Calcio

La confessione del «Papa»: «Sogno la maglia della Grecia»

Prime parole in bianconero per Antonios Papadopoulos, nuovo difensore centrale del Lugano
© Ti-Press / Alessandro Crinari
Flavio Viglezio
26.06.2024 18:00

La sua pettinatura – caschetto nero con mèches bionde – potrebbe diventare di tendenza. I suoi occhi chiarissimi rischiano di far girare la testa alle tifose bianconere. Il Lugano non lo ha però ingaggiato per il suo look o per il colore degli occhi. Antonios Papadopoulos – il nuovo centrale di Mattia Croci-Torti – dovrà fermare gli attaccanti avversari. Sorridente e spigliato, il 24.enne dal doppio passaporto tedesco e greco ha iniziato con entusiasmo la sua nuova avventura. « Le prime impressioni – spiega – sono estremamente positive, anche e soprattutto perché il gruppo mi ha accolto nel migliore dei modi. Sono felice di essere qui: non vedo l’ora di potermi confrontare con un nuovo campionato e di iniziare l’avventura europea con il mio nuovo club. Ho già discusso un po’ con Lukas Mai, tedesco come me: conosco suo fratello maggiore, Sebastian, con il quale ho giocato nella 3. Divisione tedesca. Ho trovato un ambiente familiare e questo mi piace molto».

«La Coppa, che peccato»

Ha già cominciato a studiare i suoi nuovi compagni, «Papa»: «Ho iniziato a seguire il Lugano quando il club bianconero ha iniziato a manifestare un interesse nei miei confronti. Ho guardato la finale di Coppa Svizzera: peccato per il risultato, ma ho visto una squadra che sa giocare bene a calcio. Ora, oltre ai miei nuovi compagni, in questi giorni sto imparando a conoscere la città: è splendida, con il lago e le montagne attorno. Sono davvero felice di essere qui».

In Ticino Papadopoulos arriva dopo un’esperienza di tre stagioni nell’organizzazione del Borussia Dortmund: «Certo, la differenza tra la Bundesliga e il campionato svizzero esiste, ma il livello della Super League non va assolutamente sottovalutato. Anzi, ho già avuto modo di vedere all’opera giocatori davvero forti. Proverò a mettere al servizio del Lugano ciò che ho avuto l’occasione di imparare a Dortmund nelle ultime stagioni. Sono stati tre anni importanti, per il mio sviluppo. Mi piacciono i duelli uno contro uno, so giocare fisico, ma credo di aver compiuto grandi passi avanti anche a livello tecnico. Preferisco però che a parlare per me sia il campo».

L’esempio di Akanji e Hummels

Difensore centrale, Papadopoulos può anche ricoprire il ruolo di centrocampista, davanti alla difesa: «Sì, posso giocare anche da numero 6. È un ruolo che mi piace, anche se in verità per le mie caratteristiche penso di essere al momento più completo come centrale difensivo. Alla fine, come sempre, deciderà l’allenatore».

A propositivi di centrali difendivi, i «maestri» di Papadopoulos non sono proprio dei signori nessuno: «Frequentare quotidianamente grandi giocatori mi ha insegnato tanto. Ho studiato molto chi giocava nel mio ruolo: nel mio primo anno a Dortmund ho avuto la fortuna di allenarmi e anche di giocare alcuni spezzoni di partita con Manuel Akanji. Ho imparato parecchio dal difensore della nazionale svizzera, dentro e fuori dal campo. In seguito ho cercato di rubare qualche trucchetto del mestiere anche da un altro grande difensore, Mats Hummels. A proposito, è stato bello e interessante guardare la partita tra la Germania e la Svizzera agli Europei. Entrambe le squadre hanno giocato molto bene, a ritmi alti. Mi auguro che possano andare lontano: sono tra le formazioni che fino ad ora hanno mostrato le cose migliori».

Un mix interessante

Tra la Germania e la Svizzera c’è di mezzo la Grecia: «Sono nato in Germania da genitori ellenici. Anche loro, però, sono nati in Germania. Ho frequentato sia la scuola tedesca, sia quella greca. A casa parliamo entrambe le lingue. Diciamo che la mia mentalità è piuttosto greca – se così si può dire – mentre la mia precisione e la mia puntualità sono tedesche (ride, NdR). Ho ancora molta famiglia, in Grecia: zii, zie, cugini e cugine. Ho la doppia nazionalità e trovo che sia un mix interessante».

Alla possibilità di giocare in nazionale ci pensa mai? «Beh, arrivare nella selezione tedesca rischia di essere un po’ complicato, per ora, vista la qualità dei difensori a disposizione di Julian Nagelsmann. Il mio sogno però – e quello della mia famiglia – è di riuscire un giorno a vestire la maglia della Grecia. Chissà che fare bene a Lugano non mi permetta di concretizzarlo. Sono giovane e non penso troppo al futuro: ho firmato un contratto di tre anni e ho tanta voglia di far bene nel campionato svizzero. Vedremo ciò che mi riserverà il futuro».

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