Calcio

Se coronavirus facesse rima con salvezza

In caso di stagione annullata il Chiasso forse scongiurerebbe in anticipo la retrocessione - Nicola Bignotti: «Guai a pensarci: la categoria va guadagnata sul campo» – Il dirigente rossoblù e le porte chiuse: «Il paradosso? In queste condizioni potremmo pure risparmiare»
Le partite casalinghe del Chiasso vengono seguite in media da 566 spettatori. ©CdT/Archivio
Massimo Solari
05.03.2020 06:00

Raphaël Nuzzolo l’ha buttata sul ridere. Con un tweet. «La Swiss Footbal League ci informerà sul prosieguo della stagione in corso. Ecco la mia proposta: annulliamo il campionato. Nessuna relegazione, nessuna promozione». Questa la provocazione, ovviamente di natura scherzosa, che l’attaccante del Neuchâtel Xamax – in piena lotta per salvare il posto in Super League – ha sottoposto agli altri club coinvolti nella bagarre: il Thun, fanalino di coda insieme ai neocastellani, e il Losanna, leader incontrastato in Challenge e pronto a esibirsi in uno stadio tutto nuovo. Sorrisi, risatine. Bene. Peccato che dall’ironia alla serietà, complicatissima, dei fatti il passo sia molto breve. Con i due tornei congelati sino al 23 marzo, e soprattutto alla luce dell’evoluzione del coronavirus poco benevola per i calendari sportivi, i salti e i tonfi da una categoria all’altra potrebbero essere messi a rischio. La questione, parecchio spinosa, sarà all’ordine del giorno dell’assemblea straordinaria della Swiss Football League in agenda a metà marzo: già, proprio la scadenza provvisoria fissata dal Consiglio federale per le misure restrittive relative a manifestazioni e pubblico. E a seguire da vicino il tema, poiché toccato in prima persona, è il Chiasso.

Dal tweet alla realtà

Ultimi nella Lega cadetta, i rossoblù potrebbero in un certo senso «beneficiare» dell’eccezionalità degli eventi. Qualora cioè l’attuale stagione dovesse venire compromessa, neutralizzando classifiche e condanne sportive. «Non voglio nemmeno pensare a uno scenario di così basso livello» replica secco il direttore generale del Chiasso Nicola Bignotti. «La nostra priorità resta assolutamente la salvezza sul campo. E mi auguro che questa situazione si risolva il prima possibile, per il bene di tutti». Lunedì, intanto, è andata in scena la riunione straordinaria della SFL. E al Blick il presidente del Grasshopper Andras Gurovits ha ammesso di aver proposto di giocare almeno due turni a porte chiuse. Il tutto ottenendo un solo ok, quello del Chiasso. «Tenuto conto dei nostri numeri sicuramente saremmo la società che soffrirebbe meno di una simile condizione» rileva Bignotti, alludendo alla media di 566 spettatori per i match al Riva IV. «Anzi, abbattendo i costi legati alla sicurezza in alcuni casi potremmo anche risparmiare disputando alcune gare a porte chiuse». Il dirigente rossoblù ad ogni modo aggiunge: «Al di là delle questioni finanziarie è chiaro però che giocare di fronte ai nostri tifosi è un valore aggiunto del quale non siamo disposti a privarci».

Licenza con opzione Comunale

Non è tuttavia da escludere che i fedelissimi del Chiasso dalla prossima stagione dovranno spostarsi per ammirare i propri beniamini. Sì perché in caso di salvezza sul campo, la Lega ha già detto chiaramente che il Riva IV non sarà più considerato idoneo per le partite casalinghe dei rossoblù. «A inizio settimana – spiega Bignotti – è stata inoltrata la documentazione necessaria per ottenere la licenza in vista della prossima stagione. E sì, confermo che qualora il nostro terreno da gioco non rispettasse i criteri minimi imposti dalla SFL abbiamo proposto lo stadio Comunale di Bellinzona quale alternativa. Un’opportunità per la quale ringrazio il Municipio della Turrita e l’ACB».

Gli stipendi e l’azionista

Se in Italia le mancate entrate derivanti dai biglietti potrebbero causare perdite di centinaia di milioni di euro, in casa Chiasso la situazione appare in ogni caso meno drammatica. «Gli stipendi dei giocatori? Il pilastro portante per coprire questa voce rimane l’azionista» precisa Bignotti: «È comunque innegabile che a fronte delle difficoltà attuali bisognerà discutere di un possibile sistema di ammortizzatori economici. A Berna, lunedì, la questione non è stata ancora affrontata». E a proposito di organigramma. La società di confine – non è un mistero – fa capo anche a personale italiano. Come si sta gestendo, dunque, l’emergenza che sta colpendo soprattutto il nord Italia? «Va precisato che il club si appoggia a 5-6 frontalieri, nessuno dei quali proveniente dalle zone rosse della Lombardia» tiene a sottolineare il direttore generale del Chiasso. Per poi indicare: «In questo momento a fare stato è il buon senso dei singoli, giocatori in primis. Tutti sono informati circa le regole di base da seguire per limitare l’espansione del virus. E in tal senso mi sembra superfluo dover dire a uno dei nostri ragazzi di evitare di recarsi a Milano».

Anche perché il programma della squadra di Lupi non concede particolari soste. «Abbiamo cercato di stravolgere il meno possibile i piani» conferma Bignotti. L’idea è di sostituire le partite di campionato che si sarebbero dovute giocare nei prossimi weekend con delle amichevoli». S’inizierà sabato, con i rossoblù che sfideranno il Lugano a Cornaredo verosimilmente (e logicamente) a porte chiuse.

Quando l'ultimo posto non è una condanna

Le rinunce di Wohlen e Le Mont

Nell’ultimo decennio la Challenge League ha conosciuto poche stagioni lineari. Tradotto: quasi ogni anno le retrocessioni sono state decise a tavolino e non sul campo. Se lo scorso maggio il Chiasso era stato in grado di salvarsi all’ultimissima giornata, nel torneo 2017-18 il «caso Wohlen» aveva vanificato già in gennaio ogni discorso legato alla salvezza sportiva. Nello specifico il club argoviese aveva deciso di non sollecitare la licenza. Esattamente quanto capitato dodici mesi prima, con Wil e rossoblù esonerati dalla battaglia sul fondo della classifica grazie alla licenza negata al Le Mont.

Bienne prima graziato poi sanzionato

Tra il 2014 e il 2016 protagonista era invece stato il Bienne. Dapprima i «Seeländer» – spacciati ai punti – avevano potuto salvare il posto nella lega cadetta alla luce della relegazione in Promotion League imposta al Servette. L’anno seguente la stessa sorte era però capitata proprio ai biancorossi, esclusi addirittura a campionato in corso a cause delle ripetute violazioni del regolamento della SFL.

Il fallimento dell’ACB, l’affare del Locarno

A beneficiare delle disgrazie altrui per ben due anni era stato pure il Locarno. Nettamente ultimi al termine della stagione 2012-13, le bianche casacche avevano mantenuto la categoria dopo il fallimento del Bellinzona. Nella primavera del 2009 a salvare i verbanesi erano per contro state le licenze rifiutate a Concordia e La Chaux-de-Fonds.

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