Calcio

Lugano, le maglie verdi fanno discutere

La terza divisa «militare» del club non piace a tutti - Il direttore marketing Pedroni: «In realtà si vende molto bene»
Lo striscione esposto dalle Teste Matte contro la nuova maglia «militare» (Foto Keystone).
Fernando Lavezzo
29.07.2019 16:20

Una protesta pacata. Una polemicuccia estiva. Il colore della terza maglia dell’FC Lugano, quella nuova indossata all’esordio di Zurigo, non piace a tutti i tifosi. Domenica, in occasione del debutto casalingo con il Thun, il gruppo delle Teste Matte lo ha fatto capire con uno striscione: «Verde militare... si poteva evitare! Rispetto x i nostri colori!». Cosa risponde la società bianconera? «Sapevamo che questa scelta avrebbe diviso e fatto discutere», ci dice Luca Pedroni, responsabile marketing e business development del club. «È giusto che sia così», aggiunge. «I tifosi fanno bene a criticare, a far sentire la loro voce, ad essere vigili sulle decisioni del club. Manifestando il loro disappunto per la maglia verde militare, inoltre, hanno dimostrato il loro attaccamento al bianco e al nero, alla tradizione del Lugano. Questo gran parlare, poi, ha fatto conoscere a più persone la nostra nuova terza divisa. E a tanti piace. Infatti il prodotto si sta vendendo molto bene: dal 1. luglio, quando le abbiamo presentate, le maglie verdi rappresentano il 40% delle vendite. Le nere sono il 50%, le bianche solo il 10%. Sta andando a ruba anche la polo a tinte militari indossata da mister Celestini. Ovviamente parliamo di numeri ridotti, la nostra realtà non è quella di Basilea o YB».

«La polo di Fabio Celestini va a ruba», spiega il direttore marketing dell’FC Lugano.
«La polo di Fabio Celestini va a ruba», spiega il direttore marketing dell’FC Lugano.

Ma come si è arrivati a concepire questa divisa tanto chiacchierata? Ancora Pedroni: «Quasi tutte le squadre europee hanno delle terze maglie e quasi tutte non hanno nulla a che fare coi colori sociali. Sono spesso coraggiose, a volte al limite dell’assurdo. Non solo per questioni cromatiche, ma anche per stile e geometrie. Noi abbiamo scelto una via di mezzo, conservando il disegno originale delle altre due maglie e optando per una tinta che si abbinasse bene al bianco e al nero. Inoltre c’è un legame con il territorio rappresentato da un dettaglio: le striscette rosse e blu che richiamano il Ticino. Una cosa, però, tengo a precisarla: le prime due maglie restano intoccabili, sul bianco e nero rispettiamo la storia».

Balint Vecesi esulta dopo la rete del 4-0 a Zurigo: la terza maglia ha subito portato fortuna (Foto Keystone).
Balint Vecesi esulta dopo la rete del 4-0 a Zurigo: la terza maglia ha subito portato fortuna (Foto Keystone).

Nelle due precedenti stagioni, la terza maglia dell’FCL era rossa. «Ma neppure quella piaceva a tutti. Anzi, ci dicevano che era proprio brutta e infatti facevamo fatica a venderla. Ancora oggi, nel nostro shop on-line, si trovano delle maglie rosse originali, indossate dai giocatori, che nessuno vuole comprare. A dirla tutta, poi, neanche il rosso era un colore del club. Era un omaggio alla città».

Ma perché il verde militare? «Negli ultimi anni – spiega Pedroni – abbiamo spinto molto su design e qualità. L’immagine del club ci sta a cuore e le maglie contribuiscono in maniera importante. Volevamo fare qualcosa di diverso e più coraggioso. Anche un po’ muscoloso, diciamo. Quel verde richiama l’esercito, ma non ci saremmo mai spinti a proporre una terza divisa camouflage, mimetica, come quella del Napoli. Lì si sconfina in qualcosa di diverso, che c’entra poco con lo sport. Il nostro è un colore che può non piacere, rispettiamo le opinioni di tutti e siamo sensibili ai mormorii della piazza, ma a noi onestamente piaceva. Anche i giocatori l’hanno apprezzata. E poi ha subito portato fortuna».