La più grande sfida di Pia

La sala stampa nella pancia del Wankdorf è stracolma di gente. Un pubblico simile, se non maggiore, a quello presente dopo la vittoria maturata qualche giorno fa nella capitale tra Svizzera e Islanda per la conferenza post-partita di rito. C’è una lingua che sovrasta le altre, ed è lo spagnolo. I volti dei giornalisti rossocrociati ci sono, sono quelli di sempre, ma sono in minoranza rispetto ai rappresentanti iberici. O per lo meno si sentono meno. Pare un’anteprima di ciò a cui assisteremo questa sera. Verosimilmente, tra Spagna e Svizzera, sarà la prima a fare la voce grossa. Sì, il quarto di finale che attende le ragazze di Pia Sundhage appare difficilissimo, «ma noi ci crediamo». L’allenatrice delle elvetiche non ha dubbi. «Ogni ragazza scenderà in campo per giocare il match della vita. Sarà tosta, ma se rimarremo compatte potremo anche noi crearci le nostre chance».
L’apice della carriera
D’altronde la Svizzera non ha niente da perdere. Tutta la pressione di questo quarto di finale sarà sulle iberiche, campionesse del mondo in carica. «Basta già mettere insieme questi concetti per rendersi conto di che cosa ci sarà in gioco questa sera al Wankdorf - prosegue la svedese -. Una partita storica. Un incontro a dir poco speciale. Sì, posso serenamente dire che questa sfida sarà la più importante della mia lunga carriera di allenatrice. Il momento è ora, dobbiamo godercelo». Per Pia finora è sempre stata una questione di pressione. All’inizio perché al debutto la Svizzera non poteva fare cilecca, poi perché contro l’Islanda una reazione era d’obbligo e infine perché si doveva scrivere la storia. Ora, dunque, si può finalmente scendere in campo a mente libera dato che il ruolo di strafavorita è vestito dalla Spagna? «La pressione c’è e ci sarà sempre - replica Sundhage -. Ma a noi va bene così, perché nel corso del torneo abbiamo imparato a gestirla. Potete immaginare come ci sentivamo dopo la sconfitta all’esordio? Malissimo. Eppure siamo tornate con il botto. Adesso però possiamo assaporare l’attimo. Sperando che anche la fortuna sia dalla nostra. Qualora dovessimo imporci vorrebbe infatti dire che la Dea bendata ci ha sicuramente messo del suo. Ma la fortuna non ti capita soltanto, devi mettere le basi perché si crei».
Tra tattica e pazienza
Buona sorte o meno, la Svizzera che scenderà in campo questa sera dovrebbe essere una formazione diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere negli scorsi giorni. La ct svedese non si sbottona più di tanto. Anzi, rimane parecchio criptica, ma chiarisce che «ci saranno dei cambiamenti tattici. Quali? Li vedrete. Ma è inevitabile doversi adattare di fronte a una squadra come quella spagnola. Mi aspetto tanto possesso palla delle iberiche. In queste fasi di gioco noi dovremo essere brave a pazientare e restare unite. Dietro, in mezzo, davanti, in ogni zona di campo dovremo compattarci e restare connesse. Ricominciando da zero ogni volta che toccheremo il pallone. E poi, dovesse aprirsi un pertugio, cercheremo di sfruttare la nostra velocità, sperando di far male».
Alla conferenza era presente anche Noelle Maritz. Nei confronti della centrale rossocrociata Sundhage ha speso parole al miele, rendendo però edotti su come ogni talento elvetico si possa in realtà esprimere alla massima potenza grazie a un lavoro di gruppo. «Noelle è solida come una roccia e ha esperienza da vendere. In molti hanno elogiato Nadine Riesen. Ebbene vi assicuro che dietro le sue performance c’è tanto supporto della classe ’95. La verità è che la connessione che si è trovata in questa amalgama di giocatrici è tale da permettere a ognuna di capirsi al volo e migliorarsi a vicenda». E la Svizzera potrà contare su tutte le sue pedine contro la Spagna. Già, i sintomi dell’influenza sono ormai fortunatamente un lontano ricordo.
Ricordando il 2010
In queste settimane abbiamo imparato a conoscere meglio la 65.enne svedese. Ama la musica, crede fortemente nell’importanza delle energie positive e adora condividere storie. «E ne ho raccontate anche in vista di questo importante incontro. Anche se a questo giro il narratore principale è stato Johan (Djourou, ndr). Nello specifico, ha mostrato alle ragazze degli spezzoni dell’incontro del Mondiale maschile del 2010 tra Svizzera e Spagna. Già, quella partita epica che scrisse pagine di storia del pallone rossocrociato. Se si condividono racconti epici, di grandi lieti fine, si insinua la voglia di ripetere queste gesta. Non bisogna mai sottovalutare l’importanza di una potente narrazione. Perché nel calcio tutto è possibile».
Ora rimane da capire, nel caso in cui dovesse arrivare il clamoroso miracolo, se finalmente si vedrà anche Pia Sundhage muovere i suoi primi passi di danza. «Beh... (ride, ndr). In quel caso penso di sì, che mi lascerò andare in qualche ballo per festeggiare».