Helvetia Cup, un successo a tutti i livelli

È terminata con la vittoria del Bologna la decima edizione dell’International Helvetia U16 Cup, per la prima volta organizzata a Lugano. Nella finale del torneo, gli emiliani hanno sconfitto 6-4 il Benfica. Terzo posto per il San Gallo, davanti a Stade Rennais, Stoccarda, Vorarlberg, Werder Brema, Zurigo, Liverpool, Verona, Aarau e Lugano. L’atmosfera a Cornaredo è stata piacevolmente energica: vedere ragazzi provenienti da realtà differenti unirsi grazie al gioco del calcio è stato bello e arricchente. A margine dell’incontro conclusivo, andato in scena ieri pomeriggio, ci siamo intrattenuti con Cristiano Zatta, responsabile del settore giovanile bianconero.
Signor Zatta, che torneo è stato?
«Conoscevamo già la qualità della rassegna e in questi giorni ne abbiamo avuto conferma: a Cornaredo si è visto un calcio di ottimo livello. Vivere esperienze di questo tipo è molto interessante. Infatti, come FC Lugano, abbiamo subito dato l’adesione a supportare Football is more, la fondazione che promuove l’evento. Accogliere proprio la decima edizione è stato ancora più speciale. Il fatto di averla proposta ai primi di agosto, con tanto di parata sul lungolago per la festa nazionale, ha avuto un impatto notevole e ci ha dato una visibilità altissima. Anche per quanto riguarda il livello delle squadre siamo molto soddisfatti. In campo si è visto tanto talento e questo ha reso il tutto ancora più bello. Sia per noi addetti ai lavori, sia per il pubblico. Abbiamo ospitato più di 700 ragazzi e c’è stato ovviamente il seguito delle famiglie. Per il Ticino è stato un bel biglietto da visita sul piano internazionale».
I giovani del Lugano come hanno vissuto questa esperienza?
«Per i nostri ragazzi i tornei internazionali sono diventati abbastanza “normali”. Per dare un’idea, solo l’anno scorso, come settore giovanile bianconero, abbiamo partecipato a più di cento tornei di questo tipo. Una quarantina di volte abbiamo preso l’aereo per andare in tutta Europa. Detto ciò, è stata sicuramente un’esperienza fantastica. Per la prima volta, infatti, abbiamo potuto affrontare grandi squadre europee a casa nostra. La cosa curiosa è che noi non abbiamo la categoria Under 16. Abbiamo quindi dovuto mettere insieme giocatori da più categorie – U14, U15 e U17 – per poter far vivere ai nostri ragazzi questa esperienza, sicuramente molto costruttiva e anche molto formativa».
Qual è il bilancio della manifestazione?
«C’è stato un grandissimo sforzo organizzativo e la fondazione è stata davvero brava a far sì che ogni cosa si svolgesse al meglio. Non è stato affatto evidente a livello logistico, visto l’elevato numero di persone, però tutto è andato come sperato. Un grande grazie va anche a tutti i volontari che hanno dato una mano. Sarebbe bello poter riproporre l’evento anche in futuro. Questo torneo si svolge a cadenza biennale, quindi chissà che tra due anni non saremo ancora qui a goderci questa bellissima esperienza di inclusione. Questo era il primo anno anche per la Special Needs European Cup, con dieci squadre che arrivavano da tutta Europa. Siamo riusciti anche in questo caso a creare per la prima volta una squadra a Lugano. Ci tengo a ringraziare Boris Angelucci, per tutto quello che ha fatto con i ragazzi disabili, perché è davvero qualcosa di unico. Il bello era proprio questo: il concetto di inclusione, laddove non esistono differenze».