Padalino: «Sono di nuovo a casa»

LUGANO - Felice, emozionato, su di giri, desideroso di ricominciare. Marco Padalino non sa bene come descrivere il suo stato d'animo. Forse perché la benedetta firma sul contratto che lo lega al Lugano è slittata («Magari ci hanno ripensato» ha scherzato) o forse perché, dopo tanti anni, rivedere il giardino di casa ha evocato una valanga di ricordi difficile da contenere. «Bobo» è tornato a Cornaredo, la sua casa. Sui campi laterali, all'ombra del principale, è diventato grande. Ai tempi c'era pochissima erba e molta sabbia, la rivoluzione sintetica era ancora un'utopia. Prima al Rapid, poi con la maglia bianconera: ogni giorno o quasi a rincorrere un pallone, spinto da un sogno tanto grande quanto difficile da realizzare. Fare il calciatore.La vita, quella del professionista, ha portato Marco lontano. In Italia, dove ha conosciuto gioie e dolori, la bellezza della Serie A e l'anonimato della Lega Pro. E in Sudafrica, nel 2010 per i Mondiali. A trent'anni, dopo qualche treno perso, Padalino ha deciso di chiudere una lunga parentesi e accettare la corte del Lugano. Accordo biennale, tutto già definito da giorni.«Provo sensazioni positive» ha spiegato il giocatore, nove presenze e un gol con la nazionale rossocrociata. «Ho cercato di non darlo a vedere ma ero anche abbastanza emozionato. Mi piaceva l'idea di tornare e, ora, sono contento della scelta fatta. Non è cambiato granché: gli spogliatoi sono sempre quelli, alcune persone c'erano già quando me ne andai».Dopo dieci anni, l'addio all'Italia: non deve essere stato facile...«L'Italia mi ha dato tantissimo e anche io – credo – ho dato molto all'Italia. In un certo senso, chiudere con quella parentesi era necessario. Per me era rimasto davvero poco, sentivo di non avere più grandi possibilità. Così, piuttosto che accettare una mezza proposta da qualche altra parte ho scelto Lugano, che mi dava qualcosa di intero».Lugano è un ripiego o un nuovo inizio?«Difficile dare una risposta. Non è un ripiego, questo è sicuro. Non sono un supponente: arrivo a Cornaredo con estrema umiltà, mettendomi al servizio del gruppo. Porto la mia esperienza e cerco il cosiddetto rilancio. A casa mia non vado certo in cerca di figuracce, anche questo è sicuro».A proposito di gruppo: un giudizio sulla squadra?«Questo è uno spogliatoio importante, abbiamo nomi e qualità. Prima di esprimere un giudizio definitivo, però, vorrei assaporare un po' il campionato. Ho visto il derby, domenica. Una partita a sé, come vuole la tradizione. In Challenge League si corre molto, il gioco è parecchio fisico. Il Lugano forse era un pochino stanco, tuttavia i valori ci sono».
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