Calcio

Eccolo, ancor prima della benedizione di Trump e Infantino, il Mondiale a due velocità

Oggi, a Doha, scattano i sedicesimi di finale del torneo U17, con la Svizzera che sfida l’Egitto - Allargata a 48 squadre, come accadrà nel 2026 con le selezioni maggiori, la fase a gironi ha conosciuto diverse goleade ed è stata superata da tutte e dodici le formazioni europee presenti
Il Mondiale U17 in Qatar si è aperto il 3 novembre e si concluderà il 27 novembre. © Reuters/Noushad Thekkayil
Massimo Solari
14.11.2025 06:00

Marocco-Nuova Caledonia finisce 16-0. È successo. E, forse, accadrà di nuovo. A un Mondiale, sì, la competizione più ambita e prestigiosa. Quanto sta avvenendo in Qatar, dove è in corso la Coppa del Mondo Under 17, merita dunque di essere osservato attentamente. Perché la sensazione è che si abbia a che fare con un laboratorio. Con un’avvisaglia, anche, in anticipo sul destino del torneo che coinvolgerà le selezioni maggiori la prossima estate. La FIFA di Gianni Infantino, d’altronde, ha deciso di rivoluzionare entrambe le competizioni. Come? Portando le compagini qualificate da 32 a 48. Introdotto nel nome della «globalizzazione» e della «democratizzazione» del calcio, l’allargamento in questione ha prodotto inevitabilmente alcuni effetti collaterali. «Spero che la qualità non diminuisca» ha auspicato proprio giovedì, interpellato sul tema, il sempre lucido Manuel Akanji. «C’è un motivo se finora erano ammesse 32 squadre. Con più formazioni, per esempio, la qualità della Champions League ha accusato un calo».

Le riflessioni dal Qatar

Ecco, appunto. La fase a gironi del Mondiale U17, in tal senso, potrebbe rivelarsi una cartina di tornasole. Poiché al citato 16-0 è possibile, tra gli altri, aggiungere i seguenti risultati: Portogallo-Nuova Caledonia 6-1, Tunisia-Figi 6-0, Brasile-Honduras 7-0, Cechia-Tagikistan 6-1, Belgio-Figi 7-0, Senegal-Emirati Arabi Uniti 5-0, Inghilterra-Haiti 8-1, Argentina-Figi 7-0, Germania-El Salvador 7-0. Insomma, non esattamente l’eccezione. Su dodici gruppi, solo due hanno conosciuto esiti perlopiù equilibrati. E a capeggiarne uno è stata la Svizzera di Luigi Pisino, che oggi - alle 14 - affronta l’Egitto nei sedicesimi di finale. «In effetti si è assistito a dinamiche molto differenti da gruppo a gruppo» ci conferma, da Doha, il tecnico romando. «L’elevato livello dei nostri avversari, Costa d’Avorio, Corea del Sud e Messico, mi spinge a dire che abbiamo veramente meritato il passaggio del turno, a fronte magari di percorsi più semplici e con sfidanti più deboli. Da questo punto del torneo in poi, però, non credo vi saranno altre squadre veramente in difficoltà». Tradotto: un Mondiale a due velocità. Oggi e, con ogni probabilità, anche nel 2026 in Canada, Messico e Stati Uniti, con la benedizione di Donald Trump.

Stili e mentalità a confronto

In queste ore, al proposito, vengono assegnati i primi dodici pass europei per il torneo americano. I playoff in agenda a marzo, per contro, determineranno le ultime quattro qualificate. 16 invitate su 54, quindi, con qualche ct - l’azzurro Gennaro Gattuso in primis - che ha storto il naso per la disparità di trattamento con altre confederazioni. Tutto vero e oggettivo. Per il Vecchio continente, ad ogni modo, potrebbe esserci una buona notizia. Delle 11 selezioni europee al via nella Coppa del Mondo U17, 11 hanno raggiunto almeno i sedicesimi di finale. En plein. Ma, di nuovo, è lecito interrogarsi sulla competitività e persino l’attrattività del formato XXL. E ciò indipendentemente dall’opportunità - reale e intrigante - di attingere a storie inedite.

«È vero, tutte le nazionali europee sono infine riuscite ad accedere alla fase a eliminazione diretta» osserva, riportandoci in Qatar, Luigi Pisino. «Fra queste, tuttavia, non mancano quelle che hanno dovuto soffrire sino all’ultimo». Curiosità e variabile. Tabellone alla mano, la Nazionale U17 potrebbe potenzialmente lanciarsi verso l’atto finale senza incrociare alcun avversario europeo. «Ma non averne sfidati sinora - osserva Pisino - ha costituito un arricchimento. La mia squadra, infatti, ha dovuto gestire mentalità e stili molto diversi tra loro. E in quest’ottica è stato necessario adeguare la nostra strategia, cercando al contempo di rimanere sempre la Svizzera, con i suoi valori».

Apprendisti fenomeni

A fare la differenza, nel prosieguo del torneo, potrebbe ad ogni modo essere lo spunto di un singolo. Per dire: la pedina offensiva dei rossocrociati Mladen Mijajlovic, come preannunciato, sta brillando, tanto che in due incontri su tre della fase a gironi è stato premiato in qualità di «Man of the match». Ma a un Mondiale U17, chiediamo a mister Pisino, i fenomeni delle diverse selezioni si pescano facilmente dal mazzo? «Quando si parla di fuoriclasse e fenomeni, spesso, il pensiero va ai profili offensivi, forse più visibili in campo. Guardando alla mia e soprattutto alle formazioni che abbiamo incontrato, l’occhio mi è invece caduto su diversi centrocampisti e difensori di altissimo livello. Magari più discreti, ma davvero forti. E non per forza europei».

La carriere di questi e altri giocatori presenti a Doha sta vivendo un’alba affascinante. E a confermarlo è lo stesso Pisino. «I giocatori per i quali è pronosticabile una carriera da professionista, ad alto livello, sono diversi» riconosce l’allenatore della U17 elvetica. Per poi precisare. «In prospettiva, però, sarà cruciale la maturità dell’individuo e la sua capacità - sul piano mentale - di sopportare importanti carichi di stress sul lungo termine. Allo stesso tempo, a emergere saranno quegli elementi capaci di comprendere il mestiere di calciatore. Che è ben differente dal giocare semplicemente a calcio».

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