Se l'FC Lugano scommette su due ragazzi di 15 anni

Non abbiamo memoria di un altro annuncio del genere. E cioè di due ragazzi ticinesi di appena 15 anni blindati - attraverso un accordo triennale - dall’FC Lugano. Vero, in febbraio e aprile era già accaduto qualcosa di simile con Bryan Zurmühle (attaccante di 16 anni) e Nicolò Puddu (centrocampista 18.enne), a cui erano pure stati fatti sottoscrivere i primi contratti veri. Qui, però, si parla di due classe 2010. Da un lato Ian Tiraboschi, capelli spettinati e sguardo un po’ ribelle. Dall’altro Andrea Riva, occhi gentili e l’apparecchio in bella vista. Due ragazzi, appunto, sui quali il club ha deciso d’investire in modo importante, anticipando tempi e, chissà, forse un destino di successo.
Entrambi sono profili offensivi - Ian sull’esterno, Andrea un po’ 10, un po’ centravanti; entrambi sono reduci da una stagione avvincente con la Under 15 Sottoceneri del Team Ticino, vincitrice della Coppa Svizzera di categoria; entrambi sono elementi della Nazionale U15: eccolo il profilo dei giocatori prescelti dai vertici dell’Academy bianconera. E, nel dettaglio, dal suo responsabile Roman Hangarter: «Siamo molto felici di poter legare questi due giovani giocatori, cittadini di Lugano, all’FC Lugano e di poter continuare a lavorare con loro» il suo commento in una nota ufficiale della società. «Entrambi hanno un grande potenziale e vengono accompagnati e sostenuti lungo il loro percorso di crescita dal talent manager del club, Mijat Maric».
«Bello vederli emozionati»
Detto, fatto, abbiamo contattato proprio Maric, per precisare i contorni dell’operazione e - soprattutto - la direzione che le si intende imprimere. «Per concretizzare determinate strategie - spiega l’ex difensore bianconero - serve tempo, e me ne sono accorto una volta vestiti i panni del talent manager. Qualità e profili interessanti esistevano pure in passato, ma l’attuale visione societaria punta alla promozione dei nostri giovani attraverso un percorso più strutturato e protetto. E, innanzitutto, dimostrando ai diretti interessati e alle rispettive famiglie che siamo i primi a credere nei loro sogni e nella bontà dei loro sacrifici. I contratti appena annunciati, dunque, devono fungere da strumenti di consapevolezza personale. Ed è stato bello vedere l’emozione di Ian e Andrea, quasi volessero dirci “ma come? allora ci credete per davvero anche voi”. Loro, per altro, sono i primi di una serie di ragazzi in cui abbiamo deciso d’investire».
La scelta di Tiraboschi e Riva, ad ogni modo, non è casuale. «Si sono meritati questi accordi grazie a uno sviluppo individuale importante» riconosce Maric: «Metterli sotto contratto significa altresì offrire loro delle condizioni di crescita ideali. E mi spiego: oramai non trascorreva weekend senza che i giocatori fossero avvicinati da procuratori e sottoposti a proposte di ogni tipo. Noi, al contrario, vogliamo che continuino le loro giovani carriere insieme alla famiglia, con un’istruzione all’altezza e diverse figure di alto livello pronte a sostenerne l’ascesa. Qui, a Lugano, e con la prima squadra quale traguardo».
«Un’impostazione sana»
A proposito di parabole, il talent manager attivo in casa Lugano e Team Ticino evidenzia come si tenda vieppiù a ragionare sull’individualizzazione dei percorsi. «Perciò mettiamo a disposizione dei ragazzi specialisti per ruolo, nutrizionisti, psicologi, docenti» indica Maric, parlando di un’impostazione «sana». «A questi talenti vorremmo garantire un ambiente tranquillo in cui progredire e la necessaria attenzione. In passato, a fronte dell’assenza di prospettive e pianificazione, in troppi hanno invece deciso di forzare un’avventura lontano da casa. E, purtroppo, è raramente andata a finire come si sperava».


Si ritorna quindi alle pressioni esterne che aggrediscono i talenti - anche quelli ticinesi - in età sempre più acerba. «Se ripenso al mio caso, potermi appoggiare a figure d’esperienza - come un talent manager - e permettere di farlo anche alla mia famiglia che era estranea allo sport d’élite, avrebbe ridotto e di molto i problemi che ho incontrato» evidenzia Maric. Per poi aggiungere: «Accennavo all’importanza dei piani individualizzati. Il Ticino e più in generale la Svizzera, in questo senso, offrono dei vantaggi. Il bacino a cui attingere è abbastanza esiguo, ma ciò può trasformarsi in un vantaggio, dal momento che abbiamo la possibilità di concentrarci su un ventaglio contenuto di calciatori e di accompagnarli nel modo più corretto. In altre realtà il talento è un numero e se non rende entro poco tempo c’è subito chi è pronto a sostituirlo».
Nikolas Muci, il «worst case»
A Lugano, suggerivamo, non c’è questa fretta. Tuttavia, da tanto, troppo tempo si attende un erede di Mattia Bottani. «Da un lato per fortuna, dall’altro purtroppo, la prima squadra ha aumentato notevolmente il suo livello» osserva in merito Maric: «Riuscire a formare giocatori in grado di reggere all’urto della Super League e delle attuali ambizioni del club, dunque, costituisce e costituirà una sfida. E uno stimolo». Il disegno, per quanto riguarda Tiraboschi e Riva, è stato per l’appunto tratteggiato con largo anticipo. Il che, si badi bene, non equivale ancora a un’assicurazione su una vita da professionista affermato in maglia bianconera. Ripensando ai giocatori più promettenti cresciuti all’ombra di Cornaredo, citare il «caso» di Nikolas Muci risulta per esempio inevitabile. L’attaccante del Grasshopper, a oggi, è probabilmente il calciatore ticinese di maggiore prospettiva. Un classe 2003 a cui si era persino arrivati a far firmare un contratto di 4 anni, con tanto di clausola rescissoria di 10 milioni di franchi. Peccato che si fosse a inizio giugno 2021, nel pieno della fallimentare entrata in scena della cordata guidata da Thyago Rodrigo De Souza. Ma, soprattutto, peccato che pure sotto la proprietà Mansueto e la relativa gestione sportiva non si sia riuscito a trattenere e valorizzare un simile talento.
Insomma, quello di Muci è il worst case da non ripetere? chiediamo a Maric. «È così, andrebbe evitato. Anche se ogni situazione presenta dinamiche a se stanti. Per dire: vi saranno altri giovani giocatori che opteranno per una esperienza lontana da Lugano. Ciò che conta è renderli consapevoli delle opportunità di crescita presenti in Ticino». E, in questo senso, il talent manager bianconero solleva un tema cruciale: «Al netto della successiva separazione, Muci è stato molto intelligente, comprendendo l’importanza d’imporsi in prestito a Wil, in Challenge League. Ecco, anche per il Lugano sarebbe essenziale poter contare su un club di appoggio, grazie a cui rendere più graduale e favorevole l’inserimento in prima squadra».
Il nodo Team Ticino
La mente, va da sé, corre al Bellinzona, la cui collaborazione nel quadro del Team Ticino è stata di recente ritenuta insoddisfacente dal CEO dell’FC Lugano Martin Blaser. La responsabilità della formazione del calcio d’élite giovanile, non a caso, verrà interamente assunta dall’Academy bianconera a partire dall’estate del 2026. Rimane la necessità di avere una società partner nel Sopraceneri. Il cantiere è aperto. I lavori proseguono. Ma, intanto, si è iniziato a scommettere forte sul futuro.