Le frasi celebri

La storia di Gigi Riva attraverso le sue parole

I calci e gli sputi presi in campo, la mancanza di mamma e papà, l'affetto della Sardegna e le immancabili sigarette: «Ero capocannoniere anche nel fumare»
© LaPresse
Red. Online
22.01.2024 22:00

Chi era Gigi Riva? Abbiamo provato a tracciare un profilo del calciatore (e dell'uomo). Scomparso oggi all'età di 79 anni, l'ex bomber del Cagliari e della Nazionale azzurra, per tutti Rombo di Tuono, è stato anche una persona di parole. Poche, spesso. Ma ficcanti. Ne abbiamo raccolte alcune.

Orfano da piccolo

Sono rimasto orfano in giovane età: avrei voluto che mio padre e mia madre vivessero di più per vedere quello che ho combinato

Tra calci e sputi

Ho vissuto un calcio in cui certi liberi tiravano una riga vicino alla loro area e dicevano «se la oltrepassi, ti spacco». Tempi in cui, con la maglia del Cagliari, per ottenere un rigore a Milano o Torino non bastava presentare un certificato medico di 15 giorni. Mi riempivano di calci, di insulti e persino di sputi, che sono la cosa più indegna, la cosa che mi faceva salire il sangue al cervello

Lo scudetto del 1970

Sono convinto che non volessero farlo vincere al Cagliari. Giocammo e sprecammo tanta energia quanta ne sarebbe bastata per vincerne cinque di campionati. Allo scudetto sono legati tanti interessi: e noi di interessi non ne attiravamo tanti

L'affetto dei sardi

La Sardegna mi ha dato affetto e continua a darmene. La gente mi è vicino e mi fa sentire importante come se ancora andassi in campo a fare gol. E questa per me è una cosa che non ha prezzo

I grandi rifiuti

Nel 1968 Angelo Moratti mi voleva portare all’Inter, che da piccolo era la squadra dei miei sogni, ma stavo troppo bene a Cagliari. Rifiutai, a costo di guadagnare meno. Stesso discorso per la Juventus cinque anni dopo: il Cagliari praticamente mi aveva già venduto a mia insaputa, come fossi una bestia. Dissi no, col diavolo in corpo. «O resto qui, nella mia squadra, o smetto di giocare»

Sulle sigarette

Tempo fa, Gigi Riva ha ricordato ancora quella notte in cui l'allenatore-filosofo del Cagliari, Manlio Scopigno, sorprese lui e altri giocatori rossoblù a fumare mentre giocavano a carte. La leggenda vuole che Scopigno si sedette al tavolo e disse, tra lo stupore generale: «Vi dispiace se fumo?». 

Da quel giorno saremmo andati in guerra per lui se ce lo avesse chiesto

Durante il suo regno come team manager della Nazionale, dopo aver appeso le scarpette al chiodo, Riva ha avuto a che fare con molti calciatori-fumatori. Uno su tutti: Mario Balotelli. Ovviamente assolto da Riva quando saltò fuori che il centravanti fumava, eccome se fumava. 

Quattro o cinque sigarette? Ma non è fumare... Semmai, a Balotelli dovrebbero vietare di farsi una passeggiata nei centri di grandi città: 500 metri a Milano o Londra sono come un pacchetto intero

Riva, come detto, fumava quando giocava, anche se in campo non si notava affatto.

Fumavo dalle 10 alle 12 sigarette, ma c'erano anche altri. Albertosi, ad esempio, stava su 8-10: sì, a ben vedere ero capocannoniere anche lì. Fumavamo di più dei ragazzi di oggi. Difficoltà negli scatti? Qualche volta mi è solo capitato di pensare che non era il caso di aumentare il numero di sigarette
In questo articolo: