La finale di Euro 2024 e il passato ingombrante dell'Olympiastadion

Spagna contro Inghilterra. Una finale, sportivamente parlando, intensa. E dai molti significati. L'ultimo atto di Euro 2024, insomma, promette scintille. A interessare, come scrive il Guardian, è anche il contesto o, meglio, il teatro che accoglierà le due nazionali. Parliamo, evidentemente, dell'Olympiastadion di Berlino. Il cui passato, in questi giorni, è riemerso con prepotenza in queste ore. Ma che passato? Riassumiamo al massimo: lo stadio, questo stadio, venne costruito e finanziato su ordine del dittatore nazista Adolf Hitler in vista delle Olimpiadi estive del 1936. Possibile che sia ancora in piedi, dunque? Sì, considerando che la Germania riemersa dalla Seconda guerra mondiale ha seguito la politica del «chiarire piuttosto che oscurare». I tedeschi al riguardo parlano di Vergangenheitsbewältigung, un confronto frontale con la propria storia.
L'Olympiastadion guadagnò le luci della ribalta proprio durante i Giochi. Grazie, in particolare, alle riprese di Leni Riefenstahl e al suo propagandistico Olympia. L'obiettivo di quel documentario e, in generale, di quelle Olimpiadi era mostrare, se possibile, un volto caloroso e amichevole. Una messinscena, per farla breve. Durante le settimane di competizione, per dire, agli atleti ebrei selezionati venne concessa la partecipazione mentre i cartelli che limitavano l'accesso degli ebrei ai luoghi della quotidianità berlinese e tedesca furono rimossi. Il tutto, come sottolinea sempre il Guardian, mentre oltre i confini di Berlino erano in costruzione i campi di concentramento.
All'epoca, Hitler assistette, inerme, al trionfo dell'afroamericano Jesse Owens, protagonista assoluto della rassegna con quattro medaglie d'oro nell'atletica. Da solo, con le sue prodezze, lo statunitense smascherò la narrazione e le falsità del dittatore sulla presunta supremazia ariana. A distanza di 88 anni, saranno due squadre che hanno fatto della multiculturalità una bandiera ad affrontarsi in quello stesso stadio. Alla faccia, verrebbe da dire, dei populisti europei. Spogliato delle svastiche naziste dopo la caduta del Reich, quindi ristrutturato completamente in occasione dei Mondiali del 2006, al costo di 242 milioni di euro, l'Olympiastadion di oggi è uno stadio diverso rispetto a quello che frequentò Hitler. Diverso ma uguale, nella misura in cui alcuni dettagli che rimandano al nazismo non sono affatto scomparsi. Pensiamo alle statue di bronzo, un richiamo al mito della teoria della razza dominante, ma anche alla pietra calcarea della Franconia che riveste le pareti esterne. Quel materiale, leggiamo, fu scelto da Hitler in persona. L'architettura stessa della struttura, con colonnati austeri, riporta inevitabilmente lo spettatore a quell'epoca. Per tacere del gigantesco braciere olimpico.
Ma l'Olympiastadion di oggi, proprio tenendo fede al concetto di Vergangenheitsbewältigung, è anche un museo. Il complesso, infatti, è disseminato di pannelli informativi. Ogni giorno, poi, vengono organizzate visite guidate. Per comprendere, contestualizzare, capire. Finita la guerra, lo stadio venne occupato per un breve periodo dall'Armata Rossa. Una volta spartita la città di Berlino, l'Olympiastadion passò invece alle forze britanniche. Che vi si trasferirono. Furono proprio i britannici i primi a ritoccare l'architettura dell'impianto, nell'ambito di un ampio sforzo di denazificazione del Paese. Rimpicciolirono, in particolare, il balcone di Hitler, rimossero le citate svastiche e aprirono l'adiacente piscina olimpica al pubblico. Nel 1963, proprio con l'obiettivo di ridare spazi del Reich alla gente, la sede dell'Hertha Berlino venne trasferita all'Olympiastadion. Nel 1974, ancora, fu installata una tettoia per dare riparo a 26 mila tifosi in tempo per la Coppa del Mondo del 1974. Trentadue anni più tardi, la copertura venne estesa a tutto lo stadio.
Detto degli exploit di Owens, questo stadio negli anni è stato testimone di altri eventi storici: dal concerto dei Rolling Stones alla celeberrima testata di Zidane a Materazzi nella finale di Germania 2006, passando per il record di Usain Bolt ai Mondiali di atletica del 2009. Nel frattempo, l'Hertha Berlino – dopo che le autorità cittadine hanno detto no alla trasformazione dell'Olympiastadion in uno stadio esclusivamente per il calcio, una questione di costi e opportunità date dall'atletica – sta cercando una nuova sede. Vorrebbe costruire un impianto nuovo di zecca nei pressi del vecchio Olympiastadion.