L'analisi

Senza parole, senza vergogna, nella notte più buia

La Svizzera crolla sotto i colpi del Portogallo e saluta il Qatar nel peggiore dei modi – Ai nostri avversari non serve nemmeno Cristiano Ronaldo per umiliare una squadra allo sbando sia a livello tattico, sia sul piano delle emozioni – Murat Yakin: «Il sistema non c’entra, non era serata»
© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON
Massimo Solari
06.12.2022 23:30

La notte più buia. La più vergognosa e, di riflesso, dolorosa. Volevamo scrivere la storia e invece salutiamo i Mondiali con il peggiore dei finali. Un dramma. Una disfatta. Per certi versi incomprensibile, per altri - dopo i primi 15 minuti di gioco - intuibile. Ma non in queste proporzioni, no. Così, davvero, vengono persino a mancare le parole. Così è troppo. Il Portogallo ci ha dato una lezione che non dimenticheremo facilmente. Scordatevi le cocenti delusioni al cospetto di Ucraina, Argentina e persino Svezia. A San Pietroburgo, quattro anni fa, la dignità perlomeno non era venuta a mancare. Nonostante uno spogliatoio in subbuglio. Nonostante l’amara sconfitta. Che oggi, invece, ha assunto i contorni del fallimento. Per chi è sceso in campo - e aveva persino osato sussurrare la parola «campioni» - e per chi dalla panchina ha sbagliato tutto dall’inizio.

Il diluvio universale

La Svizzera orfana di Widmer ha affrontato il Portogallo senza Cristiano Ronaldo. E, a ridosso del fischio d’inizio, sembrava quasi una buona notizia. Un’illusione e al contempo un imperdonabile errore di valutazione. Come quelli, suggerivamo, commessi dal ct rossocrociato. Passare dalla difesa a quattro a un pacchetto a tre, con l’inadeguato Edimilson Fernandes schierato sulla destra, si è rivelato un suicidio sportivo. Al quale, certo, hanno contribuito le pessime prestazioni di tutti i giocatori. Tutti, nessuno escluso. Al Lusail Stadium - un impianto che dall’esterno assomiglia a un’arca gigantesca - è così andato in scena il diluvio universale. Impossibile salvarsi. Il Portogallo - con Ramos a oscurare la stella di CR7 - ha fatto ciò che ha voluto, scovando in poco tempo le falle di un sistema fragilizzato dal suo stesso ideatore.

Non eravamo pronti, non abbiamo vinto le seconde palle. Banalmente, impostazione tattica o meno, non siamo stati all’altezza del Portogallo
Murat Yakin, allenatore nazionale svizzera

«Non eravamo pronti»

«Ma il sistema non c’entra» ha cercato di replicare Murat Yakin a fine incontro. Che coraggio. «Purtroppo - ha aggiunto  - abbiamo dovuto far fronte all’assenza di Widmer, alle prese con la febbre alta. Ho quindi optato per Schär e un cambio di modulo. Sia Fabian, sia Elvedi, fisicamente, non erano al top. In generale, però, non era serata. Non eravamo pronti, non abbiamo vinto le seconde palle. Banalmente, impostazione tattica o meno, non siamo stati all’altezza del Portogallo». Perciò sul banco degli imputati - e ci mancherebbe - sono finiti pure i giocatori. Disuniti e soprattutto vuoti. Le emozioni che contro la Serbia avevano fatto gonfiare il petto a diversi interpreti, oggi, hanno lasciato spazio all’arrendevolezza. Uno spettacolo indecoroso, considerata la posta in gioco e soppesate le ambizioni. «Chiediamo scusa ai tifosi» ha avuto il buon senso di affermare Xherdan Shaqiri. Era fra i protagonisti più attesi, non ha mai fatto vibrare i cuori rossocrociati. E con lui l’irriconoscibile Granit Xhaka. «Il nostro piano non ha funzionato, lo avete visto tutti. Avremmo voluto fare di più, invece abbiamo solo subito» ha ammesso sempre XS.

E quindi, cosa resta?

E allora, mentre continuiamo a scuotere la testa, vien da chiedersi che cosa rimanga di un torneo concluso sommersi dalle reti e dall’imbarazzo. «Possiamo essere felici, è stata una bella campagna e abbiamo conquistato gli ottavi di finale» ha azzardato a rispondere Yakin. «Non siamo andati oltre, peccato. Però siamo stati capaci di offrire un ottimo calcio lungo il cammino». Un’analisi che deve fare riflettere. Che lascia finanche senza parole. No, caro Muri, è stata la notte più buia. La notte che non scorderemo facilmente.

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