La storia

La calciatrice e una tazza di tè piena di polemiche

Ai Mondiali femminili l’americana Alex Morgan ha esultato in maniera particolare facendo infuriare l’intera Inghilterra
La celebrazione di Alex Morgan che ha fatto infuriare l’Inghilterra. (Foto Keystone)
Marcello Pelizzari
04.07.2019 06:00

Un gol, l’ennesimo. Poi l’esultanza. Apparentemente banale. Come bere una tazza di tè, appunto. Alex Morgan però è finita nell’occhio del ciclone. L’Inghilterra, avversaria degli Stati Uniti nella semifinale dei Mondiali, non l’ha presa bene. Giudicando il gesto eccessivo e, soprattutto, privo di tatto ed eleganza. «Ma io volevo solo rispondere alle critiche che abbiamo ricevuto nel corso del torneo» ha spiegato la star della nazionale statunitense.

La rabbia inglese è figlia (anche) di una statistica. Secondo la UK Tea and Infusions Association, sono 100 milioni le tazze di tè consumate dai britannici ogni giorno. All’anno fanno quasi 36 miliardi. Alex Morgan – insomma – ha colpito al cuore della tradizione. È un po’ come quando noi svizzeri veniamo dileggiati per il cioccolato oppure il formaggio. Dà fastidio.

C’è di più. Almeno secondo alcuni. Il gesto di Alex Morgan si ricollegherebbe al Boston Tea Party del 1773. Un episodio chiave nella storia statunitense, vero e proprio spartiacque. Negli anni seguenti infatti le tensioni fra le tredici colonie nordamericane e il Regno Unito sfociarono nella Rivoluzione americana e nella dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti. Bene, ma cosa successe? Un gruppo di giovani patrioti appartenenti ai Sons of Liberty, i figli della libertà, si travestì da indiani Mohawk e salì sulle navi della Compagnia britannica delle Indie orientali ancorate nel porto di Boston. Gettando poi in mare le casse di tè trasportate. Una risposta chiara e provocatoria al famoso Tea Act del governo britannico, che permetteva alla citata Compagnia di vendere tè alle colonie senza l’obbligo di pagare tasse o dazi di alcun tipo al Regno Unito. Una porcata, per farla breve.

Ancora, Morgan ha riacceso la miccia. Inavvertitamente o meno. Ripescando o comunque rievocando un episodio alla base della spaccatura fra l’America e l’Inghilterra. Due Paesi oggi alleati e amici, uguali e diversi. La lingua è la stessa, cambia però l’accento come differenti sono alcuni vocaboli adoperati. Uno su tutti: il soccer delle americane rispetto al football britannico. Fra i due termini c’è uno slittamento semantico che si presta a incomprensioni. Sono due facce della stessa medaglia e dello stesso pallone, eppure è come se la differenza fosse abissale. A tal proposito, alla vigilia della semifinale di Lione l’allenatore inglese Phil Neville aveva messo in discussione l’etichetta a stelle e strisce. Proprio così. Alcuni membri dello staff statunitense erano stati pizzicati nell’hotel della sua squadra. «Noi cose del genere non le facciamo» ha sentenziato Neville. Soccer contro football, si diceva. Di critiche, ad ogni modo, le americane ne hanno ricevute a iosa durante il Mondiale. Su tutte, il fatto di aver festeggiato ogni singolo gol nel 13-0 sulla Thailandia.

«Volevo continuare a rendere la cosa interessante» ha raccontato Morgan ai giornalisti presenti in Francia. «So che Megan Rapinoe vanta la celebrazione migliore dopo un gol. Io, beh, dovevo provare a elevare il livello del giochino. E questo per rispondere a tutto ciò che ci è stato buttato addosso. Il nostro non è stato un cammino semplice e allora eccovi il tè».

Criticato in Inghilterra, il gesto di Alex è stato mitizzato in patria. Contribuendo al mito di Morgan, calciatrice divenuta manifesto e ispirazione. Disney Channel tempo fa le dedicò addirittura un documentario, incentrato sul lavoro duro quale partner perfetto del talento. E sulla necessità di inseguire i propri sogni, sorta di ricerca della felicità che ritroviamo anche nella citata dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti. Hillary Clinton ha speso un cinguettio per lei su Twitter. Prima scelta del draft 2011, Alex ha un repertorio completo. Ha rapidità di esecuzione, senso del gol, potenza, precisione. Tutto. Ha una sensibilità a livello di piede fuori dal comune. Ed è velocissima. Le sue doti atletiche fanno la differenza. Anche perché sa resistere ai contrasti e, spesso, nei duelli aerei riesce a sovrastare marcatrici più alte.

Tornando alla celebrazione, il gesto del tè come ha sottolineato la stessa Morgan rappresentava una sorta di sfida nella sfida con Megan Rapinoe. Un’altra ragazza terribile, nel senso che la sua esultanza nel quarto di finale contro la Francia ha scatenato il popolo dei social e riaperto il contenzioso con il discusso presidente americano Donald Trump.

Veterana della squadra con i suoi quasi 34 anni, Rapinoe è apertamente gay e nel 2016 decise di inginocchiarsi durante l’esecuzione dell’inno nazionale. Un segno di solidarietà nei confronti di Colin Kaepernick, ex quarterback della NFL che – così facendo – protestava contro la brutalità della polizia e le discriminazioni razziali. La Federcalcio statunitense in seguito costrinse tutti i giocatori e le giocatrici a rimanere in piedi in occasione dell’inno. Regola rispettata anche da Megan, che però ai Mondiali francesi non ha mai cantato né si è messa la mano sul cuore. Prima della rassegna aveva affermato di essere una «protesta che cammina» riferendosi alle sue posizioni critiche verso l’amministrazione Trump.

La doppietta alle francesi è caduta in una settimana molto chiacchierata, visto che Rapinoe aveva detto su Twitter di non voler visitare «la fottuta Casa Bianca» in caso di successo al Mondiale. Piccata e immediata la risposta di Trump, al grido «prima vinci e poi parla». Il presidente poi aveva esteso l’invito all’intera squadra indipendentemente dal risultato, chiedendo a Rapinoe di rispettare la bandiera mentre gioca. Detto, fatto. Due gol e una celebrazione provocatoria ma allo stesso tempo bellissima. Carica di orgoglio. Proprio come la tazza di tè bevuta martedì da Alex Morgan, nella quale è affogata l’Inghilterra.