Il poker più amaro di tutti: Monza in B, è la fine del Berlusconismo nello sport

La sconfitta per 4-0 contro l’Atalanta ha sancito la matematica retrocessione del Monza nella Serie B italiana. Con soli 15 punti conquistati in 35 giornate, la squadra di Alessandro Nesta non ha più possibilità di raggiungere la salvezza, a tre turni dalla fine del campionato.
Ma il verdetto sportivo nasconde un significato ben più profondo: segna la fine dell’ultima grande impresa sportiva legata al nome di Silvio Berlusconi. Tre anni dopo l’esordio in Serie A, il club brianzolo saluta la massima serie con un bilancio amarissimo – appena due vittorie in 35 giornate – e con l’immagine sbiadita di un sogno che sembrava destinato a durare.
Il Monza era stato acquistato nel 2018 da Berlusconi e affidato ad Adriano Galliani con un progetto tanto ambizioso quanto romantico: portare in alto una squadra della «loro» Brianza, farla diventare un modello sportivo e gestionale, forse persino europeo. Un’operazione che sembrava riecheggiare i fasti del Milan degli anni d’oro, con la stessa formula: solidità societaria, marketing moderno, nomi di richiamo, ambizione smisurata. Il miracolo sembrava avverarsi nel 2022, quando il Monza come detto raggiunse per la prima volta nella sua storia la Serie A. Da lì in avanti, due stagioni dignitose, un’identità in costruzione, qualche colpo di teatro. In mezzo, la morte del presidente, nel giugno 2023, e l’inizio di un lento declino.
La retrocessione di oggi appare dunque come un epilogo simbolico: è il calcio a chiudere l’ultima parentesi attiva dell’era Berlusconi nello sport. Un'era caratterizzata da narrazioni vincenti e, pensando al Milan, squadre capaci di segnare epoche. Il Monza era il suo piccolo, grande testamento sportivo, affidato a Galliani con lo stesso spirito con cui un tempo si affidavano regni. Ma la magia, stavolta, non ha retto: senza la forza propulsiva del suo fondatore, il progetto si è afflosciato tra cambi in panchina, mercato deludente e una squadra smarrita.
Oggi il Monza retrocede, ma con retrocede anche un certo modo di intendere il calcio: quello iper-personalizzato, guidato da padroni carismatici, fatto di promesse reboanti (a tratti anche eccessive) e ribalte mediatiche. La Serie B non è solo un declassamento tecnico: è il punto fermo su una stagione fallimentare e insieme il punto finale di una storia molto più grande. Quella del Berlusconismo applicato allo sport. Per la Brianza è tempo di tornare a fare i conti con la realtà. Per il calcio italiano, un’altra pagina si chiude.