L’intervista

Leonid Novoselskiy: «A Lugano servono le Under del Team Ticino»

Sfumato l’acquisto della prima squadra bianconera, l’imprenditore russo è tornato ad occuparsi della sua prima passione: il settore giovanile
Il presidente del settore giovanile bianconero Leonid Novoselskiy. (Foto Reguzzi)
Marcello Pelizzari
02.07.2019 06:00

Leonid Novoselskiy non molla. Gli è mancato il colpo per acquisire la maggioranza della Football Club Lugano SA, ma quel «deal» come lo definisce lui è acqua passata. L’imprenditore russo continuerà a investire nel settore giovanile dei bianconeri. «La mia passione» ci spiega. E la sua prossima sfida si chiama Team Ticino.

Signor Novoselskiy, ha accarezzato il sogno di guidare la prima squadra ma dovrà accontentarsi di rimanere alla guida del settore giovanile. Qual è il suo messaggio, oggi?

«Vado avanti. Come prima. Anzi, il fatto di tornare ad occuparmi delle giovanili è motivo di sollievo e felicità. Non sognavo certo di acquisire la maggioranza della SA che gestisce la prima squadra. Ma fra dicembre e gennaio Angelo Renzetti aveva bisogno di una mano. E così siamo arrivati ad un accordo per una possibile cessione da parte sua del pacchetto. Gli ultimi sei mesi sono stati stressanti per me. E non mi hanno permesso di dare energia al settore giovanile. Tuttavia, mi sono serviti per capire l’ambiente e per capire, soprattutto, che prima squadra e cantera devono essere più vicini. Questa stagione ci sarà più sintonia fra noi. Ora, a dirla tutta, sono sollevato. Dopo una settimana mi sento finalmente bene. Ho tratto le lezioni che dovevo trarre. Ho commesso degli errori nelle relazioni con la controparte che in futuro dovrò correggere».

Ecco, nelle scorse settimane c’erano state alcune frizioni fra lei e la prima squadra. Colpa del fondo degli Emirati Arabi Uniti e del possibile sostituto di mister Celestini.

«Tensioni e frizioni, di fronte a possibili cambiamenti, ci sono sempre. Non ho mai voluto parlare pubblicamente della mia trattativa fino alla fine. Forse la mia linea era sbagliata. Ma ciò che è stato fa parte del passato. Io e mister Celestini ci siamo chiariti, c’è positività pensando al domani e c’è anche vicinanza a livello di pensiero calcistico. Ora è importante che tutte le parti agiscano come un vero club. Mostrando unità e serenità. Bisognerà lavorare per conoscerci meglio. Saremo felici, spero».

Da tre anni è attivo nel settore giovanile: qual è il suo bilancio?

«Sono consapevole che siamo soltanto all’inizio, molto però è già stato fatto. I nostri ragazzi sono migliorati parecchio, sia rispetto agli altri club svizzeri sia nel confronto internazionale. Per i risultati ci vorrà pazienza. Certo, non sono stati anni semplici e la situazione in seno al Team Ticino non aiuta. Io ad ogni modo preferisco concentrarmi sul campo e sul discorso tecnico-educativo. Vorrei che potessimo fare il nostro senza litigare. Spero che la prossima sarà una stagione più serena».

Come definirebbe oggi la collaborazione con il Team Ticino?

«Sarebbe importante avere una linea chiara, ma al momento manca. Spero ne arriveremo ad una: il prossimo 16 luglio è in programma l’assemblea del Team, bisognerà chiarire se il Lugano andrà avanti con Tenero oppure no. Il tutto, mi preme ribadirlo, senza polemiche. Noi abbiamo un’idea di calcio e formazione, vogliamo portarla avanti anche a livello di Under».

Torniamo alla mancata cessione e al Lugano rimasto nelle mani di Renzetti. Si pensava ad un Leonid Novoselskiy pigliatutto e invece si era rivolto ad un fondo. Dunque non è un magnate?

«Chi mi definisce un magnate sbaglia. Sono un imprenditore modesto, faccio il mio. Ho un’azienda piccola rispetto ad altre realtà. E quello che sto investendo nel settore giovanile è una parte molto importante del mio patrimonio. Se ho cercato dei partner per il discorso prima squadra è proprio perché non volevo mettere a repentaglio il lavoro fatto con le giovanili. Di più, volevo delle persone che condividessero la mia idea di calcio e di formazione. Il fondo degli Emirati Arabi era serio e capace. Alla fine, non conta chi si aggiunge ad un progetto ma cosa fa e come. Il deal, come lo chiamo io all’americana, non si è concretizzato ma va bene così».

Anche perché tutto resta come prima...

«E ad Angelo auguro ogni bene. Idem a Fabio Celestini e a tutto il gruppo».

Renzetti ora cercherà di mettere assieme una cordata ticinese.

«Sarei felice se i ticinesi si impegnassero davvero a lungo termine. Con la prima squadra ma anche a livello giovanile. Non è normale che un settore come il nostro sia in mano ad una persona sola, il sottoscritto. Al di là della provenienza, ogni gruppo di investitori con cui ho parlato in questi mesi metteva al centro del discorso la formazione. Per il Lugano un domani è importante avere una prima squadra piena di ragazzi formati da noi. Per il pubblico, per l’identità ma anche per il modello di business del club».

Ma il settore giovanile bianconero è davvero legato al territorio? Le critiche in tal senso non mancano: tanti, troppi ragazzi italiani nelle varie squadre per tacere degli allenatori.

«Il numero di ragazzi residenti in questi anni non è diminuito, anzi. È cresciuto. E se alcuni ragazzi arrivano dall’Italia non è per sostituire i nostri. Ci sono dei genitori che si lamentano. Li capisco. È la parte più difficile del nostro lavoro, ma il nostro compito è formare giocatori per la prima squadra. Ci occupiamo anche dell’aspetto sociale, però l’agonismo per un club professionistico è importante. Ogni squadra fa selezione. Siamo vicini all’Italia e molti italiani vogliono venire da noi. Se al momento sono più bravi dei nostri, come club non possiamo certo non considerarli. E in pochi anni, poi, questi ragazzi diventano HTP. Ovvero, calcisticamente svizzeri. Ma attenzione: noi stiamo lavorando già nelle scuole calcio affinché i ticinesi siano più bravi degli altri. Prendiamo le categorie U8, U9 e U10. Squadre senza frontalieri e molto competitive. Da noi c’è, diciamo così, una concorrenza aperta».

Il Lugano cresce i suoi giocatori fino ai 14 anni, poi i migliori talenti passano al Team Ticino che si occupa di formarli dai 15 ai 18 anni. Voi, dunque, vorreste le Under di Tenero?

«Mancano le Under, è chiaro. Che un club professionistico non abbia sotto il suo mantello le formazioni giovanili di élite, beh, succede solo qui da noi. Ma io spero che la faccenda si risolva presto».