Verso Serbia-Svizzera

«Non possiamo controllare avversari e tifosi»

Il bomber serbo Aleksandar Mitrovic era in campo (e segnò) quattro anni fa a Kaliningrad: «Sarà un incontro diverso, in un ambiente differente»
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Massimo Solari
01.12.2022 15:45

Per molti, Dragan Stojkovic è stato il Maradona dell’est. Non solo: il 13 maggio del 1990 era al Maksimir di Zagabria, con al braccio la fascia di capitano della Stella Rossa di Belgrado, in quella che venne più tardi definita la partita anticipatrice della guerra in Jugoslavia. «Pixie», come fu anche battezzato da calciatore, conosce insomma la pressione. E, come suggeriscono i suoi soprannomi, ama pure un determinato tipo di calcio. Non sorprende dunque che il ct della Serbia abbia fatto leva su entrambe le chiavi di lettura a ridosso della gara contro la Svizzera. «Certo che attaccheremo» ha affermato senza esitazioni: «Rispetto chi predilige il gioco difensivo, ma non è un calcio che mi appartiene. Per dire: la Polonia si è chiusa bene, a imporsi tuttavia è stata l’Argentina. No, l’animazione offensiva rimane alla base della mia filosofia. A maggior ragione nelle condizioni attuali che ci obbligano a battere i rossocrociati».

Chiarito l’atteggiamento, Stojkovic non ha invece svelato altre carte: «Se torneremo a giocare con due attaccanti? Lo scoprirete al fischio d’inizio». E poi ancora sui possibili forfait in casa elvetica: «Ah, vi sono degli svizzeri raffreddati? Non lo sapevo. In ogni caso, m’importa che a stare bene siano i miei uomini». Aleksandar Mitrovic, al suo fianco, ha annuito: «Sto bene. Stiamo bene. E siamo pronti a offrire il nostro miglior calcio per conquistare la vittoria e gli ottavi di finale». Nel 2018, a Kaliningrad, il bomber serbo c’era. Proprio una sua rete aveva illuso la selezione balcanica. «Che impatto avranno, a questo Mondiale, le esultanze di Xhaka e Shaqiri? Siamo concentrati sul presente. E su un incontro differente. Basti pensare che il 30% della Serbia è nel frattempo cambiato. Ci attende dunque una nuova sfida, per altro in un ambiente diverso. Come si comporteranno gli avversari o i nostri tifosi non è qualcosa che possiamo controllare».

Stojkovic ha parlato pure di emozioni. «Non siamo robot. Ognuno ha le sue. Allenatori, giocatori, sostenitori. Avevamo previsto che il match con la Svizzera sarebbe stato decisivo. Così è stato. Spetta noi evitare di ripetere gli errori commessi con il Camerun. Affrontiamo una compagine molto organizzata sul piano difensivo. Dovremo essere pazienti». Già, fino a un certo punto. «Se non attaccheremo non avremo possibilità di successo» ha concluso il Maradona dell’est.

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