Calcio regionale

Più che un allenatore un grande formatore

A tu per tu con il tecnico del Taverne Damiano Meroni
Gianluca Pusterla
Gianluca Pusterla
28.10.2019 06:00

Chi bazzica i campi del calcio regionale non può non conoscere Damiano Meroni, apprezzato allenatore e formatore. Da una vita «Mero» allena e vive le partite dalla panchina. Da quest’anno guida il Taverne in Seconda Lega Interregionale.

Cosa rappresenta per te il calcio?

«Accompagna la mia vita da 40-45 anni. È una grande passione che cerco di coltivare giorno dopo giorno. Se devo riassumere il calcio con tre parole dico impegno, valori ed equilibrio».

Alleni il Taverne e si tratta della tua prima esperienza al di fuori del Mendrisiotto.

«È vero, anche perché ormai le squadre del Mendrisiotto le ho allenate praticamente tutte (ride, ndr). Mi sto trovando molto bene, piano piano ci stiamo conoscendo reciprocamente».

Quali sono i vostri obiettivi?

«Abbiamo iniziato un nuovo ciclo, visto che dodici elementi della nostra rosa sono arrivati quest’anno. Il lavoro quindi non manca. L’obiettivo, non a parole ma anche coi fatti, è quello di inserire in squadra ragazzi della regione e pure giovani formati nel nostro vivaio. Tutto sta funzionando e sono molto contento dei ragazzi che ho a disposizione. Dobbiamo continuare a lavorare su questa strada».

Qual è il tuo ricordo calcistico più bello?

«Da calciatore le vittorie, da allievo, con il Mendrisio. Con la prima squadra del Mendrisio cito con piacere l’affermazione in Coppa Svizzera al cospetto dello Zurigo. Da allenatore invece le promozioni con il Morbio e il Castello. Con le caprette il legame è ancora forte e i momenti belli vissuti insieme sono tanti e davvero indimenticabili».

A quale allenatore ti ispiri?

«Ho cercato di imparare molto da tutti quelli che ho avuto durante la mia carriera da giocatore. Penso che un allenatore debba però avere la propria personalità e costruirsi il suo percorso. Si può osservare gli altri e ‘rubare’ alcuni aspetti interessanti, ma cercare di copiare un modo di lavorare è impensabile».

Cosa cerchi di insegnare ai tuoi giocatori?

«Ovviamente gli aspetti tattici e tecnici utili per sviluppare la mia idea di calcio. Poi però c’è dell’altro, dallo stare insieme al rispetto. Non si deve mai andare all’eccesso per una partita di calcio. In questo serve equilibrio ed è quello che ho sempre cercato di portare nelle squadre in cui ho allenato».

Quali sono i tuoi idoli calcistici?

«Devo dire che non ho idoli. O meglio idolatrare mi sembra sia una parola un po’ grossa e che mi fa anche paura. Ho ammirazione, quello sì, per tanti bravi giocatori, che stimo e apprezzo particolarmente. Su tutti Leo Messi, un vero fuoriclasse che in campo fa cose strabilianti».