Calcio

La Serie A degli instant team

Stasera riparte il massimo campionato italiano, il più strano della storia moderna: tante le squadre costruite senza programmazione, ma in base alle opportunità di mercato - Le favorite sono quelle di sempre, con la Juventus che ha piazzato i due più grandi colpi: Pogba e Di Maria
A fine stagione il Milan di Stefano Pioli si è laureato campione d’Italia per la diciannovesima volta nella storia del club. ©Reuters/Nicolò Campo
Stefano Olivari
13.08.2022 09:53

Con l’esordio di Milan, campione in carica, e Udinese, oggi comincia la Serie A più strana della storia moderna. Un campionato in cui quasi tutte le squadre sono state costruite in base alle opportunità di mercato e agli scarti delle altre, senza la minima programmazione. Il campionato delle squadre che guardano al presente, ribattezzate instant team giusto per far sognare i tifosi. Le favorite sono quelle di sempre, ma i motivi di interesse rimangono tanti.

Tutti confermati

Le prime otto della scorsa stagione hanno confermato gli allenatori, anche quelli che hanno deluso: su tutti Massimiliano Allegri, con la Juventus prigioniera del suo contratto fino al 2025 da 7 milioni di euro netti all’anno (tecnico più pagato della Serie A insieme a Josè Mourinho) ma anche del fatto che il ritorno di Allegri nell’estate 2021 abbia coperto le scelte cervellotiche fatte sul mercato e la fine dell’era di Cristiano Ronaldo. È curioso che tutti gli allenatori, compreso Pioli campione d’Italia con il Milan, siano diventati garanti di scelte fatte da altri: Simone Inzaghi all’Inter, Spalletti, Sarri alla Lazio, Italiano alla Fiorentina e Gasperini. Infatti i bookmaker per l’esonero o dimissioni a stagione in corso propongono quote basse: in particolare per Spalletti, il cui Napoli è stato quasi smantellato, e Gasperini, che ancora non ha capito, o forse ha capito fin troppo bene, i progetti dei nuovi proprietari dell’Atalanta.

Il colpo Pogba

Il calciomercato termina il primo di settembre, ma è difficile che nelle prossime settimane si vedano colpi eccezionali e quindi si può già dire che la regina di questo mercato sia la Juventus, con il ritorno di Pogba dopo anni mediocri al Manchester United, e un altro grande svincolato come il trentaquattrenne Di Maria, dal PSG. Soldi veri sono stati tirati fuori anche per Bremer, 41 milioni di euro al Torino, e Kostic, 17 all’Eintracht Francoforte. Tante anche le partenze eccellenti: clamorosa quella di De Ligt verso il Bayern Monaco (67 milioni l’incasso), scontate quella di Chiellini a fine carriera e dell’indesiderato Bernardeschi. Strana quella di Dybala. All’argentino, amatissimo dai tifosi bianconeri e anche da Allegri, non è stato proposto un contratto nemmeno al ribasso. Alla fine la Juventus, pur navigando a vista, è la favorita per uno scudetto che negli ultimi due anni ha preso la via di Inter e Milan, ma la programmazione del passato non esiste più.

Lukaku e gli altri

Prima rivale dei bianconeri sarà l’Inter, sempre condizionata dai problemi finanziari e da una proprietà, quella degli Zhang, che sembra aspettare una buona offerta per andarsene. I nerazzurri non hanno ingaggiato Bremer e Dybala perché non avevano i soldi per pagarli dopo l’impegno preso con Lukaku, che per tornare in prestito dal Chelsea si è sì ridotto l’ingaggio, ma prende comunque 8,5 milioni netti per questa stagione. Il lordo, sommato agli 8 milioni del prestito, fa arrivare a quasi 20 milioni il prezzo di un’operazione davvero «instant», nemmeno caldeggiata da Inzaghi. Il Milan, terza favorita nella corsa al titolo, è forse il club più vicino a un’idea di programmazione: non ha trattenuto Kessie e Romagnoli a fine contratto, così come aveva fatto l’anno scorso con Donnarumma e Calhanoglu, ha investito i soldi veri (35 milioni al Bruges) su un giovane di prospettiva come De Ketalaere. Del Napoli hanno fatto notizia soprattutto le partenze, da quella a pagamento di Koulibaly verso il Chelsea a quelle da fine contratto di Insigne e Mertens, mentre Lazio e Fiorentina hanno cavalcato la tendenza dell’estate, cioè le opportunità del momento. Buoni colpi quelli di Romagnoli per la squadra di Sarri e di Jovic, dal Real Madrid, per quella di Italiano.

Il fattore Mourinho

Lo scudetto dell’entusiasmo lo ha già vinto la Roma, con Mourinho che prima ha trasformato la Conference League vinta a Tirana in una specie di Champions, e poi si è messo al telefono per convincere i grandi svincolati d’Europa della bontà del progetto Roma. Che non esiste, visto che coincide con la sua figura carismatica, ma di sicuro ha un grande presente: e così a costo zero sono arrivati Dybala, Matic dal Manchester United e Wijnaldum dal PSG (non era svincolato ma la proprietà qatariota voleva disfarsene). In più la cattiva gestione del contratto di Zaniolo, in scadenza fra due anni, si è trasformata in Zaniolo che rimane per volontà di un allenatore che vuole vincere subito. Intorno a questa Roma c’è così tanta pressione che può arrivare ovunque, nel bene e nel male.

La classe media

L’improvvisazione domina anche nella classe media ben rappresentata dal Torino, dove Juric si è reso conto che al suo presidente interessa soltanto vivacchiare, del resto Cairo lo fa da 17 anni. Le tre retrocessioni in B sono più difficili da prevedere rispetto al passato perché la classe media è compressa fra un’area sempre più vasta di squadre ambiziose (a cui si è aggiunto il neopromosso Monza) e una di squadre modeste ma costruite con criterio, come l’Empoli e lo Spezia. Con un inizio di stagione sbagliato possono entrare in zona pericolo anche Sampdoria, Udinese e Bologna. Di certo sarà una Serie A interessante, senza mettersi a fare confronti impossibili con la Premier League o, peggio ancora, con ciò che è stata la Serie A fra il 1982 ed il 2006, cioè gli ultimi due Mondiali vinti dall’Italia. Che il prossimo lo guarderà da spettatrice per la seconda volta consecutiva: del resto fra i 33 teorici titolari di Juventus, Inter e Milan gli italiani saranno al massimo 5. Ma al tifoso medio lo scudetto interessa più del Mondiale.