Calcio

«È andato tutto molto veloce, poi Bielsa mi ha dato la Premier»

Dopo un anno ricco di emozioni, martedì Gaetano Berardi ha esordito nel massimo campionato inglese con la maglia del suo Leeds United - È il secondo ticinese a riuscirci dopo Valon Behrami
Gaetano Berardi, 32 anni, veste la maglia del Leeds United dall’estate del 2014.
Massimo Solari
21.05.2021 06:00

«He did it». Sì, Gaetano Berardi ce l’ha fatta. Come un solo giocatore ticinese prima di lui (Valon Behrami). Martedì scorso, «Tano» ha esordito in Premier League con il suo Leeds United. Dieci mesi dopo la tanto sognata promozione, coincisa però con la lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio. «È stato bellissimo» afferma il 32.enne, sul cui futuro verrà fatta chiarezza proprio oggi. «Ma sono sereno».

La storia che lega Berardi ai Whites è d’altronde stata arricchita da un nuovo, avvincente capitolo. Tutto è successo in pochi minuti. Durante la pausa della sfida giocata a Southampton, penultimo turno del massimo campionato inglese. «Non me l’aspettavo» ammette Gaetano. «La partita era stata preparata in un certo modo, al di là del peso ininfluente o quasi sulla classifica. Insomma, credevo che la mia occasione - se del caso - sarebbe arrivata all’ultimo giro. Domenica, a Elland Road, contro il West Bromwich». Gli dei del calcio, al contrario, hanno ritenuto doveroso premiare «Berra» in anticipo sul destino. «Sul momento c’è stata un po’ di confusione. Mister Bielsa aveva già pianificato un cambio. Ma l’infortunio di Llorente ha reso necessaria una seconda sostituzione. Ecco, lì non riuscivo a capire se davvero fosse arrivato il mio momento. E no, il fatto che si stessero per spalancare le porte della Premier League non mi è passato per la testa. La tensione era troppa». Logico, umano, dopo così tanto tempo senza partite vere. «Se fosse stata una gara di Championship avrei reagito allo stesso modo. Con lo stesso nervosismo» spiega l’ex difensore di Brescia e Sampdoria.

Osannato su Twitter

Tutto è filato liscio. Entrato al 46’, sullo zero a zero, Berardi ha infatti potuto festeggiare due reti e i tre punti al triplice fischio finale. Applausi e appagamento. «A fine partita, a mente fredda, ho infine realizzato cosa avevo fatto. Provando orgoglio e felicità. Merito anche e soprattutto dei miei compagni, di mia moglie e la mia famiglia - che mi hanno chiamato subito - e non da ultimo dei tifosi. Sono stati tantissimi quelli che mi hanno scritto. Già in precedenza, avevo ricevuto i messaggi di diversi sostenitori, dispiaciuti all’idea che forse non avrei giocato quest’anno». Eccolo il rapporto eccezionale instauratosi tra il giocatore e la tifoseria. «Tutto questo affetto mi ha dato e mi sta dando una grande forza. Il feeling con i fan del Leeds è qualcosa di speciale. In questi 7 anni ho capito una cosa: a loro non interessa che tu sia un attaccante da 30 gol a stagione. No, apprezzano e rispettano anche e forse in particolare il giocatore normale, che dà tutto se stesso per la squadra». Nel caso di Gaetano Berardi, parlare di venerazione non è tuttavia ardito. Prova ne sono le decine e decine di post sganciati su Twitter dopo il battesimo in Premier. Addirittura sono state pubblicate lettere aperte per incensare l’uomo e l’atleta. Già, la grinta e la follia che albergano il cervello e i muscoli del ticinese sono diventati patrimonio dei Whites e dei suoi estimatori. Per dire: c’è chi si è disperato all’idea di non poter assistere, almeno una volta nella vita, a un’espulsione di Berardi anche in Premier League. «A me, però, piacerebbe finire senza cartellini rossi. In passato ne ho presi davvero troppi» ride divertito «Tano».

Le parole di elogio pronunciate dal mister a fine partita hanno reso l’esordio ancor più speciale

Nessun regalo dal «Loco»

Chiariamo di nuovo il concetto. Quello del «Loco» Bielsa, martedì, non è stato un regalo. E l’analisi misurata dallo stesso allenatore, al termine della gara, è lì a dimostrarlo. «Berardi è in ottima forma e il suo ingresso in campo ci è stato di grande aiuto. Non ha praticamente commesso errori». Wow! «Le parole di Bielsa mi hanno fatto un enorme piacere. E sì, hanno reso il mio esordio ancor più speciale» commenta il 32.enne nato a Sorengo. Il quale, dicevamo in fase d’introduzione, è stato protagonista di una bella storia di perseveranza. Il ginocchio che aveva fatto crac, già. «Negli ultimi anni questo genere di infortuni può essere gestito meglio. E, di riflesso, è possibile guarire in tempi più corti rispetto al passato. Senza il fondamentale contributo dello staff medico del Leeds, che mi ha seguito dall’inizio alla fine, recuperare in modo così ottimale sarebbe comunque stato inimmaginabile». Berardi gioca altresì la carta della sincerità. «A dirla tutta, non c’era alcuna fretta. In fondo la squadra era coperta in ogni ruolo e il sottoscritto, potrebbe sembrare un paradosso, era quasi di troppo. Di qui la decisione di non forzare i tempi». Nel giro di sette mesi, e come pianificato, «Berra» è in ogni caso tornato ad allenarsi a pieno regime. «E dal quel momento ho dato il massimo per farmi trovare pronto in caso di bisogno. Per come intende il calcio Marcelo Bielsa, prescindere da una condizione fisica ideale non è ammissibile. Insomma, ho dovuto sudare e lavorare duro anche solo per conquistarmi un posto in panchina. Basti pensare che dopo il mio rientro in gruppo, diverse volte il mister mi ha esortato a fare di più. Ai suoi occhi il mio stato di forma non era infatti sufficiente».

Dall’infortunio alla rinascita

L’abnegazione e la tranquillità di Gaetano non sono mai venute meno. L’arrivo del primogenito Gabriel, a fine dicembre, ha anzi catapultato il 32.enne in una nuova dimensione. «Ma in generale l’ultimo anno è stato incredibile. Al netto della pandemia, che ha sconvolto la vita di tutti, ho festeggiato una promozione che sognavo sin dal mio arrivo in Inghilterra. Nel mentre, appunto, mia moglie è rimasta incinta. E tutto ciò ha reso meno difficile accettare il grave infortunio al ginocchio». Non solo. Se il cuore di Gaetano Berardi e quello del Leeds United hanno continuato a battere all’unisono, è anche grazie al rinnovo di contratto strappato al tramonto della passata stagione. Un riconoscimento per quello che il club ha definito «a cult hero». «Un rinnovo non scontato, sì» riconosce Berardi. «Anche se sapevo che la società, e di sicuro il team medico, non mi avrebbero lasciato solo dopo l’operazione eseguita a Barcellona. Un gesto, questo, che mi ha commosso».

Proprio in queste ore il club farà chiarezza sul mio futuro. Sapevo già tutto e sono molto sereno

Un cerchio che si chiude

E adesso? «Adesso arriverà un comunicato. Proprio in queste ore, già». «Tano» ci spiazza così. Ma allo stesso tempo tiene a chiarire: «Sono sereno. Perché sapevo, sapevamo, che quello firmato quasi un anno fa sarebbe stato l’ultimo rinnovo». La carriera del difensore però non finisce qui. «Assolutamente. Perché, come dice Bielsa, sto benone fisicamente. Ora però voglio chiudere l’esperienza col Leeds nel migliore dei modi. Assaporare il momento». E sublimare il tutto domenica, a Elland Road, rappresenterebbe ovviamente il finale perfetto. «Lo spero davvero. Finalmente ritroveremo i nostri tifosi. Dovrebbero essere ottomila. Giocare dal primo minuto o subentrare a gara chiuderebbe in qualche modo il cerchio. Non potrei chiedere di più». Dopodiché sarà il momento di tornare alle origini. «Prima a Brescia, dove abbiamo casa. Ma quanto prima riabbraccerò pure il Ticino e i tanti amici che non vedo oramai da un anno e mezzo. I nonni, poi, non hanno ancora visto Gabriel». La domanda è d’obbligo: e se dalla Svizzera, e il suo campionato, Berardi non se ne andasse più? «Spero di poter giocare ancora qualche anno. Fintanto che starò bene, quantomeno. La Super League? Non la escludo a priori. Anzi, sarebbe una bella esperienza. Dopotutto non ci ho mai giocato». Negli annali della Premier League, il nome di Gateano Berardi resterà invece scolpito in eterno.