Napoli e Inter, tutto in una notte

Il Napoli sta per vincere il quarto scudetto della sua storia, il secondo senza Maradona, il primo e l’unico con Antonio Conte in panchina. Stasera l’ultima giornata della Serie A sarà dedicata soltanto alle due partite che contano per il titolo: in contemporanea alle 20.45 il Napoli a 79 punti ospita un Cagliari già salvo, mentre l’Inter a quota 78 va a giocare sul campo del Como anche lui già salvo e senza obbiettivi. Da tenere presente anche l’improbabile scenario dello spareggio, in caso di sconfitta del Napoli e pareggio dell’Inter: nel caso si giocherebbe lunedì sera, da regolamento (i neroazzurri hanno una migliore differenza reti) a Milano, ma in realtà è già previsto lo spostamento a Roma, per motivi di ordine pubblico.
Sfide diametralmente opposte
Quanto accaduto domenica sera, con il Parma strappare un insperato 0-0 contro il Napoli e l’Inter che a San Siro si è fatta raggiungere due volte dalla Lazio, sarà difficilmente riproponibile, visto che Parma e Lazio erano e sono in piena lotta per la salvezza e per il quarto posto da Champions League. Tutt’altra situazione quella del Cagliari di Davide Nicola, specialista in salvezze disperate (e questa non lo è stata), che in un Maradona esaurito si presenta quasi come vittima designata: senza il portiere titolare Caprile, di proprietà del Napoli, che sarà sostituito da Sherri, senza l’ex napoletano Gaetano appena operato al ginocchio, senza Luvumbo per imprecisati problemi muscolari, con Zortea e Pavoletti in dubbio. Qualche assente anche nel Como di Fabregas, squadra comunque di cilindrata superiore rispetto al Cagliari e con un Nico Paz il cui valore aumenta ogni settimana: difficile in ogni caso sostenere che al Sinigaglia per l’Inter sarà un inferno, anche perché gli spettatori saranno quasi tutti di fede neroazzurra, al di là dei soliti ospiti VIP (a pagamento) ai quali il Como ci ha abituato.
La curiosità è che sia Conte sia Simone Inzaghi non siederanno in panchina in quelle che potrebbero essere le ultime partite di Serie A con la loro attuale squadra. Entrambi espulsi per proteste nei caotici finali di domenica, da squalificati staranno in tribuna usando i soliti messaggeri fisici più che la tecnologia. Andando oltre l’ufficialità si può dire che ancora una volta Conte ha tirato fuori il massimo da un ambiente e da sé stesso, esaurendo tutti: il suo sogno ormai poco proibito è diventare l’unico allenatore della storia a vincere lo scudetto con tre squadre diverse (finora tre con la Juventus 2011-14 più quello con l’Inter 2020-21) prima del ritorno alla Juventus, a 11 anni dal clamoroso addio estivo ad Agnelli per andare ad allenare la Nazionale. Ma qualsiasi grande club che punti più al campionato che alle coppe, dal Milan alla Roma, lo ha nel mirino. E lui ne è consapevole, visto le parole di ieri pomeriggio: «Il campionato lo vincono le squadre che hanno meritato e dimostrato di più. Parliamo di 38 partite, a differenza di tornei brevi, che poi ora non sono neanche così brevi, dove sono importanti il sorteggio, gli squalificati, gli infortunati». Non proprio il grido di battaglia di un allenatore che voglia conquistare la Champions League con il Napoli, al di là del fatto che nelle coppe Conte sia stato deludente con qualsiasi squadra.
Il futuro incerto di Simone
Invece Simone Inzaghi la Champions League potrebbe alzarla fra otto giorni a Monaco di Baviera, chiudendo contro il PSG un ciclo di quattro anni in cui fra vittorie ottenute (uno scudetto, due coppe Italia, tre supercoppe) e sfiorate (la Champions di due anni fa) il suo lavoro è stato sistematicamente sottovalutato anche all’interno del mondo interista. A provarlo è anche un contratto che scade l’anno prossimo e il cui rinnovo non è ancora stato proposto né dal presidente Marotta né dai proprietari americani, visto che comunque vada con il PSG il fondo Oaktree vuole rifondare la squadra con altre logiche: più giovani da valorizzare, player trading (oggi si dice così), nessun ingaggio annuo oltre i 10 milioni di euro lordi, confine attualmente superato da Lautaro Martinez, Barella, Calhanoglu, Thuram, Bastoni e Pavard. Insomma, alla fine del Mondiale per club, al più tardi il 13 luglio, il ciclo di Inzaghi all’Inter potrebbe davvero chiudersi e magari per sua volontà. Quanto all’attualità, impossibile per lui non pensare a Monaco: con il Como può vincere, ammesso che serva, anche l’Inter B, e sarebbe una follia rischiare Lautaro Martinez mezzo infortunato.
Domenica sera gli altri verdetti per qualificazione Champions e salvezza. Due traguardi che si incroceranno in Venezia-Juventus, con la squadra di Tudor (anche lui ai saluti) attualmente quarta a 67 punti, contro i 66 della Roma che va sul campo del demotivato Torino e i 65 della Lazio che ospita il Lecce, anche lui in piena lotta per non retrocedere, così come l’Empoli (stessi punti del Lecce e due più del Venezia) che ospita il già salvo Verona. Inutile ricordare tutte le combinazioni possibili: lo scenario più probabile è quello che vede la Juventus in Champions con Napoli, Inter e Atalanta, in Europa League Roma e Bologna (come vincitore della Coppa Italia), Lazio in Conference, Empoli salvo o a spareggiare con il Lecce, Venezia retrocesso insieme al Monza. Di sicuro una Serie A emozionante fino all’ultimo per quasi tutte, con meno partite finte di fine stagione rispetto alla tradizione.