Calcio

È una Svizzera travolgente: Kosovo al tappeto

L'undici di Murat Yakin si è aggiudicato la prima sfida del Gruppo B delle qualificazioni al Mondiale 2026
©GEORGIOS KEFALAS
Massimo Solari
05.09.2025 23:57

Ben fatto, cara Nazionale. Il sogno americano, con il suo Mondiale XXL, inizia con un cortometraggio. Già, perché a Basilea basta un tempo tanto efficace, quanto travolgente per lanciare la nostra rincorsa. Tre punti, quattro reti nel giro di 45 minuti e nessuna esitazione. Contro il Kosovo, tratteggiato quasi come uno spauracchio alla vigilia, non c’è stata storia. Le speranze e il rumore dei numerosissimi tifosi di etnia albanese presenti al Sankt Jakob-Park sono stati annichiliti ben presto. E così, la festa è stata tutta rossocrociata, con tanto di ciliegina sulla torta, considerato il mezzo passo falso della Svezia in Slovenia.

Leon Avdullahu? Sovrastato

Che avrebbe potuto essere la serata buona per sconfiggere i «Dardani» - dopo tre precedenti chiusi in pareggio e con qualche mal di pancia - lo si è capito già al 5’. Insomma, ben prima che gli elvetici dessero il via alle danze. Capitan Granit Xhaka non ci è andato per il sottile con Leon Avdullahu, steso bruscamente nel cuore del campo insieme alle sue acerbe velleità. Il centrocampista nato a Soletta e plasmato dalle selezioni giovanili svizzere, di cui tanto si è discusso alla luce del matrimonio di cuore e interesse con il Kosovo, ha in qualche modo subito una legge del contrappasso. Al 23’, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, anche Manuel Akanji lo ha infatti sovrastato brutalmente, firmando l’1-0 e creando uno scarto (di valori) poi divenuto voragine. Il neodifensore dell’Inter - a secco di partite - ha giganteggiato pure in retrovia, dando forma alla solidissima colonna vertebrale dell’undici di Murat Yakin. Davanti a lui, suggerivamo, Xhaka si è subito caricato la squadra sulle spalle, mettendo a più riprese in imbarazzo l’avversario tanto amato e finalmente non subito sul piano emotivo. Oltre a oscurare l’altra 10, quella di Avdullahu, il leader della Nazionale ha alternato metronomo e verticalizzazioni. Una strategia, questa, che ha permesso di esaltare il riferimento offensivo: Breel Embolo.

Un altro poker

Reduce da una settimana dolceamara, con la firma alRennes da una parte e la condanna al Tribunale d’appello di Basilea Città dall’altra, l’attaccante rossocrociato si è sfogato, impressionando sul piano fisico e trovando due volte la via della rete. Forte di un poker calato senza remore in faccia alla selezione di Franco Foda, la Svizzera non si è quindi concessa alcun dubbio. Difensivo e offensivo. Per gli uomini di Yakin, che in Fabian Rieder ha trovato un interprete prezioso sulla tre-quarti, si tratta del terzo successo consecutivo condito da quattro reti. Alle amichevoli vincenti della tournée statunitense, tuttavia, occorreva aggiungere una prova di spessore in un contesto vero e nel quadro di un girone in cui ogni punto rischia di pesare come un macigno. Come auspicato e voluto fortemente in campo, ne sono arrivati tre. Ben fatto, cara Nazionale. Ora non scordarti il bis.