La polemica

«Indossate quella fascia: capitani, siate degli eroi»

L'attivista Vladimir Luxuria interviene sulla questione FIFA-fascia arcobaleno: «I calciatori non avevano chiesto di giocare con i tacchi, volevano lanciare un messaggio di inclusione»
Michele Montanari
21.11.2022 15:11

Si aggiunge una nuova polemica ai Mondiali della discordia: niente fascia arcobaleno sul braccio dei capitani, pena l'ammonizione o addirittura l'esclusione dagli incontri. Il minaccioso monito è arrivato dalla FIFA dopo che Svizzera, Inghilterra, Galles, Belgio, Danimarca, Germania e Olanda si erano dette disposte a pagare le sanzioni previste per chi non rispetta i regolamenti sulle divise da gioco. Le multe però si sono trasformate in provvedimenti troppo pesanti per le Federazioni impegnate ai Mondiali. La FIFA non permetterà ai capitani di usare la fascia OneLove contro la discriminazione di genere, ma permetterà l'utilizzo di una generica fascia a sostegno della sua campagna #NoDiscrimination. Ne parliamo con Vladimir Luxuria, attivista a favore dei diritti della comunità LGBTQ+. 

«I calciatori non avevano chiesto né di giocare con i tacchi né di darsi un bacio di esultanza dopo un gol. Avevano chiesto il minimo: mettere una fascia coi colori arcobaleno per lanciare un messaggio», spiega Vladimir Luxuria, aggiungendo: «Io ricordo grandi gesti da parte dei campioni sportivi. Gesti eroici, come quando si sono inginocchiati durante gli ultimi Europei per protestare contro il razzismo verso la comunità afrodiscendente. O ancora, il braccio alzato e la testa china contro il razzismo alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968. Questa fascia era davvero il minimo sindacale». Secondo l'attivista italiana, la FIFA aveva già fatto una scelta discutibile decidendo di assegnare l'evento calcistico per eccellenza al Qatar: «In questo modo i valori dello sport, come l’inclusività, vengono messi in secondo piano. Lo stesso Infantino che durante la conferenza stampa di apertura dei Mondiali aveva detto di sentirsi gay, dovrebbe capire che una cosa è sentirsi omosessuale nello spazio di una conferenza stampa, protetto dal proprio ruolo di presidente, mentre un altro è esserlo in un Paese in cui, stando all’articolo 296 del codice penale, rischi il carcere e le frustate. Un Paese dove una trans come me non può neanche andare allo stadio, perché la transizione non è legale». Luxuria prosegue: «Io spero che il divieto della fascia arcobaleno venga infranto, bisogna avere coraggio. Mi auguro che, in barba alla FIFA e al Qatar, qualche giocatore abbia il coraggio di andare oltre questo monito: vincere non è solo segnare un gol, ma è anche combattere contro i pregiudizi, la discriminazione e la violazione dei diritti umani».

È bruttissimo vedere una persona a cui sono state concesse delle libertà andare in un Paese che le reprime e, di colpo, dimenticarsi di tutte le lotte che ci hanno permesso di poterci esprimere
Vladimir Luxuria, attivista LGBTQ+

Dunque bisogna boicottare questi Mondiali? L'ex parlamentare italiana non ha dubbi: «Avevo già deciso di non seguirli appena è stato scelto il Qatar, mi auguro che nel mondo ci sia meno audience, perché minori ascolti comportano conseguenze per le sponsorizzazioni e danni economici. È palese, purtroppo gli interessi economici in questi Mondiali sono molto più importanti dei diritti umani». Luxuria poi evidenzia: «Questo evento è una vetrina internazionale, dunque sarebbe stato giusto poter lanciare un messaggio: è bruttissimo vedere una persona a cui sono state concesse delle libertà andare in un Paese che le reprime e, di colpo, dimenticarsi di tutte le lotte che ci hanno permesso di poterci esprimere. Come ha fatto il portiere della Francia, dicendo di non voler indossare la fascia arcobaleno per rispetto delle leggi del Qatar. Un conto è rispettare usi e costumi, ma qui si tace su norme repressive. Io vorrei che un gay qatariota potesse sentirsi rappresentato, che potesse sentire che c’è qualcuno che lancia un messaggio in suo favore, piuttosto che assistere ai Paesi occidentali che si adeguano e si abbassano a livello di chi non rispetta i diritti». Vladimir Luxuria conclude: «Io oggi non tifo per una squadra, tifo per uno sportivo capace di trovare il coraggio di diventare anche eroe».

© CdT/Archivio
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