«Era una ragazza speciale, solare e aperta»

LUGANO - Il mondo del pallone in generale e quello declinato al femminile in modo particolare piange la scomparsa di Cora Canetta, giocatrice di talento che ha lasciato la sua impronta nel calcio ticinese, nazionale e internazionale. Cresciuta nel Malcantone, a Novaggio, nella piccola Cora fin dall’inizio germogliava il seme dell’agonismo e quella voglia di diventare una calciatrice. Un desiderio che in famiglia non hanno mai ostacolato, anzi, papà Brunello era il suo più fervente sostenitore. Nel Rapid Lugano Cora Canetta ha fatto tutta la trafila delle giovanili, approdando poi in prima squadra in LNA prima della retrocessione. Sin dai primi calci ad un pallone si è intuito che la bimba aveva il fiuto del gol, un fiuto che non l’ha mai abbandonata. Cora amava il calcio e lo amava perché la divertiva. Era ambiziosa, ma non ad ogni costo, aveva le idee chiare, aveva la maturità dei leader e nel contempo era tenera, all’ascolto degli altri e sempre sorridente. Insomma ci sapeva fare. Anche con le parole: era una grande chiacchierona.
Se n’è andata a 27 anni in un giorno di quasi primavera, stroncata da un male incurabile che non le ha dato scampo ma col quale ha battagliato a lungo da guerriera quale era. Il suo attaccamento alla vita lo si misura anche dal fatto che aveva deciso di sottoporsi, in ultima ratio, ad una delicatissima operazione chirurgica, che però ha solo procrastinato – purtroppo – l’inevitabile.
I suoi lunghi capelli biondi, che raccoglieva in una alta crocchia o in una coda di cavallo quando giocava, erano il suo segno distintivo, così come il suo sorriso e la sua apparente tranquillità e serenità. Longilinea e dall’altezza ragguardevole, Cora aveva il physique du rôle. Quando correva verso la porta, difficilmente si riusciva a fermarla. Ad un certo momento, conscia del fatto che se voleva progredire ulteriormente avrebbe dovuto raggiungere altri lidi, Cora ha lasciato il Rapid e casa sua e si è accasata a Zurigo, dove trovò anche un impiego quale stagista nella più grande banca elvetica di oltre sei mesi. La sua fortuna fu che i dirigenti dell’istituto di credito la sostennero nell’avventura con il club e con la Nazionale e fu che dalla sua ha sempre avuto l’insindacabile supporto dei suoi genitori, che le hanno fatto vivere la sua passione con serenità. Era schietta, Cora, non aveva peli sulla lingua. Se doveva dirti qualcosa anche di poco carino lo faceva, ma sempre con rispetto e spontaneità. Mancherà molto.
I funerali sono previsti mercoledì: alle 14 alla chiesa di Novaggio e poi dalle 16 al Famedio di Lugano.
Simona Gennari (ex giocatrice e ex allenatrice del Rapid Lugano)
« L’ho vista crescere nelle giovanili del Rapid Lugano, era impossibile non notarla. Con la palla ai piedi faceva sfracelli e aveva un intuito particolare nel «vedere» la porta. Mi ha fatto molto piacere quando è stata selezionata per la Nazionale ed ho seguito il suo percorso con fierezza. Il calcio ha perso una giocatrice, ma soprattutto una gran bella persona, intelligente e dall’animo buono. Sono ancora un po’ frastornata e faccio fatica a crederci. La sua scomparsa fa parte delle ingiustizie a cui la vita ti mette davanti. Ho fatto un piccolo percorso di strada con lei, ora mercoledì l’accompagnerò anche nel suo ultimo viaggio”.
Andrea Incerti (ex presidente del Rapid Lugano)
« Non riesco ancora a credere che se ne sia andata, faccio davvero fatica a digerire la notizia. Cora era una ragazza speciale, solare e aperta. Abbiamo condiviso molte situazioni, sono stato il suo presidente al Rapid Lugano, la società che l’ha vista crescere e alla quale ha dato tanto. In questo tristissimo momento ho molte immagini che mi passano davanti agli occhi, tutte significative. Mi ricordo che quando mi informò che sarebbe andata a Zurigo lo fece in modo trasparente e mi spiegò le sue motivazioni. Notoriamente non ero un presidente “facile” e se fosse stata un’altra giocatrice molto probabilmente l’avrei mandata a quel paese. Invece, per Cora, organizzai una piccola cena e il distacco fu meno traumatico. Fu una bella serata, anche grazie al bel rapporto che ho sempre avuto con suo papà e sua mamma. Infatti, quando decise di tornare in Ticino, poi indossò di nuovo la maglia del Rapid, prima di finire la carriera a Balerna