I desideri del Lugano e la visione olandese

«Tutti i club desiderano giocare su campi in erba naturale. Ora si sta cercando una soluzione adeguata per renderlo finanziariamente possibile». I Paesi Bassi preparano la rivoluzione. Forse precursori, come già in passato. Forse no. Il tempo, come sempre, determinerà se la strategia definita dalle squadre di Eredivisie si rivelerà vincente. Certo è che, stando a quanto discusso dalle società nell’ultima assemblea ordinaria, il tempo dei campi sintetici nel massimo campionato olandese pare ormai essere agli sgoccioli. Nello specifico, se tutto andrà come previsto, a partire dalla stagione 2025/2026 ogni stadio della massima serie annovererà un terreno principale in erba naturale. Una sorta di ritorno alle origini, figlio di un amore mai veramente sbocciato con quella che doveva essere la «superficie del futuro».
Due paradigmi differenti
Le motivazioni che si celano dietro a questo cambio di rotta sono molteplici, e nascono, in prima istanza, da un desiderio che accomuna sia le squadre, sia i rispettivi tifosi. Una ragione, però, svetta su tutte le altre. E funge da traino nell’ambito della discussione: la volontà, da parte dei vertici del calcio olandese, di stabilizzarsi definitivamente tra le migliori sei nazioni del continente. «Un obiettivo concreto e raggiungibile», stando alle parti in causa. Tanto da spingere i club che attualmente disputano le competizioni europee a dirsi pronti ad aiutare finanziariamente le quattro società - Cambuur, FC Emmen, FC Volendam ed Excelsior - che presto saranno chiamate a mettere mano ai loro campi.
Immaginare un simile paradigma in Svizzera, oggi, risulta difficile. Anche perché per quanto concerne le infrastrutture rossocrociate, specialmente quelle costruite o rinnovate nell’attuale millennio, la tendenza si è fin qui rivelata ben diversa. Dal 2000 in poi, infatti, sono stati edificati o rimessi a nuovo dodici impianti. Cinque dei quali - compresi i due più recenti, la Wefox Arena di Sciaffusa e lo Stade de la Tuilière di Losanna - comprendenti un terreno sintetico. Un altro quadro rispetto a quello dei Paesi Bassi, che denota come le singole società elvetiche abbiano - statisticamente, una volta su due - dato la priorità ad aspetti (anche quotidiani) come la massimizzazione dell’utilizzo degli impianti, o il contenimento dei costi di gestione degli stessi. A scapito di motivazioni ad ampio raggio, super partes, come quelle - citate in precedenza - recentemente presentate dai club di Eredivisie.
Un passo verso i Paesi Bassi
Chi potrebbe muovere un passo verso la realtà olandese, strizzando l’occhio alla sua visione del futuro, è però il FC Lugano. Già. La società di Joe Mansueto, come è noto, attende con ansia la realizzazione del nuovo Polo Sportivo e degli Eventi (PSE). E in queste settimane, come preannunciato nella conferenza stampa d’inizio anno tenutasi al Cinestar, sta sottoponendo alla Città - e, di riflesso, alla HRS che realizzerà gli impianti - le sue richieste di modifica al progetto iniziale. Una sorta di lista dei desideri su più livelli, che - ovviamente - il club bianconero sarà poi chiamato a finanziare e sostenere di tasca sua, qualora venissero accolti. Ecco, sul taccuino di Blaser e soci, non è un segreto, è segnato da tempo un punto concernente il terreno da gioco del nuovo impianto cittadino. I vertici societari lo vorrebbero in erba naturale, andando dunque a ritoccare il progetto originale, che invece prevedeva - e prevede tuttora - un sintetico. I benefici di una simile modifica sarebbero tangibili, e spazierebbero dalla qualità del campo all’attrattività verso altri possibili inquilini, come la Nazionale svizzera di Murat Yakin. Non è in effetti un caso se la selezione rossocrociata, negli ultimi anni, ha attivamente evitato di affidarsi ad impianti dotati di una superficie sintetica - il Wankdorf di Berna su tutti - per ritiri e incontri ufficiali.
Diversi nodi da sciogliere
Al netto dei vantaggi, però, cambiare in corsa porterebbe altresì in dote anche una serie di incognite da non sottovalutare. In primis, qualora per il campo principale si passasse effettivamente all’erba naturale, è verosimile presupporre che per quello d’allenamento accanto allo stadio - corredato di pista d’atletica - venga intrapreso il percorso inverso, optando per una superficie sintetica. Così facendo si risolverebbe infatti parte dei problemi di occupazione garantendo un utilizzo più ampio, da sommare a quello dei quattro campi del Maglio. Rimarrebbe però da definire dove si accaserebbe la prima squadra del Lugano, qualora intendesse allenarsi tutta la settimana su un campo naturale. In questo senso la ricerca di una soluzione alternativa - un campo ad uso esclusivo - prosegue, ma l’epilogo della vicenda non appare imminente.
Delle risposte andrebbero poi trovate anche nell’ottica dello svolgimento di eventi sul terreno da gioco del PSE. Se per quelli di natura sportiva l’erba naturale non appare un problema, diverso è invece il discorso per concerti e manifestazioni affini. I problemi che annualmente affliggono il manto erboso dello stadio Letzigrund di Zurigo, in questo senso, sono un monito che le parti in causa non intendono ignorare. Anche in questo caso però, una soluzione ideale per quel che concerne la manutenzione andrebbe identificata - e finanziata - da chi intende modificare il progetto originale. Il sintetico inizialmente previsto, d’altronde, era stato scelto anche in anticipazione di eventi extra-sportivi. Con costi di gestione nettamente inferiori rispetto a quelli di un campo in erba. Chissà, magari qualche spunto di riflessione potrebbe giungere dai Paesi Bassi. Non sarebbe la prima volta.