Il gran finale dei peggiori per il peggiore dei finali

Un motto caro alla politica recita: «I voti non si pesano, si contano». La domenica elettorale del Lugano, in questo senso, è stata tremendamente cinica. E crudele. I bianconeri hanno dominato, mettendo in imbarazzo il Grasshopper per lunghi tratti. Schiacciandolo. Sì, la campagna della formazione di Mattia Croci-Torti è stata tutto fuorché piatta, quanto invece accattivante. Sino al verdetto del campo. Sovrano come quello popolare. A festeggiare, al Letzigrund, sono stati i padroni di casa, premiati oltre ogni merito da una sassata da fuori area di Ndenge. Dopo quella amara contro il Servette, e nonostante una pausa per le nazionali vissuta serenamente, Sabbatini e compagni sono quindi incappati nella seconda sconfitta consecutiva in campionato. Peccato. Perché, appunto, il gran finale dei peggiori si è trasformato nel peggior finale. Prestando il fianco alla delusione e pure a un certo nervosismo.
Botta e risposta
L’allenatore bianconero, al triplice fischio finale, non è per esempio riuscito a contenersi. «È vero, mi sono arrabbiato tantissimo con Hajdari» ammette il Crus, ritornando sull’errore che ha regalato al Grasshopper un successo insperato: «Quella palla persa ci è costata la partita. Avevamo la possibilità di impostare l’azione in modo molto più semplice. E invece abbiamo regalato al nostro avversario una nuova opportunità per sfilarci una gara che abbiamo controllato dal primo all’ultimo minuto». Poco prima, nella pancia dello stadio, Renato Steffen aveva fornito la sua lettura dell’episodio. Chissà, forse traducendo in parole la stizza del direttore sportivo Carlos Da Silva, scurissimo in volto nei corridoi del «Letzi». «Credo che dobbiamo solo fare autocritica per l’esito dell’incontro» sottolinea Steffen. Per poi precisare: «Il 2-1 del GC può essere ricondotto a una disattenzione del singolo, okay, ma allo stesso tempo è giusto chiedersi se a sbagliare - a livello tattico - non sia stata l’intera squadra. L’all-in conclusivo, forse, si è rivelato controproducente. Per favorire la superiorità numerica, tutti quegli uomini davanti hanno finito per lasciare scoperto il reparto arretrato».
Riflessioni, quelle del nazionale rossocrociato, che hanno raggiunto il tecnico come un traversone tagliato. Tagliente, meglio. «Eravamo offensivi, certo, ma nel modo giusto. Per fare gol. E con i giocatori posizionati correttamente» replica il Crus, ribadendo il peso della decisione di Hajdari. Le immagini di tutta l’azione, compreso il ripiegamento collettivo, sembrano dargli ragione. La magia di Ndenge ha fatto il resto.
«C’era un rigore netto»
Il difensore numero 5, a Zurigo, è stato recidivo. Sua, infatti, era stata pure la marcatura troppo blanda (eufemismo) che aveva permesso a Schürpf - autentico spauracchio bianconero - di portare in vantaggio il GC. Facilitato dalla mezza papera di Hammel, Hajdari sembrava comunque aver rimediato con il provvisorio 1-1. «Ci è mancata anche un po’ di furbizia. Magari accontentandoci di un punto alla luce della giornata storta sotto porta» insiste Steffen, toccando il secondo tasto dolente della gara e alludendo all’incapacità del Lugano - in dieci uscite orfane di pareggi - di trovare mezze misure.
«Il nervosismo - evidenzia in merito Croci-Torti - è figlio della chiara trama del match. Se avessimo capitalizzato tutto quello che abbiamo creato negli ultimi venti metri, beh, anche i gol estemporanei del Grasshopper - che nel nostro campionato ci possono stare - sarebbero risultati innocui. Non dimentichiamoci poi dell’incredibile rigore che non ci è stato accordato nel primo tempo. Trovando per primi il vantaggio, sono sicuro che la partita avrebbe conosciuto uno sviluppo differente». E invece no. Il Lugano si presenterà al primo dei due impegni europei contro il Bruges un po’ ammaccato. «Ma parliamo di un appuntamento che per visibilità e appeal ha un valore decisamente più importante rispetto a una sfida con il GC» osserva l’allenatore. Ma è giusto che sia così? «È normale che sia così: la Conference League è una questione a parte. Ogni turno è come una finale di Coppa Svizzera e tutti i giocatori ci tengono enormemente. Sarei però disonesto nel criticare l’attitudine e il gioco che hanno saputo esprimere al Letzigrund. Di insufficienze non mi sento di distribuirne».