La Spagna, Hong Kong e Lionel Messi, «Con il Bellinzona voglio crescere»

Il Bellinzona ha iniziato tutto fuorché bene la stagione. Al momento i granata sono ultimi in classifica e stasera affrontano il Vaduz nel Principato. Cogliamo l’occasione per parlare con Aarón Rey, uno tra gli ultimi ingaggi dei sopracenerini. Dopo una vita passata in Spagna, il trequartista 27.enne ha cambiato totalmente strada partendo per Hong Kong, prima di abbracciare il progetto al Comunale.
Aarón, come stai?
«Sto bene. Ogni giorno che passa mi sento meglio e mi alleno meglio. A poco a poco sto raggiungendo un buon livello e ne sono contento».
Sei nato e cresciuto, anche sportivamente, in Spagna. E hai scelto subito il gioco del calcio quale professione. Come mai?
«Mio padre e mio fratello sono dei calciatori. Per me il passaggio nel mondo del pallone è stato molto naturale. Semplicemente ho deciso di seguire le loro orme».
In terra iberica hai bazzicato tra squadre di terza e seconda lega per circa otto anni. Ti consideri soddisfatto di quanto hai fatto in Spagna?
«Sì. Ho imparato moltissimo, soprattutto tatticamente. Ma sarebbe stato così ovunque. Ogni club ti offre un’opportunità unica di crescita personale e professionale. In Spagna ho però trovato tante persone con un bagaglio di esperienza enorme e di grande talento. Giocare con queste importanti figure è stato qualcosa di assai prezioso».
Poi, la scorsa stagione, hai deciso di cambiare tutto, accettando un’offerta dall’altra parte del mondo per vestire la maglia del Kitchee, squadra di Premier League di Hong Kong. Come mai questa svolta repentina?
«Era arrivato il momento di provare qualcosa di totalmente nuovo. Volevo sperimentare una realtà diversa e vedere se questa scelta mi avrebbe aperto nuove porte. La verità è che alla fine mi sono sentito troppo lontano da casa. Il cibo, la cultura, la lingua… Era tutto troppo differente da quello a cui ero abituato. Inoltre, mi mancavano la famiglia e gli amici. Due pilastri per me fondamentali. Nel complesso, tuttavia, la ritengo comunque una bella e gratificante esperienza».
Arrivavi da una terra in cui il calcio è vita, finanche religione. Che importanza ha questo sport per la realtà asiatica che hai potuto conoscere?
«È vero, alle nostre latitudini il pallone è incredibilmente importante. Esistono fan che seguono le loro squadre ovunque e vengono fortemente influenzati dai risultati. A Hong Kong questo spirito è meno intenso».
E poi è arrivata la Svizzera. Come mai hai scelto il Bellinzona?
«Mi ha chiamato direttamente il mister Benavente. Il progetto che mi ha illustrato mi ha intrigato parecchio. Mi ha parlato di un club e una città importanti, che permettono di crescere tanto. Ed è quello che voglio fare io. Questo aspetto e la vicinanza a casa mi hanno convinto».
La società granata ha definito come obiettivo a corto termine il salto di categoria. La stagione, tuttavia, è iniziata tutto fuorché bene. Come leggi quest’ambizione anche alla luce dei recenti risultati? Colpo di testa della dirigenza o idea realizzabile?
«Credo che sia un traguardo possibile. Certo, bisognerà lavorare tanto, ma la mentalità del club è quella giusta. Gli allenamenti ci stanno facendo crescere per arrivare in alto. Forse non raggiungeremo la Super League quest’anno, ma con il tempo ci arriveremo».
Quanto conosci del campionato svizzero?
«Non molto (sorride, ndr). Mi è stato detto solo che la Challenge League è molto competitiva e fisica. Certo, ci sono un paio di squadre che sono date per favorite, ma al contempo il primo della graduatoria più perdere anche contro l’ultimo. Bisogna stare sempre allerta».
Come ti trovi in un gruppo estremamente variegato a livello linguistico, culturale e d’età? Pensi che in questo aspetto si possano trovare alcune delle ragioni per cui il Bellinzona ha faticato nelle prime partite di campionato?
«Assolutamente sì. Questo fattore crea parecchia instabilità all’interno dello spogliatoio. Ma non deve però tramutarsi in una scusa. Dobbiamo scendere in campo e lottare. Faremo così anche contro il Vaduz, perché vogliamo davvero questi primi tre punti della stagione. Stiamo migliorando tanto e acquistando confidenza. Ce li meritiamo».
A che giocatore si ispira Aarón Rey?
«Senza dubbio, Lionel Messi».