Lugano

Ma che cosa succede ai campi di Cornaredo?

Da sempre un vanto per la Città, i terreni dello stadio comunale versano in condizioni difficili - Le attività delle squadre interessate ne risentono e le critiche, negli ultimi giorni, non sono mancate - Roberto Mazza: «La siccità è la causa del problema, accentuato dall’uso intenso degli ultimi mesi»
Nicola Martinetti
14.03.2022 20:56

Il primo affondo lo aveva piazzato Mijat Maric, dopo la vittoria ottenuta al Letzigrund contro il Grasshopper. «Non è una scusa, ma ci alleniamo in condizioni pessime. Attualmente, purtroppo, a Cornaredo lavoriamo su dei campi di patate. A Zurigo il terreno da gioco è invece eccellente, e infatti qui i ragazzi sono riusciti a rendersi molto più pericolosi». Una presa di posizione forte. Significativa. Ribadita, una manciata di giorni più tardi al Tourbillon di Sion, da Jonathan Sabbatini. «Le condizioni in cui ci alleniamo non sono idonee per una squadra che ambisce ai primi posti in classifica. Non è un caso se, quando giochiamo fuori casa, la qualità del nostro calcio migliora. Non so cosa sia successo ai campi di Cornaredo nell’ultimo periodo, ma non sono in ottime condizioni».

Due fattori scatenanti
L’interrogativo sollevato dal capitano bianconero, in effetti, è lecito. Chiunque, passeggiando dalle parti dell’impianto comunale, può constatare che attualmente i vari terreni da gioco - dal principale a quelli d’allenamento - non godono di buona salute. Ma cosa sta succedendo a quello che solitamente è un fiore all’occhiello della Divisione Sport della Città di Lugano? A risponderci è il direttore della stessa, Roberto Mazza: «Purtroppo la situazione attuale, del tutto atipica rispetto a quelli che sono gli standard abituali, è dettata da due fattori. Il primo è la grande siccità che nelle ultime settimane non ha dato respiro ai nostri campi, complicandone la cura. Il secondo è invece il mancato ritiro in Spagna della prima squadra del FC Lugano, che effettuando la preparazione invernale “in casa” per via della pandemia, ha inevitabilmente logorato più del previsto le infrastrutture». Le cause del problema, dunque, sono note. E, come confermato dallo stesso direttore della Divisione Sport, non sono affatto da ricondurre a un abbassamento della guardia da parte degli operai comunali in seguito all’esito del referendum sul nuovo Polo Sportivo e degli Eventi (PSE), come suggerito da qualche maligno. Cionostante, gli interventi atti a risanare i terreni sono per ora fattibili soltanto in minima parte:«Ci troviamo in una fase particolare - spiega Mazza -. Per combattere la siccità dovremmo irrigare con maggiore frequenza i campi, ma di notte le temperature si abbassano ancora troppo e vi è il rischio che essi gelino, compromettendosi ulteriormente. Con l’innalzarsi delle minime, nel corso delle prossime settimane, potremo però operare in maniera più incisiva e far rientrare il problema. Anche perché il terreno del campo principale non è messo male, mentre quelli d’allenamento rimarranno tendenzialmente “incerottati” fino a fine stagione, ma l’obiettivo è recuperarli pienamente per l’inizio di quella 2022/23».

Una convivenza complessa
Nel frattempo bisognerà però stringere i denti. E a farlo non sarà soltanto la squadra di Mattia Croci-Torti, ma anche tutte quelle dei vari settori giovanili e del movimento femminile. «In un mondo ideale, in cui un club dispone di un centro d’allenamento adeguato a tutte le richieste, vi sarebbero abbastanza campi per tutti. E, in particolare, due terreni d’allenamento a uso esclusivo della prima squadra, che intervallandoli ogni sei mesi sarebbe in grado di lavorare sempre in condizioni ottimali. Come potete intuire, però, a Cornaredo non operiamo in un mondo ideale e far combaciare tutte queste realtà è un esercizio complesso. Nonostante le difficoltà, riusciamo comunque a garantire al Lugano un campo a uso esclusivo (il C1, ndr), oltre che la possibilità di effettuare la rifinitura sul terreno principale. Mi sembra una soluzione dignitosa, considerate le premesse». Per quanto concerne invece le critiche citate in precedenza, Mazza preferisce passare oltre:«Come dipendenti del FC Lugano, i giocatori sono liberi di esternare le loro opinioni in quanto singoli. Ciò che conta, però, è che la società bianconera e il suo staff tecnico sono allineati con quella che è la gestione operata dalla nostra Divisione, sempre concordata con le varie parti in causa».

Con il PSE si cambia passo
La questione, emersa quest’anno a causa di condizioni meteorologiche atipiche, potrebbe potenzialmente ripresentarsi anche in futuro. Ma per quel che concerne la Città di Lugano, si rivelerebbe problematica soltanto fino all’avvento del PSE. Da lì in avanti, infatti, vi sarà un deciso cambio di marcia per tutti gli attori interessati. «La prima squadra bianconera potrà contare su un terreno d’allenamento esclusivo in erba naturale (misura standard, 105 metri per 64 metri, ndr), compreso di pista d’atletica. Nell’arena vi saranno poi dei campi sintetici (come del resto quello principale, ndr), destinati a prima squadra maschile, femminile e l’U21. A Sud, infine, permarranno come oggi i campi F ed E per l’hockey su prato e gli allievi più piccoli dei settori giovanili, che non andranno al Maglio».

Croci-Torti: «Siamo tutti una grande squadra»

Le difficili condizioni dei terreni di Cornaredo, nelle ultime settimane, hanno inevitabilmente inciso sul lavoro del tecnico bianconero Mattia-Croci-Torti. Il quale, oltre a fare quotidianamente i conti con una realtà non ideale, è chiamato a rapportarsi sia con la Divisione Sport della Città di Lugano, sia con il gruppo da lui allenato. Che, recentemente, non ha trattenuto qualche mugugno: «Con la Divisione Sport c’è da anni un ottimo rapporto - rileva il «Crus» -, sia con il direttore Roberto Mazza, sia con il responsabile Cesare Lotti. È chiaro che staff tecnico e giocatori aspirano ad allenarsi nelle migliori condizioni possibili, con il dialogo cercheremo dunque di trovare le soluzioni più adeguate. Non va dimenticato che i miei ragazzi sono abituati a disporre del campo più bello della Svizzera, e che è una delle prime volte che ciò non accade. Sono però sicuro che, con l’arrivo della primavera, questo eccellente status verrà ristabilito». A pesare sul deterioramento dei terreni, come spiegato da Mazza, è stato anche il mancato ritiro in Spagna da parte di Sabbatini e compagni, a causa della pandemia. «Sì, purtroppo sapevamo che questo rischio era presente. Uno dei principali motivi per cui generalmente andiamo in ritiro è proprio per evitare di rovinare i nostri campi nel momento peggiore dell’anno. Purtroppo, però,  è la seconda stagione di fila che non riusciamo a muoverci da Lugano. Questo fattore, unito all’anomala siccità che attanaglia la nostra regione, non ha aiutato i campi. Si tratta ora di stringere i denti per qualche settimana. Ma ripeto, gli aspetti più importanti sono il dialogo, la collaborazione e la programmazione. Tre elementi che non sono mai venuti a mancare. Ci terrei poi a sottolineare un’altra cosa. Lo stato dei campi incide sugli allenamenti, che a loro volta incidono sulle partite e - di riflesso - sui nostri risultati. Il mio obiettivo è dunque far sì che ogni dipendente del Dicastero Sport si senta, almeno in parte, partecipe del nostro percorso sportivo. E, si spera, anche delle nostre (tante) vittorie (ride, ndr)!».