La storia

Far Oer, le isole felici per il calcio

Sabato scatta la Meistaradeildin, il primo campionato a ripartire in Europa dopo l’emergenza coronavirus - In campo non si potrà sputare - A colloquio con il centrocampista del KÍ Klaksvík Alessio Hyseni
Klaksvík è la seconda cittadina più grande delle Isole Far Oer: la sua economia si basa sull’industria del pesce. ©Shutterstock
Massimo Solari
08.05.2020 06:00

In Europa c’è un’isola felice. O meglio, ve ne sono 18. L’arcipelago delle Far Oer è stato lambito dal coronavirus. Nessun contagio da giorni, 187 in totale. I morti? Zero. E mentre altrove si balbetta calcio, su al nord sabato scatta il campionato. Il primo a riprendere nel Continente (in Bielorussia non ci si è mai fermati). Il mediano del KÍ Klaksvík Alessio Hyseni ci racconta come.

«Seconda stella a destra/Questo è il cammino/E poi dritto, fino al mattino/Poi la strada la trovi da te/Porta all’isola che non c'è». Ai tempi della COVID-19 forse Edoardo Bennato si sarebbe fatto ispirare proprio dalle Far Oer. Sì, perché tra il mare della Norvegia e l’Oceano Atlantico settentrionale la pandemia non ha praticamente trovato appigli. E di riflesso non ha fatto vittime. Un unicum a livello europeo. Anche sul piano sportivo. Sabato infatti torna in campo la Meistaradeildin, la divisione dei maestri. «Il torneo doveva iniziare a metà marzo, ma l’emergenza legata al coronavirus ha imposto uno stop di quasi due mesi» spiega Alessio Hyseni. Nato a due passi da Perugia, il mediano di origini albanesi sarà protagonista con i campioni in carica del KÍ Klaksvík. «Invero - precisa - noi non abbiamo mai riposato: è da gennaio che ci alleniamo regolarmente. Solo in aprile, ma giusto per una settimana, la preparazione si è dovuta svolgere a gruppetti. Dopodiché contatti e contrasti sono tornati a essere il nostro pane quotidiano. Siamo stati fortunati».

Niente sputi e palla disinfettata

In Svizzera - ne abbiamo riferito ancora ieri - un sondaggio condotto dalla Assocalciatori ha detto che più di 6 giocatori su 10 vorrebbero chiudere la stagione anzitempo. Dalle parole di Hyseni trasuda invece serenità. «Qui è tutto ok» sottolinea a più riprese: «Nessuno ha paura di tornare in campo». Certo, anche le Isole Far Oer dovranno attenersi a precise regole. «Le partite saranno a porte chiuse, anche se solo per 4-5 turni» indica Alessio. Di più: sul terreno da gioco non sarà consentito sputare o pulirsi il naso. «Inoltre il pallone sarà disinfettato prima del fischio d’inizio» afferma il centrocampista 23.enne, completando il quadro. Per il KÍ Klaksvík la prima giornata prevede subito la sfida con un’altra accreditata al titolo, il B36 Tórshavn. «Contro l’HB Tórshavn, l’altra compagine della capitale, a inizio marzo ho comunque già potuto togliermi una soddisfazione, segnando il rigore decisivo che ha consegnato al club la prima Supercoppa della sua storia» ci racconta Alessio.

Siamo stati fortunati, di fatto gli allenamenti non si sono fermati. In questo momento far parte di questo club è un vantaggio

Il contratto e la pista svizzera

Il finale di stagione slitterà per ovvie ragioni a novembre. «L’idea poi è di disputare tutte le partite di coppa in dicembre» segnala Hyseni. Che però quelle partite potrebbe anche non giocarle. «Sono al Kí Klaksvík in prestito dal FK Partizani di Tirana . E quindi sì, faccio parte della schiera di calciatori a cui scadrà il contratto il 30 giugno». Cosa succederà, dunque, fra circa 50 giorni? «Forse non resterò. Non ti nascondo che mi piacerebbe giocare in Svizzera, dal momento che ho anche dei familiari che vivono a Lucerna. Conosco ad esempio Haxhi Neziraj, che in passato ha giocato proprio per i lucernesi. Per non parlare di Xhaka e Shaqiri, i due calciatori di origini albanesi più forti. Li ammiro molto. Vedremo ad ogni modo se con il mio agente si troverà una soluzione. In Ticino quali sono le squadre di punta?».

Già, Alessio è interessato a fare altre esperienze. E ciò nonostante la situazione privilegiata del momento. «È vero, se si pensa che nel resto d’Europa è tutto fermo, far parte di una squadra iscritta alla Meistaradeildin costituisce un grande vantaggio. Per me il Klaksvík rappresentava un’opportunità. In quanto campioni, dovremmo prendere parte alle qualificazioni della Champions League. Purtroppo temo che ciò non sarà possibile in giugno».

«I match si guardano in auto»

Formatosi in Italia fino a 20 anni, Hyseni ha poi calcato i campi della massima serie albanese. «Dopo un’operazione al tallone d’Achille mi serviva però una soluzione per rilanciarmi. Ed è così che sono finito sulle Isole Far Oer. Qui è tutto diverso. Si gioca un calcio più fisico. All’inizio ho avuto qualche difficoltà ad adattarmi, non lo nego. I tifosi? Ci sono ci sono. Dal momento che molti stadi sono aperti e che fa freddo, diversi preferiscono tuttavia godersi le partite direttamente dall’auto». E il coronavirus come ha impattato sulla quotidianità dei faroesi? «La maggior parte dei negozi ha dovuto chiudere, circa un mesetto fa. Ma i centri commerciali, per esempio, sono sempre rimasti aperti. Pure i ristoranti hanno abbassato le serrande per un po’. Da un paio di settimane però si può andare al bar e a mangiare senza restrizioni. Il tempo è sereno, peccato che raramente si riesca a superare i 15 gradi». Klaksvík, ammette Alessio, non è esattamente una cittadina piena di vita. «È una zona di porto. Se voglio divertirmi un po’ mi reco a Tórshavn, che è davvero carina. In generale la gente alle Far Oer è molto calma. Il tasso di criminalità è praticamente a zero. È tutto tranquillo». Un’isola felice, anzi diciotto.

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