Il calcio giovanile d’élite passa dall’asse Lugano-Giubiasco

La storia del calcio giovanile d’élite in Ticino è stata segnata da diversi scossoni. I malumori si sono protratti per anni, finché è diventato lampante che le cose dovessero cambiare. In futuro, infatti, il contesto dedicato alla crescita e allo sviluppo dei giovani del Cantone verrà ampiamente rivisto. Ormai non è più una sorpresa. Per gestire il movimento giovanile, l’FC Lugano ha optato per un matrimonio con l’US Giubiasco. Ma prima di giungere alla firma sul partenariato riconosciuto dall’ASF, che prenderà il via il 1. luglio 2026 - data in cui la gestione sarà affidata all’FC Lugano - è passata moltissima acqua sotto i ponti. È stato lo stesso club bianconero a mettere i puntini sulle «i» nella tumultuosa faccenda. Per comprenderne gli snodi, va riavvolto il nastro di quasi vent’anni, quando nacque il Team Ticino. «Una realtà che, inizialmente, non coprì tutto il Cantone, ma rappresentò il primo passo verso un progetto capace di riunire in un’unica struttura tutte le squadre d’élite ticinesi» spiega il presidente Michele Campana. «Vi aderirono AC Bellinzona SA, FC Locarno SA e la Federazione Ticinese di Calcio. Nel 2011, con il ritorno del Bellinzona in Challenge League, ci ritrovammo con quattro squadre in questa categoria: Bellinzona, Chiasso, Locarno e Lugano. Il Team Ticino era fatto di quattro regioni che lo tenevano insieme». Quell’equilibrio, tuttavia, durò poco. Prima arrivò il fallimento del Bellinzona, anche se l’Associazione Calcio Bellinzona rimase membro, poi quello del Locarno. Nel 2017 si intravide un periodo di serenità e a maggio venne firmata la convenzione tuttora in vigore, sottoscritta da AC Bellinzona, FC Chiasso 2005 SA e FC Lugano SA. «Il malcontento, tuttavia, serpeggiava - prosegue Campana -. Lugano voleva cambiare le cose perché i club non gestivano per davvero il Team Ticino». Si arrivò perfino alla mediazione dell’ASF, ma complice la pandemia e, nel gennaio 2023, il fallimento del Chiasso, il progetto s’indebolì nuovamente. «Sul fronte della governance, le difficoltà erano evidenti. I tre posti destinati all’AC Bellinzona nel comitato furono ricoperti da otto persone in meno di tre anni, costringendo il gruppo di lavoro a ripartire ciclicamente da zero. Sembrava di gestire un matrimonio forzato», osserva Campana.
Discussioni prolungate
A pesare fu anche il capitolo finanziario. «Il deficit dell’associazione aumentò progressivamente: vennero meno i contributi del Chiasso e il Lugano spinse per professionalizzare la struttura con nuove figure. Il club bianconero non si è mai sottratto, versando, nelle ultime tre stagioni, 898.654 franchi, garantendo la sopravvivenza del calcio d’élite cantonale». L’AC Bellinzona ha invece contributo al deficit per un totale di circa 8.000 franchi. Alla luce di questa situazione, il Lugano ha inoltrato disdetta, con effetto il 30 giugno 2026.
Ma da dove sono nate le incomprensioni? Luca Baldo, director of Football Administration, fa chiarezza: «Per gestire il calcio giovanile d’élite, i modelli possibili sono due. Il primo prevede un’associazione, con uno statuto e una convenzione che regolano i rapporti fra le parti. Il secondo si basa solo su una convenzione. Oggi il Team Ticino rientra nel primo modello. Nel gennaio 2022 - quando il Lugano militava in Super League, il Bellinzona in Challenge e il Chiasso in Promotion - emerse la necessità di una nuova convenzione. Ma il progetto naufragò subito». Parallelamente, nel tempo ci sono pure stati continui ritardi nei pagamenti delle quote associative. Sempre Baldo: «Il Team Ticino gestisce 250 ragazzi e 55 allenatori. La liquidità deve dunque essere gestita e garantita. Quando chiedemmo ai rappresentanti dell’Associazione Calcio Bellinzona chiarimenti sulle tempistiche, ci risposero che la questione andava trattata con la SA».
La bozza rimasta sul tavolo
A dicembre 2022, per la prima volta, cominciarono a emergere discussioni su eventuali modifiche degli statuti. «Il Lugano preparò una bozza, in cui indicava i bianconeri come club faro. Ma lo scopo rimaneva mantenere il Team Ticino, non stravolgerlo». Anche questa iniziativa non vide mai la luce. Così come inascoltate rimasero le richieste del Lugano di rimettere mano alla convenzione. L’ACB avrebbe poi costantemente tergiversato anche in materia di copertura del deficit. Ancora Baldo: «Quando l’ennesima deadline sulla modifica della convenzione scadde il 31 maggio 2024 ci fu chiaro che l’ACB non voleva investire nel calcio giovanile. Così il Lugano diede disdetta. Ci teniamo però all’associazione, e infatti garantimmo i finanziamenti per le seguenti due stagioni. In dicembre 2024 ricevemmo la lettera dell’ASF che incaricava il FC Lugano di gestire il calcio d’élite ticinese a partire dal 1. luglio 2026. Con un vincolo: il partner poteva essere scelto liberamente, ma doveva provenire dal Sopraceneri». Nonostante il club bianconero considerasse l’ACB la scelta migliore, ancora una volta la trattativa rimase incompiuta. «In giugno 2025 non era arrivata alcuna presa di posizione formale e quindi contattammo tre club: Gambarogno, Giubiasco e Locarno. Era diventato impossibile proseguire così», conclude Baldo.
Un quadro su cui è intervento il CEO del Lugano Martin Blaser, ricordando che «nel dicembre 2023 abbiamo dichiarato che eravamo disposti ad assumerci la responsabilità dei giovani talenti ticinesi secondo le specifiche dell’ASF, ma non era più possibile che chi finanziasse non avesse potere decisionale. La formazione dei giovani e la gestione dell’Academy sono aspetti centrali per la società. Siamo consapevoli dei costi della formazione professionale, e siamo pronti a sostenerli, ma a determinate condizioni. Da qui la nostra decisione di vagliare soluzioni alternative al modello del Team Ticino».
Un potere, una responsabilità
Infine la scelta è ricaduta sull’US Giubiasco. Ma come mai in Svizzera si lavora nel settore giovanile tramite un modello di partenariato? «I partenariati sono nati nel 2005 - spiega il responsabile ASF dei partenariati Patrick Bruchmann -. Un sistema pensato per unire le forze di ogni regione. Non è semplice seguire e sviluppare tutti i giovani talenti, e non possiamo permetterci di perdere un ragazzo con del potenziale. Oggi lavoriamo su due livelli: il calcio d’élite e il Footeco, che riguarda i più piccoli, tra gli 11 e i 14 anni». In Svizzera ci sono 14 partenariati e il Ticino contribuisce con circa il 3,9% di giovani rossocrociati. «Per noi è chiaro che è il club faro ad avere la responsabilità della gestione dell’intero settore d’élite. Per riuscirci, la collaborazione tra i partner deve funzionare davvero. I ruoli devono essere chiari e accettati da tutti. Quando qualcosa non va, è il club faro che ha il compito - e la responsabilità - di decidere».
È all’interno di questo contesto che va letta la decisione del Lugano di puntare sul Giubiasco. Il nuovo corso sarà gestito dai bianconeri, sotto la cui direzione finiscono le principali squadre cantonali di calcio d’élite, U21, U19, U17, U16 e U15 Sottoceneri. Il club sopracenerino sarà invece incaricato di contribuire alla gestione delle altre categorie, la U15 Sopraceneri e le formazioni FE-14, FE-13 e FE-12 (Footeco). «Fin dal primo incontro abbiamo percepito intesa e collaborazione» ha spiegato Martin Blaser. Il presidente del Giubiasco Pietro Minotti, invece, lo ha definito un passaggio storico. «È un onore poter accettare questa sfida» ha detto, ricordando come il club, fondato nel 1942, «oggi conta 360 tesserati, 18 squadre e una rete di 30 allenatori. Per adempiere al meglio a questo compito, ci siamo mossi anche sul fronte delle infrastrutture, trovando con Bellinzona Sport soluzioni utili». Oltre ai campi di cui già dispone, il club ha ricevuto l’okay per poter usufruire di altri tre campi, di cui uno in sintetico. «Dieci anni fa abbiamo deciso di concentrare l’attenzione sulla formazione dei giovani, consapevoli che sarebbe stato un percorso impegnativo. Accogliamo il partenariato con il Lugano per permettere di mantenere la gestione di una parte del calcio d’élite e del Footeco nella regione del Bellinzonese e per evolvere nel percorso intrapreso negli ultimi anni, favorendo la crescita della società. Infine vogliamo unire le competenze del nostro club con l’esperienza di un contesto professionistico come quello del Lugano».
«Ora inizia il lavoro duro - ha chiosato Blaser -. Dateci dai tre ai cinque anni per giudicare il nostro lavoro. L’obiettivo rimane quello di mantenere vivo il sogno di tutti i bambini che iniziano a giocare a calcio».
La reazione
«Da subito il Lugano ha fatto tutto da solo»
Sul partenariato tra Lugano e Giubiasco si è espresso anche Brenno Martignoni. Da noi contattato, il presidente dell’Associazione Calcio Bellinzona ha spiegato come «il Lugano ha fatto tutto da solo da subito. Ha deciso di abbandonare il Team Ticino e uscendo ha lasciato soli il Bellinzona e la Federazione. Il club bianconero ci ha avanzato delle proposte, ma tutte inaccettabili perché impostate sulla realtà luganese, con i sottocenerini che avrebbero controllato tutte le categorie dalla U16 in su. Non avevamo margini di negoziazione. Il progetto del Team Ticino, a livello cantonale, è ormai concluso. È un peccato, ma era diventato inevitabile. La nostra società continuerà a funzionare bene e, come Associazione, continueremo a fungere da un punto di riferimento anche nel settore giovanile».
