Calcio regionale

«Non riuscirei a stare senza»

Pietro Minotti, giovane centrocampista classe 1994, del Giubiasco è giocatore, capitano e pure direttore tecnico
Pietro Minotti cerca il gol con un colpo di testa in amichevole contro il Team Ticino
Gianluca Pusterla
Gianluca Pusterla
11.03.2019 06:00

GIUBIASCO - Pietro Minotti compirà 25 anni tra dieci giorni. Nonostante la giovanissima età è direttore tecnico dell’Unione Sportiva Giubiasco. Ma non si limita «al lavoro dietro alla scrivania», ogni settimana scende in campo e indossa pure i galloni di capitano. Ama il calcio. Segue la Nazionale svizzera in ogni angolo del mondo e ha anche fatto l’allenatore in passato. Vive e alimenta ogni giorno la sua passione per il pallone, a più livelli. Lo abbiamo incontrato e abbiamo fatto insieme una lunga chiacchierata in cui ci ha spiegato i suoi obiettivi per il futuro e le sfide che lo attendono.

Cosa fai nella vita Pietro?
«Diciamo che sono un ragazzo molto impegnato. La mia vita si divide su due fronti, la scuola (sto svolgendo il master al Politecnico federale di Zurigo in ingegneria civile) e ovviamente il calcio. Gioco e sono dirigente a Giubiasco e sono responsabile del calcio dei bambini a Bellinzona. Dal lunedì al mercoledì sono a scuola in Svizzera interna, il resto della settimana in Ticino per il calcio. Ripeto sempre scherzosamente che il calcio è il mio lavoro e la scuola il mio hobby. Non mi annoio, ho grande passione e mi diverto un mondo».

Cos’è per te il calcio?
«Non riuscirei a farne a meno. Per me è una scuola di vita. Ho imparato molto. Parlo di valori, che probabilmente non avrei appreso senza il pallone. Dal rispetto, all’organizzazione, come pure l’impegno. Il calcio insegna che nella vita nulla ti viene regalato. Bisogna conquistare tutto sul campo, con impegno e sacrificio. Insegnamenti che cerco di mettere in pratica anche nell’impegno scolastico».

A Giubiasco sei giocatore, capitano e pure direttore tecnico. Cosa ti diverte maggiormente?
«Mi piace tutto. Essere in campo, però, è qualcosa di unico. Per quanto riguarda i miei ruoli non è evidente riuscire a conciliarli, ma i miei compagni apprezzano. Io sono il loro tramite e questo viene apprezzato. Ovviamente sono chiamato a dare il buon esempio. Inoltre, facendo parte della dirigenza, quando gioco cerco di dare quel qualcosa in più. Trovandomi dall’altra parte conosco gli sforzi che una società deve fare, quotidianamente, per garantire il buon svolgimento di una stagione. Mi sento maggiormente coinvolto».

Come sta andando la stagione del tuo Giubiasco?
«Il girone di andata è stato al di sotto delle aspettative. Ci aspettavamo un campionato più tranquillo. La nostra è una squadra giovane e stiamo pagando l’inesperienza. Sono sicuro che in questi mesi ci rifaremo».

Qual è l’obiettivo del Giubiasco?
«Riorganizzare e potenziare l’organico societario. Penso che la direzione sia quella giusta. Vogliamo salvarci in fretta, così da poter programmare al meglio la prossima stagione e dare più spazio possibile ai nostri giovani».

Chi è il tuo idolo?
«Steven Gerrard, ex Liverpool. Che campione! Una bandiera dei reds. È cresciuto nelle giovanili e si è affermato in prima squadra, senza cambiare mai maglia. Un esempio raro, completo e devastante».

Per quale squadra fai il tifo?
«La Nazionale svizzera, che seguo sempre, anche in trasferta».

Il ricordo più bello legato al calcio?
«Il mio periodo nel Team Ticino. Anni fantastichi, esperienze bellissime e arricchenti. Il Team Ticino mi ha insegnato molti valori».

Il tuo modello nel mondo dello sport?
«Assolutamente Roger Federer. In particolare per la sua umiltà. È un esempio e deve esserlo per i più giovani».

Il giocatore del calcio regionali che apprezzi maggiormente?
«Ne potrei citare molti. Se devo fare un solo nome dico Michele Coppola. Un grande amico. Ultimamente fa un po’ il buco a metà campo (ride, ndr) ma resta fortissimo. È completo ed è dotato di un grandissimo sinistro».