La Super League cambierà pelle?
Qualcuno l’ha già ribattezzata la «rivoluzione americana», per i suoi tratti tipici dello sport a stelle e strisce. Altri, leggendo la parola «playoff», per un attimo si sono invece chiesti se la comunicazione rilasciata oggi dalla Swiss FootballLeague (SFL) non concernesse per errore l’hockey su ghiaccio e la National League. Di fatto la proposta di riforma svelata ieri dal comitato della SFL, innovativa e per certi versi persino pionieristica, non si discosta più di tanto da nessuna delle due interpretazioni. Sì, il massimo campionato elvetico, quella Super League ormai da anni oggetto di lunghe e complesse discussioni, intende finalmente cambiare pelle. E vuole farlo tanto in fretta quanto radicalmente, staccandosi da un modello ritenuto ormai obsoleto e svantaggioso.
Tanto lavoro dietro le quinte
Un desiderio, invero, già espresso anche in passato, senza però trovare poi sufficiente terreno fertile per concretizzarsi. L’ultimo tentativo di riforma, in ordine di tempo, risale alla primavera di due anni fa. Quando, in piena pandemia, la precedente proposta - anch’essa legata a un allargamento a 12 squadre - naufragò senza accogliere i consensi necessari per vedere la luce. «Va premesso che in quel caso, nelle prime fasi dell’emergenza sanitaria, si votò in condizioni particolari – afferma Michele Campana, COO del FC Lugano e membro del comitato della SFL –. Regnavano infatti paura e incertezza, che preclusero la riuscita del progetto. Dietro le quinte, però, non si è mai smesso di lavorare. E la nuova proposta, ora sul tavolo, è il frutto di questo lungo percorso. Che peraltro, a mio avviso, ha subito una sterzata decisiva con l’avvento del nuovo comitato della SFL e l’avvicendamento di diverse figure, presidente compreso. Cambiamenti che hanno portato una boccata d’aria fresca, nuova. In parte voluta proprio per intraprendere una via differente e nel minor tempo possibile, ovvero decidendo già nell’assemblea generale straordinaria del prossimo 20 maggio. Negli ultimi mesi abbiamo raccolto i feedback di tutte le parti in causa, dai club ai tifosi, passando per partner televisivi, sponsor e media. La proposta presentata è quella che più soddisfa i vari input ricevuti».
Più emozioni, più drammaticità
Nel dettaglio, essa comprende una rivisitazione totale di quello che è il formato attuale. Dalla stagione 2023/24, qualora il progetto venisse effettivamente approvato, la SuperLeague passerebbe da 10 a 12 squadre. Il calendario invece, verrebbe suddiviso in tre segmenti ben distinti (vedi grafico), culminando in una sorta di «fase calda» ricca di scontri diretti, decisivi per la conquista di titolo e accessi alle coppe europee, nonché per evitare la retrocessione. «Abbiamo preso ispirazione da altri campionati di media taglia simili al nostro, come quello scozzese, quello belga e quello austriaco. Tutti si basano su un calendario a due fasi, simile alle prime due da noi proposte. L’aspetto innovativo della nostra idea concerne invece la terza fase, quella appunto dei playoff. Una sorta di prima, a questi livelli, estremamente intrigante. La nostra intenzione è quella di andare a trarre il massimo dal mese di maggio, che per tradizione è molto positivo per il calcio svizzero in quanto si va verso la bella stagione e tutta l’attenzione, terminati i campionati di altre discipline, si focalizza sul mondo del pallone. Vivere un mese ricco di partite decisive, carico di drammaticità e suspense, risulterebbe estremamente attrattivo per tutte le parti in causa».
L’approvazione del progetto, di fatto, porterebbe in dote anche un cambio di paradigma. Un netto e radicale taglio con il passato, con un calcio che oggi - come da tradizione - premia i più costanti sull’arco dell’intera stagione. Lo Zurigo attuale, per intenderci, in futuro potrebbe perdere il titolo nonostante - come molti altri club negli anni precedenti - abbia trascorso mesi e mesi in vetta alla classifica, con un ampio divario nei confronti delle avversarie. «Sì, si tratterebbe invero di un cambiamento epocale. Anche di mentalità. Ma siamo convinti che sia il momento giusto per avere coraggio. Per osare. Il fatto di essere rimasti ancorati al passato e a un modello ormai superato dagli eventi, è un grande limite del calcio. Che, nel corso degli anni, ha fatto perdere l’interesse delle giovani generazioni. L’avvento della VAR e della tecnologia hanno permesso di recuperare un po’ di terreno, e il cambio di formato darebbe un’ulteriore spinta. La verità è che oggi ciò che attrae di più sono i tornei ricchi di partite decisive e impregnati di drammaticità, comei Mondiali, gli Europei, la Champions League. I fruitori del calcio aspirano a qualcosa di più dinamico, meno tradizionale. E noi vogliamo andare proprio in questa direzione. Per abbracciare un modello che offre molto di più dal punto di vista emotivo, come accade ad esempio negli Stati Uniti, con eventi come il Super Bowl. Sì, anche noi per la nostra Super League aspiriamo a una finalissima del genere, potenzialmente al meglio delle tre, accessibile fino all’ultimo al maggior numero di club possibili. Per buona pace della capolista di turno, che dovrà dimostrare di meritare il titolo fino in fondo».
Servirà un fronte compatto
Messa sul tavolo la proposta, la palla passa ora ai venti club di SFL e all’Associazione Svizzera di Football (ASF). Entrambe le parti dovranno approvare il progetto, per far sì che esso possa vedere la luce. Evitare quanto accadde nel 2020, contando questa volta su un fronte veramente compatto e schierato a favore dell’iniziativa, sarà fondamentale. Molto dipenderà però dai grandi club, che nel disegno presentato ieri hanno tanto da perdere e poco da guadagnare. «È difficile azzardare previsioni su quanto accadrà all’assemblea del 20 maggio. Io mi auguro che l’incarico che questo comitato ha ricevuto al momento della sua elezione, venga poi confermato dal voto. Non è inoltre detto che sul formato di gioco possano giungere, nelle prossime settimane, delle valide proposte alternative da esaminare in assemblea. Noi evidentemente, come comitato, difenderemo la nostra a spada tratta. Ma è giusto che si apra un dibattito. Per quanto riguarda invece l’approvazione dell’ASF, ipotizzo che una federazione che non si occupa di calcio professionistico a livello di club non si metterà di traverso nei confronti di quanto verrà discusso».