Il commento

È già storia ma può diventare leggenda

È successo di nuovo e, di riflesso, accadrà di nuovo: sì, il Lugano tornerà al Wankdorf, il prossimo 4 giugno, per difendere la Coppa Svizzera conquistata il 15 maggio scorso
Nicola Martinetti
06.04.2023 06:00

È successo di nuovo. E, di riflesso, accadrà di nuovo. Sì, il Lugano tornerà al Wankdorf. Il prossimo 4 giugno, segnatevi bene la data. Là dove i sogni sono diventati realtà, per difendere la Coppa Svizzera conquistata il 15 maggio scorso. In palio, nientemeno che contro lo Young Boys padrone di casa, vi sarà uno storico bis. Nonché la possibilità di vivere una clamorosa sublimazione, ascendendo da storia a leggenda. Come altro definire, del resto, quanto sta realizzando la squadra bianconera? Il Lugano, in questa competizione, non perde dal 13 aprile del 2021. Ossia da quel quarto di finale contro il Lucerna, segnato dal vento, la sfortuna e il rigore fallito da Maric nei supplementari. Ricordate? Da lì in poi, e son passati 723 giorni, soltanto vittorie su vittorie. Con un trofeo e due finali quale dolce, inevitabile conseguenza. Quello di Mattia Croci-Torti sembra un gruppo inarrestabile. Inscalfibile, e finanche imbattibile. Prendete la semifinale di ieri, nella bolgia dello Stade de Genève. I bianconeri hanno barcollato, tentennato e anche trattenuto il fiato. Ma ad ogni colpo incassato - l’1-0 di Kutesa, il pareggio in extremis di Crivelli e ogni rigore granata andato a segno - hanno sempre rialzato la testa. Senza mai piegarsi. Trovando, nelle difficoltà, la forza di reagire e gettare il cuore oltre l’ostacolo. Un marchio di fabbrica che li accompagna ormai da due stagioni. Figlio di un credo che parte dal tecnico, ma che poi viene magistralmente interpretato sul campo da coloro che le battaglie le combattono in prima linea, i giocatori.

Ora, di fronte a Sabbatini e compagni, non rimane che un ultimo scoglio. Il più ingombrante, peraltro. Poiché, come nei migliori videogiochi, incarnato dalla nemesi più temuta. Al Wankdorf, contro lo Young Boys, il Lugano non vince infatti dal 23 aprile del 2017. Quasi sei anni fa. A firmare il successo, allora, furono «Gianni» Alioski e Armando Sadiku. Nomi e protagonisti che oggi sembrano lontani un’era. Lo sa bene Mattia Croci-Torti, che non a caso nel corso delle ultime stagioni ha fatto di questa statistica un piccolo tarlo. Riemerso più e più volte in occasione degli incroci fra le due squadre sul sintetico bernese. Per capire come estirparlo, tuttavia, ci sarà tempo. Due mesi, su per giù, di febbrile attesa. Ancora per un po’, come è giusto che sia, ad occupare la mente dei sottocenerini sarà l’ennesima impresa realizzata ieri in riva al Lemano. Negli occhi di tifosi e appassionati, nei prossimi giorni, ripasseranno in loop le immagini di quanto accaduto allo Stade de Genève. Il pareggio di Aliseda, il 2-1 realizzato dallo stesso argentino, autore di una splendida doppietta. La duplice parata di Osigwe nei supplementari. E poi ancora, i rigori di Celar, Bottani, Amoura, Macek e capitan Sabbatini. A confezionare l’ennesimo regalo alla piazza, da parte di un gruppo che seppur in pieno ricambio – generazionale, ma non solo -, ha saputo raccogliere la pesantissima eredità lasciata da chi si è congedato al termine della scorsa stagione. Con tanta fame e nessun timore. Per riuscirci fino in fondo serve ora un ultimo sforzo. Un ultimo passo. Quello che dalla storia, conduce alla leggenda.

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