E ora il Qatar vuole sbarcare in Premier League

Sì, il Qatar ha (ri)messo gli occhi sull’Inghilterra. Dopo qualche scaramuccia, legata alla bocciatura di una campagna pubblicitaria da parte dell’Autorità londinese per i trasporti, il fondo sovrano qatariota – tramite la sua sussidiaria Qatar Sports Investments – potrebbe/dovrebbe mettere le mani su un club di Premier League. E non un club qualunque, stando alle indiscrezioni di Bloomberg e altri media, fra cui CBS, ma uno fra Manchester United, Liverpool e Tottenham.
Proprio CBS ha riferito che, di recente, il presidente di Qatar Sports Investments, nientepopodimeno che Nasser Al-Khelaifi, numero uno del Paris Saint-Germain, ha avuto colloqui con il presidente del Tottenham Daniel Levy. Il tema della discussione? Una possibile partecipazione del Qatar nella società londinese. Ma, come detto, vi sarebbero anche delle (valide) alternative: il Manchester United e il Liverpool.
Di ufficiale, come detto, non c’è nulla. Un portavoce di Qatar Sports Investments si è rifiutato di commentare le rivelazioni della stampa, mentre il Tottenham ha smentito l’incontro.
Perché in Inghilterra?
Il Qatar, secondo i bene informati, avrebbe preso in considerazione un investimento massiccio in Premier League dopo aver ospitato – citiamo Gianni Infantino, presidente della FIFA – il miglior Mondiale di sempre. O, uscendo dalla narrazione ufficiale, l’edizione del torneo più discussa della storia.
Un investimento che risponderebbe, in particolare, a due logiche: «coprire» altri investimenti in campionati minori, come quello portoghese; assaggiare, finalmente, un pezzo della torta più gustosa di tutte, la Premier inglese, forse il solo campionato nazionale che può godere davvero di un’audience globale.
Di certo, tanto un’acquisizione completa quanto una partecipazione rientrerebbero nella strategia di soft power dell’Emirato, deciso se non decisissimo a migliorare la propria immagine attraverso investimenti nello sport e, in definitiva, nell’Occidente. I soldi, considerando le risorse energetiche di cui dispone il Qatar, in ogni caso non mancano.
Il Qatar, negli ultimi dieci anni, ha speso oltre 200 miliardi di dollari per organizzare il Mondiale, la cui assegnazione è stata oggetto di indagini per corruzione. A margine, il Paese si è pure impegnato nell’acquisto di «beni sportivi» occidentali: il Paris Saint-Germain, trasformato da club di nicchia in superpotenza del calcio europeo, e una partecipazione nel club portoghese del Braga. Per tacere di beIN Media Group, network televisivo fondato nel 2014 e incentrato proprio sullo sport.
Quanto vale un club di Premier?
Detto delle tre, possibili pretendenti chi, davvero, ha necessità di vendere? La famiglia Glazer, che possiede il Manchester United e che, negli anni, ha sopportato non poche critiche per come ha gestito il club, non ha mai nascosto pubblicamente il bisogno di nuovi investitori; anche i proprietari del Liverpool, il Fenway Sports Group, di recente hanno affermato di valutare una cessione. Il Tottenham, l’unico dei tre club con uno stadio nuovo di zecca, ha una valutazione di poco inferiore ai 2 miliardi di euro. A titolo di paragone, l’anno scorso il Chelsea è stato venduto – nel mezzo della guerra in Ucraina e tenendo conto delle sanzioni nei confronti di Roman Abramovich – per 2,5 miliardi di sterline.
Il Qatar, leggiamo, si era già fatto avanti per un club inglese nel 2019, quando erano state intavolate discussioni per una partecipazione nel Leeds United, all’epoca in Championship.
Che cosa dice l'UEFA
Allo stato attuale, la Premier League vanta già due club con proprietà del Golfo Persico: il Manchester City, nelle mani del City Football Group degli Emirati Arabi Uniti, e il Newcastle United, di recente passato a una cordata sostenuta dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita, altro Paese che – vedi Cristiano Ronaldo – attraverso lo sport sta cercando di ripulire la propria immagine.
L’altra cosa da dire, concludendo, è che la multiproprietà sta prendendo sempre più piede. Il citato City Football Group, ad esempio, oltre al Manchester possiede altre nove società nel mondo. Red Bull, la nota azienda che produce bevande energetiche, solo nel calcio sostiene il Salisburgo in Austria e il Lipsia in Germania, mentre 777 – con sede a Miami – sta espandendosi ovunque: Genoa, Red Star a Parigi, Hertha Berlino. E ancora: Eagle Football Holdings vanta partecipazioni nel Botafogo, nel Lione, nel Crystal Palace e nel Molenbeek in Belgio.
Fronte UEFA, il regolamento vieta a due squadre detenute dalla stessa proprietà di partecipare a una competizione europea. Detto ciò, niente impedirebbe ai qatarioti – proprietari del PSG – di avere una quota di minoranza in un club di Premier League. E, quindi, di avere un ipotetico incrocio in Champions fra i parigini e il Tottenham di turno.
