Il caso

FC Chiasso terra di frontalieri?

Il settore giovanile rossoblù è stato accusato di favorire e privilegiare i giocatori non residenti – Il direttore tecnico della Federazione Livio Bordoli interviene sulla vicenda: «Nessuna sostituzione dei ticinesi, esagerata l’interrogazione parlamentare»
«QUI NON SI GIOCA» Per alcuni ragazzi ticinesi nati fra il 2005 e il 2006 il Chiasso, la prossima stagione, resterà solo un sogno. (Foto Reguzzi)
Marcello Pelizzari
13.06.2019 06:00

CHIASSO - Calciatori residenti rimpiazzati da mini-frontalieri del pallone. Sarebbe successo nel settore giovanile del Football Club Chiasso. Dallo sfogo di un genitore via social network all’interrogazione il passo è stato breve. Anzi, brevissimo. E così, il Consiglio di Stato dovrà rispondere alle sollecitazioni di Edo Pellegrini (UDC), primo firmatario dell’atto parlamentare insieme ad alcuni colleghi democentristi e della Lega. Sei le domande poste, che spaziano dai contributi del Cantone alle società sportive al numero di calciatori non residenti presenti negli Allievi e in particolare nella «cantera» del Chiasso.

Sul caso, giustamente, si è chinata anche la Federazione ticinese di calcio tramite il direttore tecnico Livio Bordoli. Ma davvero il Chiasso ha sostituito 14 giocatori con ragazzini provenienti dalla vicina Italia, come si può leggere su Facebook? Non proprio. Sì, alcuni tesserati sono stati «tagliati» in vista della prossima stagione, tuttavia non per fare spazio ai citati mini-frontalieri. Questa perlomeno la tesi di Marco Armati, presidente del settore giovanile rossoblù. Una tesi confermata in toto da Livio Bordoli: «Ho parlato con i dirigenti chiassesi» racconta. «Il problema riguarda i giocatori nati fra il 2005 e il 2006. A Chiasso verranno formate due squadre e non tre: una verrà inserita nel campionato Coca Cola C, l’altra invece andrà nella categoria C2. Sono state fatte delle valutazioni puramente tecniche, legate alla qualità dei ragazzi. Dai 50 e oltre giocatori a disposizione bisognava scendere a 38-40, proprio perché non ci sarebbe stato spazio per tutti in quella fascia d’età. E attenzione ad usare il termine italiani, perché uno può anche avere il passaporto italiano eppure vivere in Ticino. Il termine corretto semmai è non residenti: bene, di questo gruppo che formerà le due squadre di C ci saranno al massimo 6-7 giocatori che arriveranno da fuori. Sul totale dei tesserati, invece, questo numero sale a 45. Meno del 20% rispetto ai 260 giocatori del settore giovanile. Una situazione, questa, dettata dalla vicinanza di Chiasso con l’Italia».

Gli esclusi, se così vogliamo chiamarli, troveranno posto in squadre satellite della regione. Fra queste c’è il Castello. «Ho parlato con i loro responsabili» dice ancora Bordoli. «Sono contentissimi di avere questi ragazzi. Per loro è una manna dal cielo. Un aiuto. Il Chiasso, lo ripeto, non aveva i numeri necessari per formare tre squadre di C. Avrebbe dovuto pescare dalle altre società, con il risultato che il citato Castello non avrebbe potuto avere una sua squadra di C: avrebbe dovuto dare giocatori al Chiasso».

Bordoli ritiene «esagerata», in base alle informazioni raccolte con i dirigenti del Chiasso, l’interrogazione parlamentare firmata da Pellegrini. Il tema dei baby calciatori non residenti nei settori giovanili, ad ogni modo, rimane attuale. «Non c’è una vera e propria legge che regoli la cosa» prosegue il direttore tecnico della Federazione. «Soltanto a livello di selezioni Footeco le società non possono schierare più di tre non residenti per squadra».

Le selezioni Footeco rappresentano il primo gradino verso il cosiddetto calcio d’élite. Sono divise per fasce di età – Under 12, 13 e 14 – e zone geografiche. Raggruppano gli elementi più promettenti e forti delle varie regioni, quelli che poi in teoria verranno presi al Team Ticino. «Qui il controllo è capillare, tant’è che il Lugano è stato pizzicato e da quella volta non ha più sgarrato. Ma un conto è schierare un massimo di non residenti, un altro è tesserarli».

Già, un settore giovanile teoricamente può agire in libertà. Come meglio crede. E tesserare, volendo, anche 150 non residenti giusto per fare un esempio. Di più, nelle altre categorie degli Allievi non esiste un limite «stranieri» fissato dall’Associazione svizzera di calcio. Neppure nei campionati interregionali Coca Cola. «I Coca Cola C del Lugano per tre quarti sono formati da ragazzi non residenti. E possono giocare tutti assieme. Noi, e per noi intendo la Federazione, possiamo soltanto rendere sensibili le società sul tema. Che bisogno hanno i bianconeri di schierare così tanti non residenti? Ma più di così non possiamo fare. Non esistono regole, lo ribadisco». Esiste soltanto il buonsenso, in un senso come nell’altro. Al Consiglio di Stato, ora, dare una risposta.