Calcio

Sébastien Fournier racconta il suo derby del cuore

L’ex nazionale ci parla la rivalità tra Servette e Sion, che domani torneranno ad affrontarsi in Super League dopo sei lunghi anni.
Sébastien Fournier ora è il responsabile tecnico della Federazione calcio ginevrina.
Rocco Leonardi
26.07.2019 06:00

La Svizzera romanda ribolle d’attesa ed è pronta a tuffarsi con entusiasmo nel derby del Rodano. Servette-Sion è una partita, sì, ma anche un avvenimento che possiede un’aura magica. In un calcio sempre più globalizzato, in un’estate di tournée esotiche e di ritiri ultrablindati, c’è un appiglio per i nostalgici del pallone. Due squadre che si ritrovano a ben sei anni di distanza, due tifoserie rivali più che mai: la vicinanza geografica spesso scava fossati sportivi che, al netto delle derive violente, affascina perché paradossale e romantica. Vicini ma lontani nel cuore, Servette e Sion sono la dimostrazione di come, quando in ballo c’è l’identità collettiva, vincere diventi un’ossessione bellissima. L’ultima volta che ginevrini e vallesani si erano incontrati alla Praille era finita con un secco quattro a zero in favore dei granata. Da quel trionfale pomeriggio di maggio 2013, il Servette è sceso fino agli inferi della Promotion League e poi, superati gli stenti societari, è riuscito a ritornare nel calcio che conta sul serio. Neopromossi in Super League, dopo un primo turno gagliardo, in cui si sono tolti lo sfizio di pareggiare contro i campioni in carica dello Young Boys, i ginevrini ospiteranno un Sion ansioso di riscatto. Bacchettati dal Basilea in casa, i vallesani vorranno ripartire subito. Le premesse per una grande partita, la 105.esima tra le due squadre, sono servite. Chi di Servette e Sion se ne intende è Sébastien Fournier. L’ex centrocampista originario di Nendaz, oltre quaranta presenze in Nazionale, ha le due maglie impresse nell’anima. Da giocatore prima, da allenatore poi, il 48.enne ha militato da ambo le parti della barricata, vincendo sia campionato sia Coppa con le due squadre. Danzando sul filo della sana rivalità sportiva, ci ha raccontato le sue sensazioni della vigilia.

Signor Fournier, quanto mancava Servette-Sion al calcio romando?

«È bello ritrovare una partita che, per noi romandi, almeno negli ultimi vent’anni è sempre stata il derby per definizione. L’attesa è grande. Soprattutto a Ginevra, la gente è ansiosa di godersi una sfida così piena di tradizione. Anche per i tifosi vallesani, tornare ad affrontare il Servette è una motivazione in più. Con tutto il rispetto per le squadre della Svizzera tedesca, penso che la presenza di compagini appartenenti ad altre regioni possa solo fare bene al calcio elvetico. Il campionato, per essere avvincente fino in fondo e rinsaldare il legame con gli appassionati, ha bisogno di squadre romande e ticinesi di buon livello».

Dall’alto della sua esperienza, che campionato si aspetta dalla matricola Servette?

«Ritengo che i granata abbiano tutti i mezzi per disputare una stagione abbastanza positiva. La struttura di gioco era già solida lo scorso anno. Quest’estate, poi, la società ha rinforzato la squadra con degli innesti mirati nelle posizioni in cui era un po’ scoperta. Oltretutto si mormora che potrebbe arrivare un centravanti in più. Già così, però, credo che il Servette disponga di una rosa completa. Il pareggio all’esordio contro l’YB, per la maniera in cui i ginevrini l’hanno ottenuto, ha confermato tale impressione».

Soprattutto da giocatore, lei ha vissuto derby che sono diventati pietre miliari dell’immaginario dei tifosi. Come non citare, per esempio, il primo titolo svizzero del Sion, ottenuto nella stagione 1991-92 proprio alle Charmilles, vecchio stadio del Servette. Cos’è cambiato, oggi, rispetto ai suoi tempi?

«All’epoca i derby erano più sentiti. Fino ai primi anni Novanta si potevano schierare solo tre giocatori stranieri per squadra, quindi c’era una marcata componente identitaria che non coinvolgeva solo le tifoserie e si sentiva anche negli spogliatoi, tra noi calciatori. È chiaro che, con tali premesse, il senso d’appartenza al club e alla regione era molto più intenso. Al giorno d’oggi, invece, tanti giocatori provengono da realtà lontane e stentano a comprendere l’importanza che partite come il derby del Rodano avevano per noi a suo tempo. Sono stato fortunato a giocare in un’epoca così diversa da quella attuale. La squadra in cui militavi non era un semplice datore di lavoro. Mi ricordo benissimo che, quando per la prima volta entrai nello spogliatoio degli ospiti del Tourbillon da giocatore del Servette, dopo essere cresciuto con la maglia del Sion, la sensazione fu indimenticabile».

Servette o Sion? Qual è la squadra del suo cuore?

«Per me, oggi, è impossibile formulare una preferenza. Quello che posso dire è che con ambo le squadre ho ottenuto risultati importanti e ho accumulato esperienze che mi hanno arricchito come uomo. Per questo, ritengo inadeguato mettere le due società in contrapposizione. È giusto ed è bello sia così».

Chi vincerà domani?

«È difficile formulare un pronostico. Se guardiamo le ultime partite e la fase di preparazione, si potrebbe dire che il Servette è leggermente favorito. Tuttavia, ho sperimentato sulla mia pelle che ogni derby ha una storia a sé e può riservare sorprese. Io, in tutti i casi, spero di vedere una bella partita, una festa per salutare il ritorno di una sfida che ha fatto la storia del nostro calcio».