Calcio

Il primo volto del Lugano «non è da mani nei capelli»

A Thun, contro il Cluj tutto difesa e contropiede, i ticinesi faticano a rendersi pericolosi e sono graziati dall'errore dal dischetto di Muhar - Croci-Torti: «Rammarico per il risultato, non per l'interpretazione»
Zanotti cerca di sfuggire ad un avversario romeno. © Keystone/Anthony Anex
Massimo Solari
24.07.2025 23:42

A trarre in inganno, producendo un paragone impietoso, è forse stato l’esordio continentale della scorsa stagione, culminato con una sconfitta spumeggiante - per 4 a 3 - contro il Fenerbahçe di José Mourinho. Alla Stockhorn Arena faceva caldo e gli spettatori avevano superato quota 6.000. Beh, oggi, sotto una pioggia incessante, non erano nemmeno mille per assistere al match con il Cluj, primo crocevia internazionale del Lugano. E il risultato, va da sé, ha rafforzato questa sensazione per certi versi spiacevole, ma al contempo inevitabile considerate le premesse della sfida. È finita 0-0. Non una sentenza, e però nemmeno la base più solida sulla quale provare a costruire il passaggio al terzo turno preliminare di Europa League.

«Meritavamo il successo»

«Ma non sono deluso dalla prestazione dei miei giocatori» sottolinea Mattia Croci-Torti. «Il rammarico, evidentemente, è legato alla mancata vittoria. Una vittoria che a mio avviso meritavamo». Per giustificare la tesi personale, l’allenatore bianconero cita «il totale controllo dell’incontro. Sì, sono soddisfatto di come abbiamo interpretato la partita. Con personalità, coraggio e pure testa».

Oddio, dopo nemmeno dieci minuti uno sciocco intervento in area di El Wafi avrebbe potuto mandare subito tutto all’aria. Il rigore calciato da Muhar, fortunatamente, si è stampato sul palo, facendo in modo che il match si sviluppasse con una trama inequivocabile. «D’altronde avevamo impostato l’incontro sull’ordine difensivo e il contropiede» ammette Dan Petrescu, tecnico del Cluj. Il Crus, al proposito, non nasconde tuttavia una certa sorpresa. «Eravamo convinti che avrebbero giocato in modo diverso, mettendo subito pressione con i loro attaccanti come hanno fatto nelle prime cinque uscite ufficiali».

Dieci volti noti e «Gianni»

Macché. I romeni hanno aspettato il Lugano, ancora e ancora. E, purtroppo, i ticinesi hanno puntualmente sbattuto contro il reparto arretrato degli ospiti. «È vero, negli ultimi 25 metri sono mancate brillantezza e giocate importanti» ammette il Crus. «Simili problemi, comunque, sono tipici all’alba di una stagione». Perciò l’allenatore momò non si fascia la testa in vista della rivincita. «Anche perché non ho visto un Lugano da mani nei capelli. Anzi. Mi è piaciuto il nostro essere squadra, attraverso una grande unità d’intenti. Schierando una formazione per dieci undicesimi figlia della scorsa stagione, in ogni caso, ero sicuro che non avremmo sbagliato l’approccio alla partita».

La novità, se così si può definire un ex amatissimo dalla piazza, è stato Ezgjan Alioski, gettato subito nella mischia a sinistra. Com’è andata? Insomma. Raramente «Gianni» è riuscito a lasciare il segno, mostrando dei limiti - anche comprensibili - sul piano dell’incisività. «Vestire una maglia da titolare con due sole settimane d’allenamento, però, non era scontato» tiene a evidenziare l’ex Al Ahli. «Naturalmente posso fare di più». E come lui tutto il Lugano.