«Io, interista di Lugano, fra le manganellate della polizia portoghese»

Almeno, racconta Sam Kassami, l’Inter ha passato il turno. Per il resto, però, per tutto il resto, la notte dei tifosi nerazzurri al Dragão di Porto è stata orribile. Ed è proprio il nostro interlocutore, barbiere e parrucchiere a Lugano, a spiegarci che cosa è successo dopo l’amaro sfogo condiviso in mattinata sui social.
Parentesi: l’Inter, martedì, si giocava l’accesso ai quarti di Champions League contro il Porto. Alla fine, appunto, lo 0-0 ha sorriso alla squadra di Simone Inzaghi. Ma a far discutere, in queste ore, è quanto accaduto ai supporter della Beneamata. Protagonisti, loro malgrado, di un lungo tira e molla con le autorità e la polizia e ritrovatisi ammassati nonostante fossero in possesso di regolare biglietto. Un limbo pericoloso, anche perché – dice Kassami – «la polizia a un certo punto ha pure rifilato delle manganellate».


La prima doccia fredda
La prima doccia fredda, per Kassami, è arrivata la mattina della partita. Quando, cioè, è stato comunicato che i tifosi interisti con un biglietto acquistato in settori differenti rispetto al settore ospiti sarebbero rimasti fuori. «E io, beh, avevo proprio un biglietto di tribuna» dice il luganese d’adozione. «Non vado mai in curva, non mi piace proprio. Quando guardo una partita, voglio stare tranquillo. Seduto. E godermi lo spettacolo. Non era la prima volta che seguivo la mia Inter in trasferta, soprattutto in Champions League l’ho vista spessissimo. Ma una roba così, credetemi, non era mai successa».
Kassami, fra le altre cose, ci tiene a sottolineare che è stato il Porto a vendergli i biglietti. «Non erano tagliandi abusivi e, al momento dell’acquisto, non c’era scritto da nessuna parte che l’ingresso per noi sarebbe stato vietato in determinati settori. La comunicazione, in questo senso, è arrivata il giorno della partita, la mattina».
Quindi, una seconda comunicazione ha permesso a Sam e ai tanti interisti «non curvaioli» di tirare un sospiro di sollievo: ingresso garantito, per tutti, indipendentemente dal biglietto e dal settore. «Visto il caos generatosi, però, abbiamo pensato di presentarci con largo anticipo allo stadio».
«Ho finto di non essere interista»
Ed è proprio allo stadio, prosegue Kassami, che le cose sono precipitate. Letteralmente. «Ci era stato detto di non indossare indumenti legati all’Inter. Pazienza, sono cose che non dovrebbero succedere ma ci passi pure sopra. Il guaio è che, una volta al Dragão, la polizia in tenuta antisommossa ha iniziato a caricare. E a costringerci tutti, per tutti intendo noi interisti, in un angolo. Io e i miei amici, però, dovevamo andare in tribuna. Ma, per quanto ci sforzassimo di ribadirlo alla polizia, abbiamo ricevuto solo minacce. E alcuni si sono pure presi manganellate a caso, solo perché si trovavano lì. Nessuno, però, si è comportato male fronte tifosi. Eravamo tranquilli, al netto di una situazione oggettivamente difficile: l’ingresso del settore ospiti era molto stretto ed eravamo in cinquemila. Siamo rimasti lì, fra tutto, oltre due ore».
Kassami, dato che quello, in ogni caso, non era il suo settore, a quel punto ha provato a ingegnarsi per raggiungere la tribuna. «Ho provato a fare il giro dello stadio, ma la polizia mi bloccava. Ho tirato fuori la carta d’identità belga, nel tentativo di non passare per tifoso interista, ma niente. Alla fine, ho fatto finta di prendere la metropolitana e, dall’esterno, sono riuscito a raggiungere il mio settore. Dove, altra doccia fredda, mi è stato detto che il mio biglietto era stato bloccato. Il motivo? Lo avevo acquistato con una carta di credito non portoghese. Allucinante».
Alla fine, fra lamentele e persone «che svenivano o stavano male», Kassami e i suoi amici sono riusciti ad accomodarsi in tribuna. «Peccato che la partita fosse già cominciata».


E adesso? «Il Milan...»
Detto della soddisfazione per il passaggio del turno, la trasferta di Kassami è stata un vero e proprio incubo: «Avevo conoscenti nel settore ospite, mi dicevano che erano ammassati. Uno sopra l’altro. E noi, a fine partita, ce la siamo vista brutta: abbiamo esultato perché, beh, l’Inter si era qualificata. Ma subito i tifosi del Porto hanno iniziato ad aggredire gli interisti in tribuna. La polizia era presente, eppure non è intervenuta. Si è voltata dall’altra parte, mentre dei ventenni venivano menati da cinquantenni. Il clima era infame, davvero. E non c’era uno straccio di ambulanza o un minimo di assistenza per chi, dopo ore e ore in attesa, si è sentito male».
Il finale, conclude Sam, è stato ancora più amaro: «Noi interisti in tribuna siamo stati, di nuovo, dirottati verso il settore ospiti. Ci hanno fatto entrare pure noi, lasciandoci in attesa – tutti quanti – per oltre un’ora e mezza prima di poter lasciare lo stadio. È stato assurdo, tutto assurdo. Sono stato ovunque al seguito dell’Inter: a Liverpool. Londra, Madrid, Barcellona. Mai la polizia si è permessa certe cose». E adesso? «Niente, adesso vediamo che cosa ci riserverà il sorteggio. Mi sa che ci toccherà il Milan…».