La Russia torna in campo, ed è subito polemica

La nazionale russa di calcio, esclusa da tutte le competizioni UEFA e FIFA in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca, è ferma ormai da quasi un anno. L’ultima partita risale infatti al novembre 2021, ovvero da quando gli uomini di Karpin persero di misura contro la Croazia (1-0) nel girone di qualificazione ai Mondiali di Qatar 2022. Da allora, nulla. Nessuna squadra, fino ad ora, ha voluto affrontare i russi, nemmeno per un’amichevole. La nazionale rischiava di chiudere l'anno con zero partite disputate. Ma, alla fine, la Federazione è riuscita a organizzare degli incontri.
Ma c'è chi dice no
Polonia, Svezia e Repubblica Ceca avevano annunciato sin dai primissimi accenni di guerra che non avrebbero affrontato la Russia nei playoff per la Coppa del mondo, in programma lo scorso marzo. Dichiarazioni, queste, rilasciate ancor prima che le nazionali russe maschile e femminile fossero bandite dalle competizioni internazionali. A distanza di mesi, solamente tre squadre hanno accettato l’invito dei russi: il 24 settembre, la Russia affronterà il modestissimo Kirghizistan, mentre a novembre è in agenda una sfida contro l’Iran. Sempre in novembre, il 19 più precisamente, la Russia ospiterà la Bosnia a San Pietroburgo. È proprio la sfida tra queste due nazionali, che non parteciperanno al Mondiale in Qatar, ad aver scatenato l’ira di diversi bosniaci. Ad arrabbiarsi sono stati anche due giocatori-simbolo della nazionale gialloazzurra: Miralem Pjanic e Edin Dzeko. Il primo, in un messaggio dagli Emirati Arabi Uniti, dove è andato a giocare dopo aver lasciato il Barcellona, ha parlato di «decisione scandalosa dei dirigenti della Federcalcio». E ancora: «Non è una buona decisione! Sono senza parole. Quando la nazionale inizia a giocare bene, qualcosa va sempre storto. Non ho parole. La Federcalcio conosce la mia posizione. Dirò solo che non va bene», ha tuonato l’ex Lione, Roma e Juventus.
Anche Edin Dzeko, come Pjanic, si è detto contrario a giocare l’amichevole. «Sono contro la disputa dell’incontro finché ci saranno persone che soffrono. Sono sempre stato a favore della pace, e intendo solidarizzare con i cittadini ucraini in questo periodo difficile per loro», ha ribadito Dzeko, attaccante dell’Inter e della nazionale bosniaca, al sito Klix. Sia Pjanic sia il numero 9 nerazzurro sono considerati come i migliori giocatori che la Bosnia abbia mai prodotto, avendo collezionato rispettivamente 107 e 124 presenze con la nazionale maggiore. I due, insomma, hanno un peso e una voce. E la loro opposizione, a questo punto, potrebbe spingere la Federcalcio bosniaca a fare un passo indietro.
Anche la politica scende il campo
Anche il sindaco di Sarajevo, Benjamina Karic, ha minacciato di non far giocare più la nazionale bosniaca nella capitale: «Condanniamo fermamente la decisione della Federazione di giocare un'amichevole contro la Russia. A meno che la decisione non venga revocata, cesseremo la collaborazione con la Federcalcio, che finora è stata fruttuosa. Sarajevo è stata a lungo una città assediata dagli invasori», ha dichiarato la prima cittadina della capitale bosniaca. Sarajevo, infatti, è stata assediata per 43 mesi tra il 1992 e il 1995 durante la guerra in Bosnia. È stato l'assedio più lungo nella storia del ventesimo secolo.