Il colpo Nico Paz per entrare in una nuova dimensione

Quando sono arrivato al Bar Milton, questa mattina, erano tutti già schierati al solito tavolo. L’«Antognoni», il Fusi e il Conte Giuliani. E con loro c’era anche il Panzeta, personaggio storico della Como mondana. Chiamato così sin dalla tenera età, a mo’ di calciatore brasiliano, per il suo indubbio talento calcistico, abbinato però – il soprannome dice tutto – a una forma fisica piuttosto improbabile. Il Panzeta è tifoso da tribuna vip, abituato a frequentare i calciatori – a suo dire – e soprattutto i politici. Mai avuto un abbonamento, riesce a infilarsi a ogni partita a suon di inviti, spesso elemosinati. Si fa i selfie con gli attori americani e li spaccia come foto tra amici. Insomma, il Panzeta è quella roba lì, però sul calcio a volte ci azzecca. Ci azzecca anche in maniera sorprendente, ma forse la sorpresa è dovuta alla rarità delle cose giuste che dice rispetto alla marea di azzardi e provocazioni che getta nella mischia delle discussioni.
In questo caso, il Panzeta ce l’ha con la società, con Suwarso in particolare, perché – dice lui – «non è possibile che non abbia ancora trovato un modo per riscattare Nico Paz». Quella resta una domanda effettivamente centrale. Il problema è che servono tanti soldi e che dall’altra parte c’è il Real Madrid, non una squadra qualsiasi, bensì LA squadra. E se sei il più grande talento della tua epoca, o giù di lì, non è facile convincerti che lì non è il caso di andare, ma che sarebbe meglio rimanere a Como e nel Como. Da una parte: Madrid, il Real, i titoli vinti e da vincere, la Champions da protagonisti, lo statuto da top player quando vai in nazionale. Dall’altra: Como, d’accordo, il Como, un bel tenore di vita, Fabregas, la fiducia, ma anche una vita in prospettiva fin troppo semplice. Boh. Certo è che Suwarso non se ne sta con le mani in mano. Si è visto nell’operazione Perrone. Convincere il City a vendere Perrone non equivale a corteggiare il Real per Nico, ma quella è stata una prova di forza notevole. Giusto provarci, e giusto interrogarsi.
Ma se il Panzeta usa tanta veemenza è per amore. Si è innamorato del talento argentino, e come lui tutta Como. Il Panzeta in particolare dice di conoscerlo, di aver pranzato con lui, di sapere che cosa desidera. Dice che le maglie che indossano i suoi figli – per andare a scuola, agli allenamenti, come pigiama – arrivano proprio da Nico Paz, che è stato lui a regalargliele. Noi sappiamo che il Panzeta si è ritrovato, in un singolo caso, nello stesso ristorante di Nico Paz. Tutto qui. Ma anche se non gli crediamo, lo lasciamo parlare. Perché al Bar Milton si fa così. Soltanto il Conte a volte sbrocca, ma quando il Panzeta proprio esagera, altrimenti anche lui si trattiene. E comunque in questo caso siamo tutti d’accordo: strappare Nico Paz al Real Madrid sarebbe la prova definitiva che questo Como è destinato a diventare altro, a entrare in un’altra dimensione. Il Fusi azzarda un concetto interessante: «Sei un ingrato». Ce l’ha con tutti noi ma se la prende con il Panzeta per non tirarsi tutti contro. «A poterlo farlo, lo avrebbero già fatto. Ma ti rendi conto? Il Real Madrid!». Il punto di partenza è diverso, ma la riflessione è la medesima: rilevare Paz vorrebbe dire essere – già oggi – una grande d’Europa. Che poi sia presto, per entrare in quel circoletto lì, può essere vero. Ma nel calcio la razionalità si trova spesso a disagio. Vale anche per il Fusi.
La prestazione contro la Fiorentina è stata sofferta, l’argentino ha subito la pressione di Gosens e la rete costruita ad hoc da Pioli per contenerlo. Ma il «sistema Como» ha comunque funzionato, leggendo bene l’evoluzione della partita, influenzandola senza lasciarsi prendere dalla fretta, dalla paura o dal nervosismo. Il Como ha sfruttato anche le insicurezze viola. L’«Antognoni di Olgiate Comasco» nemmeno ci ha provato a difendere la Fiorentina, è il primo ad avercela con Pradè e con la società. «Qui si continua a spendere, ma invece di andare avanti si va’ indietro». Il Conte Giuliani ha scommesso cento euro sulla retrocessione dei viola. Al Bar Milton il più felice, stamattina, era lui.
E ora…
Como me gusta la Serie A, dialetto edition, quarta giornata
A caval dunaa se varda minga in buca: Cesc Fabregas
A lavurà la vita l'è düra, ma la pagnòta l'è sicüra: Lorenzo Pellegrini
Al m'ha menaa a mesa senza vedè al prevat (mi ha preso in giro): Christian Pulisic
Al ma fà gnè còlt gnè frech: Eusebio Di Francesco
Al ma fai vedè al sant e al miracul (mi ha mostrato come stanno le cose): Nikola Krstovic
A la sera légur, a la matina pégur: Nuno Tavares
Cantà e purtà la crus: Marc-Oliver Kempf
I uur de la mattina gh'ànn l'oor in buca: Jayden Addai
Galina vegia la fà bun broeu: Andrea Belotti
Se la mia nona la ghera i roeut a l'era un tram: Maurizio Sarri