È tutto nelle loro mani: portieri e simboli

Yassine «Bono» Bounou - Marocco
Solo una rete subita in tutto il torneo. O meglio, un’autorete del compagno Aguerd. Yassine Bounou è uno dei simboli del Marocco. Il suo primo difensore, a suon di rigori parati e sogni spezzati (vero CR7?). Tutti lo chiamano «Bono», pare per un difetto di pronuncia del suo cognome ammorbidito dal tempo. Sulla maglietta, ora, spicca in effetti l’omaggio al frontman degli U2. Nato a Montréal nel 1991, fa ritorno a Casablanca a 3 anni. Emblema, dunque, di una diaspora tanto preziosa sul piano sportivo. Il professionismo in patria, tuttavia, si esaurisce in poche partite. È in Spagna che Yassine trova la sua dimensione. E persino un clamoroso gol, nel marzo del 2021, grazie al quale il Siviglia - suo club - riesce a pareggiare i conti con ilReal Valladolid. Se lo ricordano bene pure Romelu Lukaku e l’Inter, fermati sul più bello qualche mese prima in finale diEuropa League.
Hugo Lloris - Francia
Okay, il primo tentativo di Kane è andato a segno; il secondo invece è finito nel deserto. Per il capitano della Francia Hugo Lloris, il quarto di finale vinto con l’Inghilterra rappresenta in ogni caso una pagina di storia. Proprio lui, diventato uno dei migliori al di là della manica, ha infatti festeggiato la 143. presenza con i Bleus. Un record. Lloris - 35 anni - ha sorpassato Lilian Thuram. Il diretto interessato, discreto per non dire timidissimo, si definirebbe però un primus inter pares. «Sono stato cresciuto nel pudore. Detesto mettermi in prima linea. Meno si parla di me, più mi sento bene» aveva raccontato a Le Figaro. Chissà, forse nascere il giorno dopo Natale rende schivi. E forse è grazie a questa filosofia che Hugo ha fatto l’unanimità: al Tottenham e in Francia, con cui ha già conquistato un Mondiale.
Emiliano Martinez - Argentina
Mentre tutti si dirigevano verso Lautaro Martinez, giustiziere dei Paesi Bassi, Leo Messi è corso ad abbracciare il suo portiere. Emiliano Martinez, 30 anni, è stato decisivo quanto la «Pulce» nell’ascesa argentina verso la semifinale. Prima il miracolo allo scadere con l’Australia, poi i tuffi spettacolari a neutralizzare le esecuzioni di Van Dijk e Berghuis. I paroloni riservati al ct olandese van Gaal, quelli, hanno completato l’opera. E dire che il portiere dell’Albicelese ha vestito a lungo i panni della comparsa. Acquistato dall’Arsenal nel 2011, Martinez gioca poco e viene prestato tanto. Inghilterra e Spagna, sino all’occasione colta al tramonto della stagione 2019-20 - di nuovo ai Gunners -, favorito dall’infortunio di Leno. Per averlo, l’Aston Villa sborsa addirittura 20 milioni di sterline. Una scommessa vinta: diventa uno dei migliori interpreti della Premier. Il ct Scaloni se ne accorge, mentre la pandemia apparecchia la prima consacrazione: il titolare Franco Armani risulta positivo al coronavirus alla vigilia dell’ultima Coppa America; la semifinale con la Colombia terminata ai rigori fa il resto: tre tentativi avversari parati, per l’antipasto del titolo e di Qatar 2022.
Dominik Livakovic - Croazia
Con le sue intuizioni ha mandato in depressione Giappone e Brasile. Protagonista, infine, a 27 anni. Secondo molti osservatori, Dominik Livakovic avrebbe dovuto sbocciare prima. Della serie: «Si applica, ma non abbastanza». E, in fondo, i dieci anni trascorsi nel campionato nazionale - con NK prima e Dinamo Zagabria poi - suggeriscono un potenziale inespresso. I quattro rigori parati tra ottavi e quarti di finale, va da sé, hanno forgiato una nuova reputazione. Su Dominik, d’altronde, aveva scommesso Iker Casillias: «Quest’anno ho seguito Livakovic, è un profilo interessante» il tweet pubblicato nel 2019. Proprio lo spagnolo è stato il primo profilo a cui ispirarsi. Gli altri? De Gea e Subasic, il portiere della Croazia nel 2018. E, guarda caso, l’ultimo in grado di fermare tre rigori in un match a un Mondiale.