Taca la bala

L'invadenza del mercato

Fifa e Uefa probabilmente faranno orecchio da mercante, ma quello che arriva dal mondo del calcio dopo un’estate terribile è un vero e proprio grido di disperazione
Tarcisio Bullo
Tarcisio Bullo
30.08.2024 06:00

Fifa e Uefa probabilmente faranno orecchio da mercante, ma quello che arriva dal mondo del calcio dopo un’estate terribile è un vero e proprio grido di disperazione. No, così non si può più andare avanti, col mercato che allunga i suoi tentacoli fin dentro il campionato, mandando all’aria la pianificazione e le strategie elaborate dagli allenatori, scombussolando a giochi già in corso valori che dovrebbero essere consolidati per permettere la qualità delle prestazioni in campo.

Il calendario super affollato di partite e la pressione delle televisioni detentrici dei diritti, obbligano il calcio ad anticipare sempre di più la data d’inizio dei vari campionati nazionali.

Quasi certamente le giovani generazioni non sanno che la Serie A italiana negli anni Ottanta debuttava a metà settembre e lo stesso valeva per la Liga spagnola. Nella nostra LNA si cominciava invece un po’ prima, tra l’inizio e la metà di agosto, complice una pausa invernale lunghissima, che avrebbe poi fermato il campionato da fine novembre a febbraio a causa del rigido clima invernale. Specialmente in Italia, dove oggi si comincia a Ferragosto dentro stadi che sembrano fornaci, si arrivava al debutto dopo lunghe settimane di ritiro estivo, durante il quale gli allenatori avevano la possibilità di preparare la squadra, di assemblare i vari giocatori, di applicare concetti tattici molto sofisticati.

Da anni ormai non è più così, ma quest’anno si sta rasentando la follia, complice un mercato che per le big 5 d’Europa (Inghilterra, Germania, Spagna, Francia e Italia) si chiude a mezzanotte di questo venerdì a campionati già iniziati da un pezzo (la data non è valida per tutti: in Svizzera ci sarà tempo per acquisti e cessioni sino al 9 settembre, in Olanda e Portogallo sino al 2, in Turchia sino al 13, in Arabia Saudita fino al 6 ottobre).

Qualcuno ha definito il mercato di quest’anno complicato e disperato: in effetti abbiamo assistito a trattative infinite, a situazioni grottesche, ad attese snervanti. Per la prima volta dopo molti anni il calcio sembrerebbe essersi rinsavito, investendo meno denaro nella compravendita di calciatori: dal PSG alla Premier League passando per il campionato saudita, la parola d’ordine è stata parsimonia.

Ciò non ha impedito ad alcuni allenatori di finire in preda ad una crisi di nervi, perché si sono ritrovati ad iniziare il campionato con una rosa ancora da completare, oppure perché depredati a torneo già iniziato di alcune pedine che ritenevano basilari per costruire il loro impianto di gioco: il nuovo calcio non ha regole né deontologia, i giocatori sono pedine nelle mani di agenti sempre più avidi, l’ingratitudine e la maleducazione sono pane quotidiano. Basterebbe guardare al caso dell’olandese Koopmeiners, uno dei migliori centrocampisti della Serie A, che ha voltato le spalle al club a cui deve tutto, l’Atalanta, per promettersi alla Juventus benché ancora sotto contratto coi nerazzurri, rifiutandosi persino di allenarsi e presentando certificati medici in serie per giustificare una misteriosa malattia, materializzatasi dal nulla e che sicuramente scomparirà d’improvviso dopo la firma sul contratto coi bianconeri. Nessuno mette in dubbio il diritto di un giocatore di cambiare società: in discussione semmai ci sono i modi e i tempi di dirsi addio.

Più o meno tutti concordano che cominciare i campionati dopo la pausa estiva con i mercati ancora aperti è un controsenso, ma da nessuna parte arriva una proposta concreta per cambiare, mentre Fifa e Uefa sono interessate unicamente ad aggiungere partite al calendario per incrementare il loro business.