«Dovevamo segnare per primi, e invece abbiamo rovinato tutto in dieci secondi»

Quasi in capo al mondo, il Lugano inseguiva un sogno. In ritardo di qualche ora sulla notte fonda, a Bodø è invece calato il sipario. Addio Conference League. È stato bello. Persino surreale, dopo l’impresa di Istanbul. Peccato che il cammino europeo dei bianconeri si sia poi infilato in un vicolo cieco. No, a un turno dalla chiusura della fase a gironi, non ci sono più vie d’uscita. A -6 si è giocato e ci si è pure ritrovati in classifica al triplice fischio finale. Che peccato, però, perché il 5-2 subito in Norvegia suggerisce molto, e al contempo non racconta tutto. Di che mangiarsi le mani. Se solo non avesse fatto così freddo. «E se solo avessimo segnato per primi» osserva non a caso Mattia Croci-Torti al termine della gara.
Il crocevia del match
Già. È stato un Bodø amaro, difficile da digerire, per più ragioni. «Stavamo eseguendo il piano partita in modo pressoché perfetto» spiega il tecnico del Lugano, ritornando sul gran primo tempo offerto dai suoi. «Ho visto coraggio e personalità. Avevamo il controllo totale del match». A mancare, suggerivamo, è purtroppo stata la rete. Questione di centimetri (nel caso di Arigoni e Cimignani), come pure d’imperizia (mannaggia a te Steffen!).
«C’è davvero molto da recriminare» conferma il Crus, che alla pausa si è invece ritrovato in svantaggio. Pazzesco. «In dieci secondi abbiamo cumulato diverse scelte sbagliate e rovinato quanto di buono costruito sino a quel momento» sottolinea l’allenatore. Che evita di puntare il dito, ma sa esattamente in che misura le ingenuità di Arigoni, Hajdari e Mai hanno compromesso la gara. Una doccia gelata. Molto più sconvolgente di un campo sintetico addomesticato con autorità.
«Loro sono stati brutali»
«Nella ripresa era inevitabile provare qualcosa, sbilanciarsi anche, dal momento che non avevamo scelta, se non quella di vincere» rileva Croci-Torti. Negli spazi lasciati allegramente in retrovia, però, il Bodø/Glimt ha sguazzato come il miglior salmone artico. E una volta trovato il 2-0 con Fet, di fatto, non c’è più stata partita. Anzi, i norvegesi hanno infierito ancora e ancora. «Sono stati brutali nel farci male» ammette il Crus, riconoscendo la differenza tra la propria squadra e quella guidata da Knutsen. «Oltre a un’esperienza internazionale differente, i giocatori del Bodø/Glimt hanno dato importanza a ogni pallone. Con una qualità e un’efficienza che hanno fatto difetto al Lugano».
La cura del dettaglio
Per dirla sempre con il Crus, Berg e compagni hanno scartato tutti i regali gentilmente offerti dagli ospiti in anticipo sul Natale. «Ed è così maturato un risultato pesante, eccessivamente pesante» afferma il tecnico momò. Alzando lo sguardo e analizzando l’intero percorso continentale, più che gli assenti a togliere al club il primo obiettivo stagionale sono insomma stati altri fattori. «Su tutti la cura del dettaglio» conclude Mattia Croci-Torti, riponendo nel cassetto un sogno inseguito quasi in capo al mondo.
Sabbatini: «E dire che avevamo la partita in mano»
Prima sono gli occhi a suggerire la tristezza di Jonathan Sabbatini. Poi arrivano pure le parole. «Lo sapete, al tramonto della mia carriera manca sempre meno, mentre per molti dei miei compagni vi saranno altre chance» afferma il capitano bianconero. «Avevamo in mano la partita» aggiunge con un filo di voce, come se si potesse tornare lì, nel cuore del primo tempo. «In questi momenti, quando tutto sembra sotto controllo, una spia deve sempre ricordarti che qualcosa di negativo potrebbe comunque accadere. E, certo, penso al primo gol, nato da una palla in nostro possesso». Sabbatini chiama in causa l’esperienza. «Che a questi livelli pesa il doppio». Sul piano della qualità, per contro, il centrocampista uruguaiano evidenzia come «il Lugano abbia tenuto testa al Bodø/Glimt. Ho visto un avversario in difficoltà. Quasi disorientato sul suo terreno sintetico». È bastato un gol per ribaltare le dinamiche del match. «La nostra fiducia è passata ai norvegesi, a maggior ragione quando non ci restava che attaccare. Alla fine sembravano dei fenomeni, ma la realtà è che - come lungo tutto il girone - ci è davvero mancato poco».