Qatar 2022

L’inverno come strumento democratico

La visione della FIFA, rinfrancata dai risultati di Doha, abbraccia altre edizioni non estive
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Massimo Solari
12.12.2022 06:00

Inutile nasconderlo. Lo splendido cammino del Marocco è anche una vittoria della FIFA. E di un Mondiale che - oramai è assodato - sta esaltando e unendo soprattutto il popolo arabo. Il ricercatore Raphaël Le Magoariec, esperto di politiche sportive nei Paesi del Golfo, lo aveva annunciato in tempi non sospetti. In un’intervista concessa a Libération nel marzo del 2021, l’esperto rifletteva su accoglienza, critica e risvolti del torneo in corso. E in generale dello spettacolo sportivo, secondo la visione occidentale e quella locale.

La politica qatariota - suggeriva - «propone un’altra via per lo sport. In effetti, invita a ripensare le sue temporalità, per esempio il calendario, basate sui ritmi dell’emisfero Nord. Questa pianificazione singolare propone un rapporto, con il tempo e la performance, che tiene conto della voce di numerosi Paesi che non hanno un reale potere sulla scena sportiva internazionale. In particolare i paesi africani. La situazione in Qatar incoraggia così implicitamente a rivedere le modalità che regolano lo sport mondiale. E a invertire i rapporti di forza». Già. E le rivendicazioni e la fame di visibilità delle selezioni arabe protagoniste a Doha non ha fatto che confermare questa lettura.

La FIFA, dicevamo, si sfrega le mani. Per dire: Arsène Wenger, capo dello sviluppo del calcio, non ha esitato a cavalcare l’onda. «Se vogliamo democratizzare il calcio, sarà necessario recarsi in realtà africane dove è impossibile disputare un Mondiale in estate» ha dichiarato negli scorsi giorni a L’Équipe. «Il Qatar sta dimostrando che organizzare il torneo in inverno è fattibile».

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