FC Lugano, la rincorsa all’Europa è una realtà

Segnatevi questa data nella vostra agenda: 14 aprile 2019. La prossima domenica, sì. A Cornaredo arriva il Sion, squadra che occupa il quarto posto. L’ultimo disponibile per prendere il treno chiamato Europa (dai preliminari). Al termine dell’insipido 0-0 di mercoledì scorso contro il Neuchâtel Xamax, Angelo Renzetti ne aveva tirata fuori una delle sue: «Finiremo il campionato al quarto posto». Insomma, se i bianconeri vorranno davvero ambire a un piazzamento nelle zone nobili della classifica, bisognerà per forza (o quasi) battere i vallesani. Una buona fetta di futuro passa quindi da quella partita. Eppure, nella situazione in cui si trova attualmente la squadra di Fabio Celestini, rimane ancora tutto apertissimo. La tendenza dice che i ticinesi – imbattuti da sei partite consecutive – sono solidi. Dall’altra parte, però, potrebbe bastare pochissimo per scivolare di nuovo verso il basso. Anche perché, come visto al St. Jakob, c’è un reparto (quello dei portieri, ovviamente) che non segue quanto di buono fanno i giocatori di movimento. Vediamo allora i margini di manovra del Lugano a otto turni dal termine della Super League.
L’ambitissimo terzo posto
Il terzo posto finale fa gola a moltissime squadre. E il perché è presto detto: apre le porte alla fase a gironi dell’Europa League. A una condizione: che il Basilea vinca la Coppa Svizzera. Il Lugano, a livello di classifica, in questo momento è più vicino al Thun (terzo) rispetto al Neuchâtel Xamax (penultimo). Dunque, perché non crederci? La formazione bernese, poi, ultimamente è in caduta libera, tanto che alla Stockhorn Arena i segnali sono inquietanti. Dal 16 febbraio, data della vittoria contro il San Gallo, sono seguiti una serie di risultati piuttosto deludenti in campionato. Tre pareggi e addirittura quattro sconfitte. Soprattutto, non si sono più visti i tre punti. Se dovesse proseguire, il crollo del Thun (se così possiamo chiamarlo) potrebbe fare il gioco del Lugano e, più in generale, delle inseguitrici. I cinque punti di differenza che separano i bianconeri dai bernesi sono colmabili, tenendo altresì presente che bisogna ancora giocare lo scontro diretto (a Thun). Fattibile, dunque. A patto di battere il Sion domenica.
Una partita da non sbagliare
Il Sion, sì. Ancora una volta (capitò nel 2017, quando vallesani e ticinesi si giocarono a distanza il terzo posto all’ultima giornata di campionato) buona parte del futuro europeo del Lugano dipenderà dall’esito della partita di domenica. Tutto vero, ma i numeri attualmente dicono che Gerndt e compagni faticano a dare una svolta definitiva alla loro stagione. Per dire: quello di Basilea è stato il terzo pareggio filato. L’avversario diretto per il quarto posto – il Sion appunto, distante tre punti – in questo momento sta viaggiando a una velocità ben superiore. I ragazzi di Murat Yakin nelle ultime quattro uscite hanno incamerato la bellezza di 10 punti, contro i 6 raccolti dal Lugano. Una differenza importante. Inoltre, dal match di domenica al St. Jakob, Celestini ha intascato sia speranze, sia dubbi. La speranza si chiama Armando Sadiku, capace di segnare un gol da cineteca, di arrabbiarsi, di dare impulso alla fase offensiva dei ticinesi. L’albanese – poco utilizzato dal mister nelle prime nove partite della ripresa – ha fatto capire di volere (e forse di meritare) più spazio. E contro il Sion il bomber potrebbe rivelarsi un’arma fondamentale. I dubbi, ora. Sono quelli di sempre, ovvero i portieri. David Da Costa si è lasciato scappare l’ennesimo pallone facile facile, impedendo alla sua squadra di portare a casa tre punti vitali nella corsa ai piani alti della classifica. Una papera banale ed evitabilissima, ma che purtroppo è una costante nella travagliata avventura a Cornaredo dell’ex numero uno dello Zurigo. Per fortuna, sembra che l’infortunio occorso a Noam Baumann nel primo tempo di Basilea-Lugano non sia così grave. Tanto che un suo impiego domenica non dovrebbe essere così improbabile. Per il discorso Europa, infine, potrebbe valere anche il quinto posto. Ancora una volta, però, sarà il Basilea a sbloccare il piazzamento in caso di vittoria della Coppa. Attenzione: sia il quarto rango sia il quinto danno accesso «solo» ai preliminari di Europa League.
Senza Europa
Fin qui abbiamo visto gli scenari più ottimistici, quelli che potrebbero spalancare le porte a un nuovo giro di giostra europeo dei bianconeri. Ma ce n’è anche uno che non sarebbe né carne né pesce, ovvero chiudere il campionato fra il sesto e l’ottavo posto. Da un lato gli obiettivi minimi stagionali verrebbero rispettati (la salvezza), eppure finire fuori dall’Europa lascerebbe parecchio amaro in bocca. Quest’anno, Renzetti ha sempre sostenuto di aver costruito una rosa sulla carta capace di andare lontano, nei primi posti della classifica. Il potenziale, in effetti, c’è: la difesa è stata sistemata, l’attacco (salvo rare accezioni) trova sempre il modo di segnare almeno un gol. La sensazione è che Fabio Celestini, dopo un periodo piuttosto lungo di adattamento, abbia finalmente trovato la quadratura del cerchio. Ma se non vorrà ritrovarsi nella zona anonima della classifica a fine campionato, dovrà abbandonare la «pareggite» vista in questo periodo cominciando a mettere in fila qualche vittoria.
Lo spareggio
Ora come ora, finire al nono posto è altamente improbabile. Lo spareggio contro la retrocessione non fa più paura dal momento che il Neuchâtel Xamax è stato tenuto a bada settimana scorsa, nel turno infrasettimanale. Un insipido 0-0, d’accordo: che però ha praticamente messo la parola «fine» sul discorso legato alla salvezza. L’obiettivo minimo, appunto. A conforto del Lugano, oltre al penultimo scontro diretto indolore, ci sono i numeri: sotto la guida di Henchoz i rossoneri hanno sì superato il Grasshopper relegandolo all’ultimo posto, ma per ora non hanno trovato la forza per spingersi un po’ più in là.