Calcio

Italia-Germania 4-3 compie cinquant’anni

Mezzo secolo fa all’Azteca di Città del Messico si disputò la Partita del Secolo: gli azzurri conquistarono la finale di Messico ‘70 al termine di una sfida epica contro i tedeschi, decisa da un gol di Gianni Rivera – IL VIDEO
Il gol del 4-3 firmato da Gianni Rivera. © AP/Foggia
Red. Sport
17.06.2020 06:00

La Partita del Secolo compie mezzo secolo, e già nel gioco di parole c’è la portata dell’evento: il 17 giugno di 50 anni fa allo stadio Azteca di Città del Messico si disputò infatti molto più di una semifinale del Mondiale di calcio, persino più della «Gara», come la definirono gli organizzatori nella targa prontamente apposta sulla tribuna principale dell’impianto. Quel giorno di fine primavera del 1970 a sfidarsi mischiando metafore ed emozioni furono la vita e il pallone: ne venne fuori Italia-Germania 4-3, che da sempre si legge così, tutto attaccato. Un evento che ancora oggi suggestiona non solo i due popoli coinvolti, gli inopinatamente vittoriosi e gli inaspettatamente sconfitti, ma i tifosi di tutto il mondo.

Adrenalina e lacrime

Il concentrato di adrenalina e lacrime andò in onda in tv quando in Italia era notte piena e nel canale della mondovisione, due rarità per l’epoca. E regalò tutto l’epos del calcio grazie a una pazzesca serie di gol, papere e prodezze: il tutto mentre 10 mila chilometri a Est l’Italia riscopriva l’orgoglio nazionale mortificato dall’avventura folle nella guerra voluta dal fascismo, e, tornando al recinto dello sport, dall’eliminazione nel precedente Mondiale, quello del ‘66, avvenuta contro la Corea del Nord.

Italia-Germania 4-3 è dunque diventata in questi 50 anni un brand impreziosito da un paio di film, qualche pièce teatrale, innumerevoli libri ma è rimasta soprattutto un ricordo ineguagliato di gioia e follia collettiva. Eppure è passato tanto tempo, in cui stando alla contabilità dei trionfi l’Italia ha vinto due Mondiali che si sono aggiunti ai due degli anni Trenta. A distanza di tanti anni è però sempre più evidente che a fare di quella nottata un punto di svolta, una pietra miliare nella storia del costume italiano, sono non solo le emozioni calcistiche che arrivavano in bianco e nero dal Messico ma, sulla spinta del boom economico, l’evidente voglia di riscatto e di immagine nuova di una nazione che era stata non solo sconfitta, umiliata.

Novanta minuti di noia

Quell’Italia-Germania del Mondiale di Messico ‘70 era stata per la verità per 90 minuti una gara noiosa: con i potenti e furenti tedeschi guidati dallo statuario Beckenbauer (ferito, braccio appeso al collo per un infortunio, ma imperiale nel suo incedere) all’assalto del solito, astuto, catenaccio italiano. Erano in vantaggio 1-0, gli azzurri di Valcareggi, in virtù di un gol di Boninsegna. E il pareggio tedesco arrivò nel recupero del secondo tempo grazie a Schnellinger, che militava nel Milan e si ritrovò sotto porta solo perché voleva arrivare prima nello spogliatoio per evitare i fischi dei suoi tifosi. Da lì nei supplementari la sarabanda di gol: 2-1 per i tedeschi con Gerd Müller, 2-2 firmato da Burgnich, uno che nella sua meravigliosa carriera di difensore sarà arrivato nell’area avversaria tre volte in tutto. E poi 3-2 di Riva, 3-3 ancora di Müller con errore difensivo di Rivera che però, stimolato dagli insulti del portiere Albertosi, andò a riparare nel giro di una manciata di secondi con un gol thrilling: colpo millimetrico di piatto destro in controtempo sul tuffo di un Maier inebetito. «Presi la palla a centrocampo, volevo dribblarli tutti e andare in porta» ricorda, oggi, proprio Rivera. «Ma vidi un muro bianco di maglie avversarie. Passai corto a De Sisti, il quale la diede a Facchetti che a sua volta lanciò Boninsegna sulla sinistra, lui resistette a una carica, andò sul fondo e crossò rasoterra in area. Io seguii l’azione, perché dovevo segnare». Già, il gol. Quel gol. Ancora Rivera: «Istinto, tecnica e talento. Ero partito per mettere la palla di sinistro sul palo opposto. Con la coda dell’occhio vidi il portiere andare da quella parte e in una frazione di secondo cambiai idea: colpii di piatto destro. Presi Maier in contropiede e fu il 4-3». Rivera che, però, in finale contro il Brasile giocò appena sei minuti. Ancora oggi, non sa darsi una spiegazione.

Tutti incollati davanti alla tv

L’Italia visse quei supplementari incollata alla tv, e lo stesso fecero in tutto il mondo. Persino le guardie di un carcere messicano si persero nei brividi di Italia-Germania 4-3: e infatti alcuni detenuti ne approfittarono per darsi alla fuga. Una delle tante pazzie di quella notte contrassegnata in chiave italiana dalla gente incolonnata nelle strade, tante bandiere che spuntavano dal tettuccio della Cinquecento e persino qualche tifoso a fare il bagno ubriaco di gioia dentro Fontana di Trevi: altro che Anita Ekberg... Anche che un Paese umiliato e offeso si riscattò finendo, inopinatamente, in copertina al mondo: un messaggio che va molto al di là del calcio, proprio come quella nottata.