l’amicizia».