Calcio

Perché Ludovic Magnin a Basilea ha pienamente senso

La società renana ha scelto il 46.enne romando quale nuovo allenatore: una mossa a prima vista sorprendente, ma in realtà figlia di una logica chiara - Dai rapporti con i fratelli Degen, che avevano già curato gli interessi dell’ex tecnico del Losanna, alla strategia sportiva del proprietario del club
Il presidente del Basilea David Degen e il suo nuovo allenatore Ludovic Magnin. © keystone/georgios kefalas
Massimo Solari
17.06.2025 06:00

Ma come? Il Basilea, riscopertosi grande in Svizzera e più che mai desideroso di tornare a banchettare ai vertici del calcio europeo, affidato a Ludovic Magnin? A prima vista, il nome del nuovo allenatore dei renani desta sorpresa. Sì, si fatica a comprendere le ragioni che hanno spinto il club a puntare sull’oramai ex tecnico del Losanna. A succedere a Fabio Celestini, artefice della doppietta «campionato+Coppa» e - sue parole - giunto «al termine del lavoro», sarà dunque un altro romando, reduce dal quinto posto in Super League e dalla qualificazione al secondo turno preliminare di Conference League.

«Le qualità e la competenza di Ludo come ex giocatore e allenatore sono indiscusse», ha sottolineato il direttore sportivo del Basilea Daniel Stucki. Per poi porre l’accento quasi maggiormente sullo spessore del Magnin calciatore: «Conosce il calcio svizzero a menadito e porta con sé anche un’esperienza internazionale. Sa esattamente cosa serve per vincere titoli con una squadra e, con il suo approccio solidale, a volte molto emotivo, porta a bordo campo una sensibilità che apprezziamo e che può fare bene alla squadra». Tutto molto bello, e però - ribadiamo - qualcosa non torna. E, leggiamo qua e là, non torna pure agli occhi dei tifosi.

Affinità elettive

A differenza di Celestini, a cui la società si era aggrappata nell’ottobre del 2023 con il Basilea ultimo in classifica, Magnin sarà chiamato a soddisfare subito aspettative enormi. Certo, l’accesso al girone unico di Champions League e, soprattutto, al suo lauto cachet. A separare il patron David Degen dal palcoscenico per club più prestigioso al mondo è un solo turno di playoff, in agenda a fine agosto. Magnin, che ha guidato lo Zurigo - vincendo una Coppa Svizzera -, gli austriaci dell’Altach e il Losanna, avrà insomma due mesi di tempo per non fallire in entrata. E per rispettare le ambizioni del suo datore di lavoro.

Tra David Degen e Magnin, già compagni di spogliatoio in Nazionale, appare sussistere un’affinità caratteriale che non esisteva con Celestini. Determinazione, esigenze e impulsività dell’uno sembrano riflettersi nell’animo dell’altro. Forse anche per questo motivo, in passato, Ludo si era affidato alla SBE Management dei gemelli Degen, agenzia oggi gestita dal solo Philipp complice la carica assunta da David alla testa del Basilea. Sulla panchina dei renani, detto altrimenti, andrà ad accomodarsi un «uomo di Degen», una sorta di prescelto. Oddio, lo era anche Peter Zeidler, primo nome circolato insistentemente per la sostituzione di Celestini. Sembrava fatta, ma le condizioni (finanziarie) poste dal Bochum - club con cui l’ex tecnico del San Gallo è ancora sotto contratto - hanno fatto naufragare la trattativa tanto quanto i risultati clamorosi ottenuti da «don Fabio». Ironia della sorte, Zeidler ora potrebbe succedere a Magnin sulla panchina del Losanna.

Agli ordini di Ineos

Per comprendere il significato dell’operazione renana, bisogna osservare proprio quanto accaduto alla Tuilière nelle ultime stagioni. Magnin, infatti, ha dovuto sposare - nel bene e nel male - il progetto sportivo promosso da Ineos , proprietaria della società vodese e - in parte - pure di Nizza (Ligue 1) e Manchester United (Premier League). Tradotto: l’allenatore ha gestito con profitto una rosa volatile, per la quale i valori di mercato contavano quanto (se non più) dei risultati ottenuti sul rettangolo verde. Suggerivamo, non è andata male: prima la promozione inSuper League, poi un solido campionato da metà classifica, infine un piazzamento europeo. Il tutto mettendo in mostra diversi giovani interessanti, il gioiellino di casa Alvyn Sanches su tutti.

Parola d’ordine: plusvalenze

Ecco, ad attendere Magnin saranno le stesse dinamiche, solo più estreme. Non è un mistero che David Degen - tutto fuorché un mecenate - faccia leva su scommesse azzardate e plusvalenze per rilanciare, una triangolazione dopo l’altra, il Basilea. Gli esempi si sprecano e con il nuovo tecnico il ritmo da e per il St. Jakob-Park andrà se possibile intensificato. Grazie alla Champions League, appunto, la visibilità di squadra e singoli aumenterebbe esponenzialmente. A fungere da acceleratore, tuttavia, potrebbe essere altresì l’ascendente di chi compone la rosa su colui che il gruppo lo allena. Concretamente: non sarà per forza Magnin a stabilire gerarchie e priorità in termini di formazione. Una condizione evidentemente ritenuta accettabile per guidare la realtà più accattivante del Paese e firmare un contratto biennale.

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