Como me gusta la Serie A

Ma Morata non è scarso come dicono al Bar Milton

Il pareggio contro il Genoa ha fatto emergere il dubbio in qualche tifoso – Ma come ha sottolineato il Fusi, il più razionale del gruppo, sarebbe il caso di ricordare le origini di questo Como e quanto futuro ha davanti
©Antonio Saiai
16.09.2025 12:30

«Morata l’è scarso». La sentenza è firmata dall’«Antognoni di Olgiate Comasco». E chi non è d’accordo è pregato di rivolgersi al diretto interessato, il quale l’ha urlata dal centro del Bar Milton, un quarto d’ora dopo la fine della partita con il Genoa. Tifoso viola, non ha perso tempo né parole per confortare gli amici comaschi, assai delusi dal pareggio, dai punti persi. È andato però diritto al sodo, lì dove fa più male. Morata è davvero scarso come dice l’«Antognoni»? Mah, la prima da titolare è stata deludente in effetti solo per chi non conosce il giocatore, per chi dallo spagnolo si aspetta la doppia cifra. Ma le domande da fare sono altre. Meglio Belotti? No. Meglio Cerri? Era in panchina, ed è stata una sorpresa, ma no. Meglio Cutrone? No. Meglio Gabrielloni? No. Meglio Douvikas? Mah, forse no. Ma probabilmente Morata non è neppure l’attaccante che può cambiare volto e destino al Como.

Il Bar Milton è stato, nel corso degli anni, Bar Sport, Osteria Sportiva, Bar Forza Como, ma da un paio d’anni è diventato quel che è oggi. Un bar per perditempo e amanti della briscola – e della birretta –, ma soprattutto per tifosi del Como prima maniera. Qui ci si dice le cose così come stanno. Morata è scarso? Mah, io non sono d’accordo, ma se volete possiamo anche dircelo. «Ma vi ricordate dove eravate due anni fa?». Il Fusi è da sempre un po’ l’anima razionale del bar, quello che ci porta alla ragione anche quando una ragione davvero non sembrerebbe esserci. «Ve lo sognavate il Morata, due anni fa. E adesso siete qui a lamentarvi». Come se quattro punti dopo tre giornate fossero nulla. Noi abbiamo provato a ribellarci, soprattutto il Conte Giuliani – chiamato così, con il titolo prima del cognome, per sue lontane radici nobili, in cui nessuno di noi davvero lo riconosce –, che ha rovesciato un bicchiere di spuma sull’onda lunga dell’incazzatura. «Oh Fusi, ma se eri tu a menarla che quest’anno saremmo andati in Champions League». È così. È che razionalità e tifo spesso vanno in uno strano corto circuito. Capita a tutti, effettivamente anche al Fusi. Era lui a menarla più di tutti con la Champions League. Però gli dava anche una giustificazione logica, come fosse un teorema matematico.

Ora non lo ammette, ma mi sa che ha smesso di crederci. Mica per colpa di Morata, è che il Como fa ancora quegli errori che già gli avevamo visto fare l’anno scorso. Non sembra essersi evoluto davvero, nonostante la campagna acquisti. Nessuno accusa la società, non al Bar Milton. E nessuno attacca Fabregas. Ma qui c’è un distinguo da fare. Perché l’impressione è che attaccare il mister, questo mister, sia un po’ un tabu. Nessuno osa. Perché è Fabregas. È il preferito dei giornalisti. Gode di buona stampa, in effetti, anche da queste parti. Ha dato prova, poi, nel primo anno in Serie A, di essere davvero un allenatore diverso dagli altri, con idee nuove, con un’idea del

gruppo e della squadra e del futuro piuttosto inedita, nello scialbo scenario del calcio italiano di oggi. Un po’ di credito ce l’ha, ed è giusto ne abbia. Non è omertà, quella dei frequentatori del Bar Milton, bensì gratitudine. E anche conoscenza del gioco.

Per il resto, sì, il pareggio con il Genoa è alquanto deludente. Squadraccia, il Genoa. Nel senso di squadra dura, sull’uomo, con qualità rarefatte e preferenza per la quantità. Ma ha saputo esserci fino in fondo, come in tante occasioni lo scorso campionato, fino all’ultimo minuto, fino all’ultima palla. Ha rischiato anche di vincerla, e avrebbe potuto farlo. Nessuno si sarebbe sconvolto. Il giudizio neppure sarebbe cambiato. Il Como ha qualità che poche altre squadre oggi hanno, ha una freschezza che fa bene agli occhi, ha Nico Paz, ha un capitano di lusso, ha giovani che valgono oro, ha un concetto unico da praticare e da portare avanti e avanti e avanti, senza mai voltarsi indietro. Manca forse di quella nostalgia che in Italia un po’ aiuta, di quella prudenza che tiene legati i tifosi, di tradizione sì. Chiamatela come volete. Paga anche questo, il Como, di non essere abbastanza quadrato e smaliziato, maturo forse, boh. Qualcosa manca. E di conseguenza mancano e mancheranno sempre anche quei punti che sembrano facili, ma che in realtà facili non sono. Ci sono però margini di crescita evidenti. «Non per Morata». No, Antognoni, non per Morata. Ma perché intanto tu non te ne torni a Olgiate, che la Fiorentina sta comunque due punti sotto al Como?

E ora…

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