Euro shock

«Eriksen? A volte i test approfonditi non bastano»

Assieme al dottor Marco Marano cerchiamo di capire cosa è successo al centrocampista dell’Inter e della nazionale danese, accasciatosi al suolo durante la partita contro la Finlandia
©EPA/Claus Rasmussen
Flavio Viglezio
13.06.2021 18:53

Dalla grande paura al sospiro di sollievo. Dal possibile dramma al lieto fine. La tragedia, all’Euro 2020, è fortunatamente stata sfiorata. Le immagini, terribili, hanno fatto il giro del mondo: è il 42’ del primo tempo quando – nella sfida con la Finlandia – il fantasista della Danimarca e dell’Inter Christian Eriksen si accascia al suolo. Apparentemente senza motivo. È un arresto cardiaco: scene già viste, purtroppo. Lo stadio di Copenhagen ammutolisce, per fortuna l’arbitro e i compagni di squadra di Eriksen si rendono subito conto della gravità della situazione.

Il capitano della Danimarca, Simon Kjaer, provvede immediatamente a liberare le vie respiratorie del giocatore. Il medico della nazionale danese, Martin Boesen, diventa un eroe: mentre i compagni formano un cerchio attorno a Eriksen per proteggerlo da occhi indiscreti, lo riporta alla vita grazie al defibrillatore. Sono dodici minuti, ma sembrano un’eternità. Eriksen riprende i sensi, viene trasferito rapidamente all’ospedale, dove rimarrà qualche giorno sotto osservazione e dove si cercherà di capire esattamente ciò che è successo: parla con i compagni, rassicura la fidanzata Sabrina, scesa in campo in lacrime quando ancora Eriksen non dà segni di vita. La prima notte del centrocampista dell’Inter al Rigshospitalet è trascorsa senza problemi, sotto lo stretto controllo medico della struttura che rappresenta un’eccellenza medica della nazione.

L’imponderabile

Il mondo del calcio – e non solo – si chiede però come incidenti come questi possano ancora accadere in atleti super controllati e costantemente monitorati sia a livello di club che di nazionale. Il dottor Marco Marano, medico dello sport, ci aiuta a capire ciò che è successo: «È una situazione – ci spiega – che purtroppo noi medici dello sport conosciamo bene. Colpisce una piccola percentuale di atleti: nonostante i test approfonditi ai quali si sottopongono, alcuni problemi non sono riconoscibili e possono portare a un arresto cardiaco improvviso. Le cause di queste problematiche a livello di cuore sono diverse: in queste ore i medici che hanno in cura Eriksen cercheranno di capire, con esami specifici, cosa sia successo veramente».

Christian Erksen fa il professionista da più di dieci stagioni e non aveva mai avvertito problemi di questa natura. Come mai proprio adesso, all’improvviso? «A dipendenza della causa, un arresto cardiaco può colpire un giocatore anche a riposo – come è successo con Davide Astori – ma la maggior parte delle volte è un evento che si produce sotto sforzo, durante l’attività fisica. La maggior parte delle volte non è possibile risalire ai fattori scatenanti, che purtroppo – nei casi di decesso – vengono riconosciuti solo nel corso dell’autopsia».

Non possiamo prevedere incidenti di questo tipo, ma sappiamo perfettamente che la cosa più importante è la rapidità dell’intervento medico

Kjaer, capitano vero

Quanto è sottile il filo che separa la vita dalla morte. Anche per atleti superallenati, che ci sembrano invulnerabili. La fortuna di Christian Eriksen è stata quella di aver ricevuto dei primi interventi decisivi: «Se al momento non possiamo ancora prevedere incidenti di questo tipo – prosegue il dottor Marano – sappiamo perfettamente che la cosa più importante è la rapidità dell’intervento medico, portato da persone competenti e formate. Nel caso del calciatore danese è stato bravo l’arbitro a interrompere subito il gioco, e il compagno Simon Kjaer ha avuto un riflesso decisivo, liberando le vie aeree di Eriksen. In seguito lo staff medico ha fatto ciò che ha salvato la vita al giocatore. Intervenendo prontamente con il defibrillatore». Già, si è comportato da capitano vero, Kjaer. È stato il difensore del Milan a prestare i primi soccorsi al compagno, a rincuorare il resto della squadra e a consolare la compagna di Eriksen.

Intervento decisivo

Nel passato, purtroppo, giocatori confrontati allo stesso genere di problema in campo, non ce l’anno fatta: «Negli ultimi anni – proprio dopo alcune tragedie accadute sui campi di calcio – si è puntato moltissimo sulla formazione. La UEFA, la FIFA, ma anche le singole società sportive hanno preso coscienza di ciò che può succedere – anche se si tratta per fortuna di casi molto rari – e hanno investito sia appunto nella formazione sia nel materiale idoneo a salvare una vita. Al momento non c’è un corso di specializzazione per medici sportivi in cui non viene trattata la questione della rianimazione in campo. A salvare Eriksen è stata altresì la prontezza dei soccorsi: il suo è un caso che farà probabilmente scuola e che verrà in futuro utilizzato come esempio di ciò che bisogna fare».

Carriera a rischio

Ovviamente è troppo presto per sapere se Eriksen potrà tornare a giocare: «È estremamente difficile pronunciarsi oggi. Molto dipenderà dalla causa di questo arresto cardiaco improvviso. Di solito, osservando casi analoghi che hanno colpito in passato colleghi del danese, un simile evento mette fine alla carriera del giocatore. Ma al momento si tratta di una mia sensazione, figlia appunto di ciò che è accaduto in passato».

Carriera a rischio? È estremamente difficile pronunciarsi oggi