Coronavirus

Miodrag Mitrovic: «Vorrei essere in Ticino, con la mia famiglia»

L’ex portiere di Locarno, Chiasso e Lugano milita nel Cherno More di Varna, in Bulgaria – Campionato fermo, lockdown e un po’ di apprensione per sua sorella: «È infermiera pediatrica, questa emergenza lei la sta vivendo da vicino»
© Sportal.bg
Marcello Pelizzari
02.04.2020 06:00

Aveva scelto Varna e la Bulgaria per rilanciarsi. Adesso, quell’angolo di Europa orientale è casa sua. Letteralmente. Miodrag Mitrovic, 28 anni, per ovvi motivi non può lasciare il Mar Nero. «Il campionato è stato sospeso a metà marzo, quando mancavano due turni al termine della regular season» spiega il ticinese, in forza al Cherno More. «Sembrava tutto normale, al di là del giocare a porte chiuse. A due giorni dallo scontro diretto per i playoff, però, è arrivata la decisione del governo. Bulgaria in lockdown, niente partite e niente allenamenti».

Le misure restrittive, racconta «Pomo», ex numero uno di Locarno, Chiasso e Lugano, inizialmente sarebbero dovute scadere il 29 marzo. «Ma era chiaro che saremmo andati oltre» aggiunge Mitrovic. «Ora non si sa quando ne usciremo. Intanto siamo tutti a casa. Per il momento, almeno, la situazione qui è molto più soft se paragonata al Ticino. Ci sono relativamente pochi contagi. Io cerco di tenermi informato, anche se non controllo assiduamente dati e telegiornali. Altrimenti, l’ansia prenderebbe il sopravvento».

«Una busta paga più leggera»

Miodrag, sfruttando lo stop, avrebbe voluto riabbracciare i suoi cari e passare questa quarantena assieme a loro. In Ticino. «L’idea, prima della crisi, era comunque di tornare per qualche giorno grazie alla pausa per le nazionali. Poi è successo quello che è successo, ahinoi. Fra voli annullati e frontiere chiuse, un viaggio fino a poco tempo fa banalissimo è diventato impossibile. Non solo, il Cherno More ci ha chiesto di non muoverci e di passare questo lockdown a Varna». Il problema? Mitrovic è solo. Completamente solo. «Mi conforta sapere che la mia famiglia, in Ticino, sta bene. Siamo tutti preoccupati per mia sorella, questo sì. È infermiera pediatrica. Lavora in ospedale e vive l’emergenza da vicino. Da molto vicino. Ma è una ragazza tosta, oltreché coscienziosa».

Al Cherno More, intanto, la dirigenza ha varato misure di risparmio drastiche. Ovvero, un taglio agli stipendi. «Subiremo una riduzione del 50%, a cominciare dalla mensilità di aprile. All’inizio, lo ammetto, è stata una botta. Non percepiamo chissà quali cifre, non siamo campioni strapagati. Detto ciò, possiamo vivere bene anche con metà stipendio. Va anche ricordato che in Bulgaria diverse società hanno una situazione economica un po’ così. Il mio club, finora, si è dimostrato sempre trasparente e stabile. Corretto, anche. Ma non mi stupirei se, alla fine della crisi, qualche squadra dovesse lasciarci le penne».

«Gli anziani fanno la spesa»

Varna, polo turistico, finora ha reagito bene al lockdown. «C’è un rispetto totale delle regole. C’è altresì una certa severità. Gli anziani? Sono ovviamente protetti, anche qui. A differenza del Ticino, però, gli over 65 possono andare a fare la spesa. Fino alle 10 di mattina, i supermercati sono esclusivamente a loro disposizione. La città, è ovvio, spera di evitare il propagarsi dei contagi e, così facendo, di salvare la stagione estiva. Quanto a me, me la cavo. Grazie alle mie origini balcaniche capisco piuttosto bene il bulgaro. E comincio anche a parlarlo. I giorni, tutto sommato, passano in fretta. Mi sto gestendo, allenandomi per conto mio e rispettando quanto comunicato dalle autorità. Ho la fortuna di vivere vicino al mare. La spiaggia, deserta, mi permette di liberare un po’ la testa e di fare anche un po’ di attività fisica. Per il resto, mi sto dedicando come tutti alla lettura e alle serie tv. Quanto ai libri, ho appena finito la biografia di LeBron James mentre ora mi sto godendo un volume di psicologia. È una scienza che mi affascina. Quanto alle serie, sto aspettando la quarta stagione de La casa di carta».

«Non so quando ne usciremo»

Stagione. È la parola giusta. Quella calcistica, in Bulgaria come altrove, è appesa a un filo. «Ci era stato detto che avremmo ripreso a inizio maggio, poi si era parlato del 15. È probabile che disputeremo solo le restanti giornate di regular season, abbandonando l’idea di playoff e playout. In seguito, verrà stabilita la griglia per l’Europa e verrà affrontato il discorso retrocessione. C’è, da parte mia e dei miei compagni, non dico paura ma sicuramente apprensione. Ora come ora, faccio fatica a pensare al calcio. Come all’idea di entrare in uno spogliatoio e di essere a contatto con gli altri. Non mi ci vedo, psicologicamente sarei frenato. Penso sia normale. Io sono tranquillo, alcuni miei compagni via WhatsApp manifestano qualche preoccupazione in più. Ma siamo tutti d’accordo: prima di tornare davvero in campo, bisognerà sconfiggere questo maledetto virus».

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