Il punto di vista

Immagini eterne: ma quale sarà l'essenza finale?

Mai come in Qatar un Mondiale è stato segnato dalla forza degli scatti – Ne parliamo con Vincent Amalvy dell'AFP e Luca Bruno dell'Associated Press
© AP
Massimo Solari
17.12.2022 06:00

La forza delle immagini. In Qatar è stata enorme. Devastante, in alcuni casi. Vuoi perché il contesto lo imponeva, vuoi per una competizione - la Coppa del Mondo - indecifrabile nei suoi sviluppi sportivi e quindi generosissima nel fornire istantanee cariche di significato. L’ultimo atto tra Francia e Argentina, al proposito, assomiglia a un paradosso. Momento definitivo e al contempo crocevia. Già, forse alla fine vincerà l’Albiceleste. E, di riflesso, tutto sarà più semplice. Ma in caso contrario? Se foste un fotografo, al triplice fischio del signor Szymon Marciniak, verso quale volto, quale scena, puntereste il vostro obiettivo? Ricerchereste la gioia, nell’abbraccio bleu al capitano Hugo Lloris, o le lacrime di Lionel Messi, e con esse il drammatico epilogo di una delle più grandi storie sportive del XXI secolo?

«Prevediamo 150.000 foto»

«Fortunatamente, in quanto grande agenzia internazionale, avremo numeri e mezzi per offrire al pubblico entrambe le sfumature: siamo pronti a raccontare in immagini sia la felicità, sia la disperazione». A parlare è Vincent Amalvy, direttore «Grandi eventi» per l’Agence France-Presse (AFP). Lo intercettiamo a margine della conferenza stampa conclusiva di Gianni Infantino, a 48 ore dal gran finale al Lusail Stadium. Qui verrà scritta la storia, con gesti che diventeranno eterni anche grazie al lavoro di centinaia di fotografi. «Tra campo e tribuna - spiega Amalvy - avremo 12 uomini. Ai quali vanno aggiunti gli apparecchi a ridosso delle porte e una ventina di robot automatizzati. Questi ultimi rappresentano la novità e tecnologia più avanzata adottata per il torneo: gli impianti di Doha offrono condizioni tecniche eccezionali, che nel caso dei robot permettono la ripresa dal tetto dei migliori giocatori». Nel dettaglio, traduce Amalvy, «Messi e Mbappé saranno seguiti e fotografati dal primo all’ultimo istante». Una copertura gigantesca, già, e però - considerata la posta in gioco e il valore della partita soprattutto per la Pulce - preziosissima. Necessaria, anche. «Per una finale come questa, stimo che raccoglieremo circa 150.000 foto. Ogni angolatura verrà considerata e analizzata. E alla fine 2.500-3.000 immagini saranno messe a disposizione dei nostri clienti».

Prendiamo le partite dell’Iran. Cosa accadeva o poteva accadere in tribuna era per certi versi più importante della gara stessa
Luca Bruno, fotografo dell'Associated Press

«Ideali? Non è pura tecnica»

Un’edizione controversa come quella di Doha, d’altronde, merita una documentazione incredibile. «Il livello d’attenzione per il contesto è stato corretto al rialzo rispetto ad altre edizioni» conferma Luca Bruno, fotografo dell’Associated Press (AP) al settimo Mondiale in carriera: «Prendiamo le partite dell’Iran. Cosa accadeva o poteva accadere in tribuna era per certi versi più importante della gara stessa». Per tacere della censura televisiva, a ben vedere compensata e corretta dal lavoro dei fotografi. «Il nostro compito è chiaro: documentare. Perciò se la Germania si tappa la bocca al momento degli scatti di squadra, beh, la libertà di manovra dev’essere assoluta. Senza giudizio, ma - appunto - con il dovere della documentazione». A muovere obiettivi e dita sul pulsante di scatto non sono tuttavia ideali ed eventuali sensibilità politiche. «Quando si tratta di cogliere l’attimo fuggente, quale Mondiale si stia disputando c’entra poco o nulla» rileva Bruno. «È un discorso puramente tecnico. La mente è quella di un tecnico. Che si giochi in Qatar o in Germania. Poi - e ci mancherebbe - la coscienza giornalistica resta la guida essenziale. Vi sono immagini e immagini. E alcune, è inevitabile, smuovono e scuotono».

Una delle foto simbolo del Mondiale, non c’è dubbio, ha tentato di racchiudere l’essenza degli incendiari quarti di finale tra Argentina e Paesi Bassi. I festeggiamenti provocatori dei sudamericani all’indirizzo degli olandesi - mentre il rigore decisivo di Lautaro Martinez gonfiava la rete - hanno suggerito molto. Non tutto, però. E non a caso si è discusso a lungo sul valore e la credibilità di quell’immagine colta sulla linea di centrocampo. Un limite anche per il miglior professionista? «Ma è proprio la foto a essere rivelatrice, non credete?» sottolinea il direttore dell’AFP Amalvy, lui all’ottava Coppa del Mondo. «L’immagine, improvvisa per sua natura, è stata in grado di condensare le piccole o grandi tensioni che avevano preceduto l’incontro e intrecciato le azioni di diversi suoi protagonisti».

«Mi viene in mente Zidane...»

La forza del Mondiale, di questo Mondiale, è data pure dalla sua duplice anima. Da un lato, dicevamo, il contorno, per altro arricchito dai colori sgargianti del popolo marocchino. Dall’altro un palcoscenico sul quale leggende come Cristiano Ronaldo, Modric, Busquets e - domani - Messi, muoveranno gli ultimi passi. «La potenza dell’immagine, però, non traspare dai gesti tecnici di questi e altri fenomeni» precisa Bruno: «Non sono le rovesciate di Giroud o Richarlison a lasciare il segno. No, è il giocatore del Giappone che - dopo essere stato eliminato agli ottavi - rientra sul terreno da gioco e con un panno sul volto scoppia a piangere, prima di essere consolato dai figli. O ancora è il marocchino Boufal che porta la madre in campo per ballare e festeggiare insieme a lei la storica qualificazione alle semifinali. Per un attimo, seppur breve, la persona comune che osserva queste istantanee riesce a cogliere un briciolo di umanità. E così a identificarsi con un universo fatto di star e personalità spesso inaccessibili».

L’incerto compimento - nei tempi e nei modi - delle carriere mondiali dei più grandi interpreti di quest’epoca sta in ogni caso elevando l’album dei ricordi di Qatar 2022. «La presenza di così tanti campioni al crepuscolo, di così tante storie, così come il passaggio di consegne simbolico con una nuova generazione di calciatori contribuisce certamente a profilare l’edizione» conferma Amalvy. «Mi viene in mente la finale del 2006: uno dei nostri otto fotografi fu incaricato di seguire solo Zinedine Zidane» gli fa eco il collega dell’AP. Tra poche ore scopriremo se l’ultimo ballo di Lionel Messi verrà sintetizzato da un’immagine più gloriosa.

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